Il Huawei P20 Pro è l’incarnazione perfetta della maturità raggiunta dall’azienda cinese nel panorama internazionale sopratutto per quanto concerne la fascia alta del mercato. Il nuovo top di gamma del colosso asiatico include un mix di tecnologia ed eleganza (anche se non originalissimo dal punto di vista del design) che non passano inosservati.
Ma come si sarà comportato nei nostri stress test nell’utilizzo quotidiano? Scopritelo nella nostra recensione del Huawei P20 Pro.
Recensione Huawei P20 Pro
Confezione di vendita
Il box che ci è stato fornito (e che dovrebbe essere uguale a quello di vendita) contiene:
- Spilletta per estrarre lo slot SIM;
- adattatore Type-C per mini jack da 3.5 mm;
- cavo di ricarica USB Type-C a Type A;
- cuffie Type-C;
- alimentatore da parete Super Charge.
Design & Materiali
Lo smartphone è caratterizzato da linee estetiche chiaramente ispirate all’iPhone X con piccoli dettagli che contribuiscono comunque ad attribuirgli una personalità specifica. Le dimensioni sono di 155 x 73.9 x 7.8 mm per un peso complessivo di 180 grammi. È presente la certificazione IP67 contro acqua e polvere.
È presente frontalmente nel profilo superiore il notch à la iPhone X (chiamato dall’azienda “Tacca” in italiano) che racchiude una fotocamera da 24.8 mega-pixel con sensore CMOS accompagnata dalla capsula auricolare leggermente decentrata oltre al LED di notifica e ai sensori di luminosità e prossimità. Il display è un’unità OLED da 6.1 pollici di diagonale con rapporto 19:9 e risoluzione FHD+.
Sul profilo inferiore, invece, è posizionato il tasto fisico ma privo di corsa con supporto alle gesture in stile Meizu. Sul profilo destro sono collocati il bilanciere del volume e il tasto accensione e spegnimento leggermente zigrinato con una colorazione che va nel rosso per essere meglio individuato.
Sul lato sinistro è posizionato lo slot Dual SIM (entrambe in formato Nano). In alto è presente il sensore IR che consente di controllare e comandare elettrodomestici e il secondo microfono per la riduzione dei rumori ambientali. In basso infine è presente lo speaker principale, la porta USB Type-C 3.1 e il microfono principale.
Analizzando il retro del terminale tornano evidenti le somiglianze con l’iPhone X nella disposizione delle 3 fotocamere poste verticalmente insieme al sensore di spettro cromatico, l’autofocus laser e il Flash LED. Il back è realizzato in metallo con una particolare cromatura molto riflettente ma al tempo stesso elegante. La nostra unità è nella colorazione Midnight Blue ma la vera innovazione sta nella variante Twilight molto particolare e finalmente differente dai soliti cromatici.
Il profilo perimetrale infine è realizzato in metallo di colore argento nella colorazione blu e nero nella variante Black. Molto elegante, a mio avviso, la scelta di posizionare il logo e le scritte orizzontalmente.
Display
Come anticipato, il display è un’unità da 6.1 pollici di diagonale con rapporto 19:9 e risoluzione FHD+ 2240×1080 pixel. Una delle principali critiche mosse a questo pannello riguarda il Notch che è però disattivabile o meglio nascondibile via software. Molte applicazioni come Instagram per esempio non sono ben ottimizzate per funzionare con il Notch e dunque la possibilità di nasconderlo sfruttando il pannello OLED è molto azzeccata.
Rispetto a quanto già visto sul Huawei Mate 10 Pro, il P20 Pro migliora ancora di più la qualità del pannello e della calibrazione dei colori avvicinandosi molto alle soluzioni adottate da Samsung sui suoi ultimi top di gamma. Il salto di qualità rispetto a P10 è drastico con colori vividi, luminosità convincente (ma non alta quanto Mate 10 Pro) e una stondatura negli angoli piacevole alla vista.
Huawei ha introdotto inoltre una sorta di True Tone automatico chiamato “Tono naturale” che modifica automaticamente la temperatura del colore in base alle condizioni di luce ambientali circostanti. Il touchscreen è molto reattivo così come il feedback della vibrazione che avevamo già apprezzato su Mate 10 Pro.
Hardware e Performance
Il Huawei P20 Pro è mosso dal processore octa-core HiSilicon Kirin 970 accompagnato da una GPU Mali-G72 MP12, 6 GB di RAM LPDDR4X, 128 GB di memoria interna UFS 2.1 non espandibili tramite micro SD e da un processore neurale denominato NPU dedicato alla gestione dell’intelligenza artificiale.
