Da quando Donald Trump è salito alla presidenza statunitense si sono intensificati i dubbi nei confronti delle aziende cinesi, Huawei in primis. L’attrito fra USA e Cina ha portato la prima ad un ban quasi totale della società sul suolo americano, oltre a riaprire una discussione sul dare fiducia o meno a Huawei. A perorare questa causa c’è adesso un nuovo report, stilato dai ricercatori Christopher Balding (Fullbright University Vietnam) e Donald C. Clarke (George Washington University Law School).
Un report condotto da due ricercatori svelerebbe chi effettivamente possiede Huawei
In questo documento, intitolato “Who Owns Huawei?” (“A chi appartiene Huawei?“), l’obiettivo è portare agli occhi del pubblico la reale proprietà che detiene il controllo del colosso dell’elettronica. Utilizzando risorse di dominio pubblico è stata ricostruita l’organizzazione aziendale e la struttura di controllo e la conclusione è che Huawei non sia realmente di proprietà dei dipendenti, come sempre affermato.
Secondo quanto riportato dai due ricercatori, infatti, il 100% di Huawei sarebbe posseduto dalla holding Huawei Investment and Holding. Di questa, soltanto l’1.14% è detenuto da Ren Zhengfei, fondatore e CEO della compagnia, mentre il restante 98.86% è di un’entità denominata “trade union committee” (in italiano “comitato sindacale”). Di questa entità non si sa praticamente nulla, dato che Huawei non ha riferito alcun dettaglio sui membri o sul processo decisionale.
A gettare un’ulteriore ombra sul tutto ci sono le dichiarazioni degli autori del report, secondo cui “data la natura pubblica dei sindacati in Cina, se la quota di proprietà del comitato sindacale è genuina e se il sindacato e il suo comitato funzionano come generalmente avviene in Cina, allora Huawei potrebbe essere considerata di proprietà statale“.
Di conseguenza, i 96.768 dipendenti, che sarebbero al contempo anche azionisti della società, parteciperebbero soltanto al sistema di ripartizione degli utili e non al processo decisionale. Senza contare che, una volta lasciata l’azienda, la loro quota verrebbe direttamente cancellata. Ciò non farà che alimentare i dubbi di coloro che vedono in Huawei una possibile spia per il governo cinese, vista la mole di dati posseduti. Non è tardata ad arrivare la risposta da parte di Huawei:
“Questo report, pubblicato dal professore Christopher Balding e dal professor Donald Clarke, era basato su fonti e speculazioni inaffidabili, senza una comprensione di tutti i fatti. Non hanno verificato le informazioni contenuto nel rapporto con Huawei e le loro conclusioni sono completamente infondate. Huawei è una società privata interamente controllata dai suoi dipendenti. Nessuna agenzia governativa o organizzazione esterna detiene azini in Huawei o ha alcun controllo su Huawei.“
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