Che fine ha fatto il progetto di Intel in Italia? È un quesito che ciclicamente salta fuori, visto che da ormai due anni quello che era partito come un annuncio in pompa magna è progressivamente diventato un’ipotesi sempre più in dubbio. A detta del governo italiano le trattative sono ancora attive, ma mentre in altri paesi come Germania e Polonia i lavori sono proseguiti non si può dire lo stesso per la nostra nazione. Questa volta è invece il CEO Pat Gelsinger a esporsi sulla vicenda, in risposta alle domande ricevute da La Repubblica in occasione dell’evento AI Everywhere tenutosi nelle scorse ore.
Il CEO di Intel torna a parlare del piano di espansione in Italia
“Il discorso con l’Italia non è chiuso“: questo è quanto ha risposto il CEO Pat Gelsinger ai microfoni de La Repubblica, specificando che anche se adesso Intel è “concentrata sul nuovo progetto” (quello dell’intelligenza artificiale) “io tendo a non chiudere mai la porta ad altre opportunità”. In queste ore, infatti, Intel ha presentato la nuova gamma di microchip Intel Core Ultra dotati di NPU dedicata a gestire le feature d’intelligenza artificiale sempre più diffuse nel mondo dei PC.
Tornando al discorso principale, la vice-presidente Michelle Johnston Holthaus ha così dichiarato: “Abbiamo fatti investimenti in Germania e altri paesi, abbiamo parlato con Italia e Francia. Sono appena stata a Milano. Credo che se vuoi portare la tecnologia nel mondo, devi essere nel mondo. Poi c’è il problema dell’incertezza geopolitica e la sicurezza delle catene di approvvigionamento. Devi chiederti dov’è la domanda per i chip e avvicinarti. Abbiamo una fabbrica in Germania, perché non aprire un centro per i test in Italia?“.
Qua sorge un dubbio, però, perché ha parlato di “centro per i test” anziché di “fabbrica per il packaging” come inizialmente previsto per l’Italia: potrebbe trattarsi di una svista, anche perché un centro di test sta venendo aperto in Polonia. Non manca anche quella che potrebbe sembrare una frecciatina contro il governo nostrano: per aprire un impianto in Italia servono “proprietà giusta, infrastrutture, mezzi di trasporto per far arrivare e partire ciò di cui hai bisogno, talenti e università che li producono, e lavorare bene con il governo. Per aprire uno stabilimento è indispensabile una forte stretta di mano con l’esecutivo. Il CEO collabora bene con Bruxelles. Vogliamo riportare la tecnologia in Europa, penalizzata negli anni recenti“.
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