La stessa soluzione è stata già valutata in occasione del Mate 10 Pro ma in questa sede sembra aver maturato maggiore affidabilità con performance nell’utilizzo quotidiano molto convincenti. Non abbiamo rilevato mai un lag o rallentamento e sopratutto il multitasking ci ha sempre consentito di gestire switch rapidi senza intoppi. Il produttore ha ottimizzato al meglio il dispositivo rendendolo concreto in tutti gli utilizzi. Ottimo lavoro sotto questo da parte di Huawei.
Sfruttando il terminale per l’esecuzione di benchmark o sessioni di gaming spinte le temperature non hanno mai raggiunto picchi troppo elevati garantendo performance di utilizzo soddisfacenti.
Connettività
Il P20 Pro è dotato di un doppio slot SIM standby in formato Nano con supporto alla connettività LTE Cat.18 fino a 1.2 Gbps. La ricezione è in linea con la rinominata e apprezzata qualità di Huawei. Il WiFi è Dual Band a 2.4/5 GHz con supporto ai protocolli 802.11 a/b/g/n/ac. Il Bluetooth invece è aggiornato al protocollo 4.2.
Non manca il supporto al GPS/A-GPS/Galileo/BeiDou con un fix molto rapido e preciso anche dall’uscita di gallerie e luoghi chiusi durante la guida. Presente infine il supporto all’NFC che, in prospettiva futura, consentirà di sfruttare Huawei Wallet e Huawei Pay per i pagamenti contactless.
Audio e Comparto telefonico
Il dispositivo è dotato di un sistema Dual speaker caratterizzato da una cassa principale posta in basso e dalla cassa auricolare che funge da tweeter quando ruotiamo il display. Non manca il supporto software alla tecnologia Dolby Atmos i cui parametri sono regolabili via software. La qualità in riproduzione multimediale è di buon livello con una potenza sonora convincente in linea con quanto già visto con Mate 10 Pro.
Nessun problema in chiamata con audio in entrata pulito ed anche in uscita grazie alla tecnologia di ottimizzazione automatica apportata al microfono introdotta per la prima volta con il lancio del Mate 10 Pro.
Non è presente il mini jack da 3.5 mm per le cuffie ma in confezione è presente un adattatore per sfruttare la porta Type-C con i classici auricolari a filo. Sono presenti inoltre delle cuffie USB Type-C in bundle di discreta fattura e qualità.
Comparto fotografico
Il Huawei P20 Pro è dotato di un triplo sistema fotografico così suddiviso:
- Sensore RGB da 40 mega-pixel con apertura f/1.8;
- sensote Monocromatico (bianco e nero) da 20 mega-pixel con apertura f/1.6;
- sensore Telescopico 3X da 8 mega-pixel con apertura f/2.4.
I tre sensori, realizzati in collaborazione con Leica, sono accompagnati da un sensore di spettro cromatico curato dalla stessa azienda e da un Autofocus Laser che riesce a lavorare fino a 2.4 metri distanza (contro l’1.2 m del Huawei P10), oltre che dal Flash LED.
I tre sensori combinati consentono di scattare con zoom ottico 3X, Hybrid a 5X e digitale fino a 10X alla risoluzione di 10 mega-pixel. Il risultato convince e risulta molto interessante nelle situazioni di soggetti lontani. Di seguito alcuni esempi di scatti realizzati sfruttando le due principali distanze di scatto.
Il riconoscimento automatico della scena interviene automaticamente al fine di migliorare la qualità dello scatto (può essere disattivato) .
Non è possibile scattare a 40 mega-pixel sfruttando il solo zoom digitale il che risulta un po’ fastidioso nello switch rapido tra la risoluzione a 40 mega-pixel e 10 mega-pixel per poter usufruire dello zoom. Sarebbe stato preferibile uno switch automatico tra le due risoluzioni nel momento in cui si cerca di zoomare la scena nell’app fotocamera. Vi ritroverete, comunque, a scattare quasi totalmente a 10 mega-pixel per comodità e per velocità di utilizzo. Gli scatti realizzati a 40 mega-pixel risultano ben definiti, ricchi di dettagli ma nell’atto pratico non differiscono di tanto se non nei crop degli scatti rispetto ai risultati ottenuti sfruttando la più comoda e versatile risoluzione a 10 mega-pixel.
Da segnalare che nello switch tra le varie modalità di zoom l’AI impiega qualche secondo a “stabilizzare” la scena per poi restituire risultati di ottimo profilo.
Rispetto al Huawei Mate 10 Pro, il P20 Pro può contare ben 19 scene automatiche gestite dall’AI che nell’80% dei casi vengono rilevate correttamente. In alcune circostanze, infatti, l’AI interpreta colori forti come il verde come verdura o neve il bianco anche se si tratta di altri soggetti totalmente differenti.
L’HDR è attivabile solo manualmente ma in questa settimana di utilizzo prolungato e intenso ho potuto constatare come tale funzionalità sia in parte integrata all’interno della gestione delle scene dell’AI. Come visibile negli scatti sottostanti, in alcuni casi lasciando qualche secondo al software prima di scattare è possibile ottenere foto più contrastati e più consoni alle condizioni di luce ambientali.
