Negli ultimi giorni Rabbit r1, che sarebbe dovuto essere un rivoluzionario dispositivi con AI in grado di controllare smartphone e PC, è finito nell’occhio del ciclone a causa del codice sorgente che risulterebbe essere una semplice app per Android. Alcuni esperti del settore, infatti, hanno potuto mettere finalmente le mani sul dispositivo, installando l’app addirittura su altri smartphone.
Rabbit r1 è un’app Android glorificata? Gli sviluppatori si difendono
L’esperto di Android Mishaal Rahman in questi giorni ha potuto mettere le mani su Rabbit r1 e scavando all’interno del suo sistema operativo ha scoperto una base AOSP (Android Open Source Project) con una semplice app Android installata al suo interno. Il sospetto di molti, ovvero che Rabbit r1 potesse essere un’app invece che un dispositivo a se stante, si è improvvisamente trasformata in realtà.
Nel filmato che potete vedere qui in alto, infatti, Rahman è riuscito ad installare l’app di Rabbit anche su uno smartphone Android (seppur con alcune modifiche): il risultato è stato che la rivoluzionaria AI è in grado di funzionare senza troppi problemi su qualsiasi installazione del sistema operativo del robottino verde. Ovviamente, non tutte le funzioni sono disponibili a causa delle modifiche originarie al sistema operativo di Rabbit.
Gli sviluppatori sono immediatamente corsi ai ripari, diramando un comunicato stampa in cui difendono fermamente il proprio operato: “Rabbit r1 non è un’app Android. Per chiarire ogni malinteso e mettere le cose in chiaro, Rabbit OS e LAM funzionano sul cloud con AOSP molto personalizzato e modifiche firmware di livello inferiore, quindi un APK bootleg locale senza il sistema operativo appropriato e gli endpoint cloud non saranno in grado di funzionare“.
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