La lunga diatriba fra Google e Cina partì nel 2009/2010, biennio durante il quale il governo asiatico decise di dare il via al cosiddetto Great Firewall. A causa di conflitti geopolitici, le numerose piattaforme web americane sono state bannate. Conseguentemente, tutti i cittadini cinesi non hanno più potuto utilizzare i servizi di Google, così come Facebook, WhatsApp, Instagram e così via. Non staremo qua a discutere su chi abbia ragione e chi torto, dato che si aprirebbe una lunghissima parentesi.
Quello di cui vogliamo parlare è piuttosto Project Dragonfly, app resa nota nel 2018 il cui obiettivo era simulare la presenza del motore di ricerca in Cina. E ho detto “era” proprio perché, come affermato da Karan Bhatia, vice presidente del Google Public Policy, questo progetto è stato ufficialmente terminato. Una decisione abbastanza perentoria e che rientra nella decisione dell’azienda di Sundar Pichai di abbandonare l’idea di ritornare in Cina. Non è ben chiaro il perché, ma Dragonfly non è mai stato un progetto ben chiaro e trasparente. Se a ciò uniamo le succitate tensioni fra USA e Cina, non ci sorprende l’allontanamento di Google dalla nazione rossa.
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