In notturna il P20 Pro eccelle e si pone ai vertici della categoria sbaragliando, in alcuni casi, in maniera netta la concorrenza. La tecnologia Light Fusion introdotta dall’azienda cinese consente di “fondere” 4 pixels in 1 per restituire scatti bilanciati, definiti e ben contrastati.
L’applicazione della fotocamera include una modalità notte che rispetto al passato consente di utilizzare tempi di esposizione prolungati a mano libera senza l’ausilio di un cavalletto. I risultati sono di altissimo livello con tempi di 4 e 8 secondi con immagini “trasformate” rispetto a quello che è possibile vedere dal viewfinder e ad occhio nudo. Huawei durante la presentazione del dispositivo ha affermato “tireremo fuori dettagli che l’occhio non vede”, tale affermazione è in parte confermata dalle performance che abbiamo rilevato. Di seguito alcuni esempi:
In alcuni casi, però, l’AI nel punta e scatta fa ancora meglio della modalità notte in circostanze di utilizzo comuni e non estreme come i casi riportati poco sopra. Ciò è visibile dagli scatti sottostanti. A mio avviso questo è sicuramente un plus poichè uno smartphone che nel punta e scatta restituisce performance così solide ha una marcia in più rispetto alla concorrenza.
Ho apprezzato molto la modalità Ritratto che in automatico rileva il soggetto inquadrato e applica un ottimo e ben riuscito effetto bokeh allo sfondo. Ad oggi penso che tale implementazione sia una delle migliori, se non la migliore, della categoria.
Di ottimo livello anche le macro che mantengono il dettaglio anche in condizioni di luce ambientale non favorevole:
Sono presenti inoltre alcune modalità di scatto e registrazione aggiuntive:
- Pro;
- HDR;
- Testo;
- Light-Painting;
- Time-Lapse;
- Panorama;
- Panorama 3D;
- Filtro;
- Bianco e nero;
- Super Slow-motion.
I video possono essere registrati alla risoluzione massima 4K senza stabilizzazione o a Full HD con una stabilizzazione software davvero stupefacente. A tratti, infatti, sembra di utilizzare un gimbal. Peccato però che in 4K l’assenza della stabilizzazione ponga il P20 Pro sotto i concorrenti come il Samsung Galaxy S9+. Nel caso in cui decidiate di registrare video in Full HD rimarrete comunque sorpresi dalla qualità dell’AIS di Huawei (AI Stabilization).
Huawei ha introdotto, inoltre, gli slow-motion a 960 fps a 720p che con un’ottima luminosità ambientale restituiscono un buon effetto ma se paragonati a quanto visto su S9 e sul Sony Xperia XZ2 presentano qualche artefatto di troppo.
La fotocamera frontale, invece, presenta un sensore CMOS da 24.8 mega-pixel che garantisce selfie di discreto livello. Nonostante la risoluzione elevata, i selfie realizzati non raggiungono i vertici della categoria risultando in alcuni casi bruciati con luci ambientali forti o leggermente micro-mossi. In questo caso la risoluzione non è tutto.
Dal punto di vista software, Huawei ha introdotto la possibilità di modificare l’illuminazione del soggetto inquadrato così come già visto su iPhone X con risultati discreti ma migliorabili sopratutto nella definizione dei contorni dei soggetti.
Lettore di impronte e Face ID
Il lettore di impronte è molto veloce e reattivo. Riconoscente il dito 10/10 anche se in una prima fase se siete abituati ad un 18:9 classico dovrete riprendere la mano con l’idea di avere un tasto fisico frontale. Resta comunque un’ottima scelta per migliorare l’esperienza d’uso grazie alle gestures e godere appieno di questo formato di display.
Molto valido e veloce il Face ID denominato da Huawei “Sblocco con il sorriso“. Sono rimasto piacevolmente colpito dalla velocità di sblocco e riconoscimento. In notturna perde qualche colpo ma considerato che l’implementazione è software il lavoro svolto è di ottimo profilo.
Così come su iPhone X, qualora fosse attiva la relativa opzione sarà possibile nascondere nel blocco schermo il contenuto delle notifiche finché il volto non sarà riconosciuto. L’animazione di sblocco, infine, è palesemente ispirata ad iPhone con un lucchetto che si apre a riconoscimento avvenuto.
Ho apprezzato infine la possibilità di sbloccare il dispositivo senza premere il tasto di accensione semplicemente sollevandolo e inquadrando il volto sfruttando i sensori di movimento del terminale. In questo caso lo sblocco avverrà con una frazione di secondo di ritardo ma la comodità di questa opzione vale il leggero “ritardo” nel riconoscimento.
