La notizia che vogliamo proporvi in questo articolo è molto interessante, secondo noi, per capire forse un pochino di più quelli che sono gli scenari attuali nel panorama mobile in Cina sotto un punto di vista differente da quello hardware.
L’aspetto che andiamo ad analizzare questa volta riguarda i “servizi social e di comunicazione” offerti e proibiti in Cina.
Questa piccola introduzione ci sembrava d’obbligo per spiegare cosa è successo nei mesi scorsi tra Mark Zuckerberg, co-fondatore, presidente e CEO di Facebook, e Lei Jun, co-fondatore e CEO di Xiaomi.
Secondo quanto emerso da alcune informazioni pubblicate da Reuters, i due nomi importanti avrebbero stretto i rapporti nell’ultimo anno, fino ad incontrarsi, lo scorso Ottobre, nell’appartamento di Lei Jun, in Cina. L’incontro altro non è stato che una cena di affari durante la quale i due amministratori delegati hanno parlato di un accordo sfumato.
Mark Zuckerberg ha manifestato il suo interesse nell’investire in Xiaomi per poter ottenere una partnership commerciale. L’obiettivo di Zuckerberg? Quello di riuscire a “sdoganare” la Cina attraverso l’azienda di Lei Jun. Ricordiamo, infatti, come Facebook sia bandito in Cina.
In una visione macroscopica, se questo accordo fosse andato in porto, Facebook avrebbe potuto, in qualche modo, avere l’appoggio di un colosso come Xiaomi per poter essere accettato come piattaforma social e non essere più censurato.
Lei Jun ha declinato l’offerta, principalmente per motivi politici: in caso di accordo positivo, Xiaomi non verrebbe ben vista dal governo cinese, né tantomeno da Google, acerrimo nemico pressoché dichiarato di Facebook e al contempo fornitore del sistema operativo Android installato su tutti gli Xiaomi Phone.
L’accordo, se analizzato sotto un altro punto di vista, mostrerebbe una condizione di vantaggio anche per Xiaomi stessa, la quale potrebbe ottenere a sua volta un’apertura per una futura espansione in occidente, proprio tramite il canale di Facebook.
Tutte queste analisi ovviamente devono fermarsi agli aspetti politici e restrittivi ai quali la Cina ci ha abituati, ma ci sembra comunque un punto di partenza per un’evoluzione futura per le due aziende.
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