Batteria e Autonomia
La batteria è un’unità da 4000 mAh racchiusa in uno spessore di 7.8 mm. Un plauso a Huawei sotto questo punto di vista nell’ottimizzazione degli spazi dei componenti interni. Lo smartphone non tradisce le attese e si conferma un dispositivo molto valido dal punto di vista dell’autonomia con quasi 6 ore di schermo acceso utilizzo intenso che salgono sulle 7/8 con utilizzo medio/intenso. Anche sul P20 Pro è possibile selezionare il tema scuro per l’interfaccia al fine di risparmiare batteria. È presente il supporto alla ricarica rapida Super Charge proprietaria di Huawei che consente di ricaricare il terminale da 0 a 100% in circa 1 ora e 30 minuti.
Il P20 Pro è al momento uno dei migliori top di gamma in circolazione per autonomia e affidabilità di utilizzo con una singola carica.
Segnaliamo come mancanza, dato il trend del mercato, la ricarica wireless che avrebbe reso davvero completo dal punto di vista tecnologico questo smartphone. Huawei comunque ha introdotto questa tecnologia per la prima volta sul Mate RS annunciato anch’esso insieme alla serie P20.
Software e interfaccia
Il P20 Pro è mosso dal sistema operativo Android 8.1 Oreo personalizzato con interfaccia proprietaria EMUI 8.1. La personalizzazione apportata da Huawei non introduce sostanziali novità rispetto a quanto già visto su Mate 10 Pro ma alcune interessanti opzioni per sfruttare al meglio il notch e il sensore di impronte.
Il notch, infatti, non è supportato come anticipato in molte app come Instagram, Facebook e così via con una visualizzazione interrotta in alcuni punti. A tal proposito Huawei ha in introdotto la possibilità di uniformare le due estremità del display trasformando lo smartphone in un 18:9. La particolarità di questa modalità è l’utilizzo come Second Display delle due estremità che rende innovativo o quantomeno utile la presenza del notch stesso.
Non mancano le funzionalità note dell’EMUI come le App Gemelle che consentono di duplicare un applicativo come WhatsApp o i controlli con movimento per lanciare determinate applicazioni, rispondere al telefono o eseguire azioni utilizzando le nocche. Sempre comodo il poter disegnare una linea con la nocca mettendo l’app in multiwindows.
Il pannello OLED potrebbe essere sfruttato con una modalità Always-on che il P20 Pro integra ma che restituisce davvero poche informazioni limitandosi alle chiamate e agli SMS persi. Davvero un peccato che Huawei non abbia migliorato questa funzionalità già implementata nel Mate 10 Pro.
È presente inoltre il supporto alla PC Mode già vista in funzione su Mate 10 Pro che consente di utilizzare un cavo HDMI collegato ad un monitor per trasformare lo smartphone in una postazione desktop. Il software infatti una volta rilevato il monitor cambierà interfaccia e consentirà di aprire applicazioni, ridurle ad icona e lavorare a “cartelle” come un normale desktop da PC.
Per quanto concerne il lettore di impronte digitali, lo stesso può essere utilizzato come tasto di navigazione tramite delle gestures o in alternativa è possibile attivare la barra di navigazione a schermo, un pulsante fluttuante che supporta gestures di navigazione o ancora una sorta di barra in stile iPhone X con le medesime gestures del tasto fisico.
Dal punto di vista del design, Huawei ha svecchiato un po’ l’estetica del software introducendo nuovi temi e ridisegnando le icone.
Conclusioni
Mi sento di definire il Huawei P20 Pro come il miglior smartphone in commercio per qualità/prezzo e sopratutto per l’equilibrio delle funzionalità hardware nonchè software proposte. Il comparto fotografico è a mio avviso il migliore in circolazione grazie ad una AI ben implementata, una gestione in notturna molto convincente e ad una facilità di utilizzo adatta a chiunque.
Le performance garantiscono un utilizzo quotidiano al top e anche se i benchmark risultano inferiori ai competitors i risultati non si vedono nella gestione delle applicazioni qualsiasi esse siano. La presenza di un tasto fisico su un display in 19:9 e la possibilità di disattivare il notch danno una marcia in più a questo terminale se confrontato ai concorrenti. Altro aspetto molto importante è l’autonomia che consente di arrivare a sera o anche al giorno dopo con utilizzo leggero.
Tra i contro nell’acquisto di questo dispositivo annovero la mancanza della ricarica wireless, dello slot micro SD e una stabilizzazione in 4K poco consona ad un top di gamma.
Il prezzo di listino del Huawei P20 Pro è di 899 euro nelle varianti cromatiche Black, Midnight Blue e Twilight ma è già disponibile al pre-ordine su Amazon a 858€. Se lo street price raggiungerà i 699 euro nei prossimi mesi il P20 Pro diventerà davvero un best-buy difficile da contrastare.
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