Ogni volta che il governo italiano si espone sulla volontà di investire sui semiconduttori in Italia salta fuori l’argomento Intel: che fine ha fatto il progetto italiano del chipmaker statunitense? Anni fa, quando al governo c’era Mario Draghi, fece notizia la volontà da parte della compagnia di Pat Gelsinger di aprire i suoi primi impianti sul suolo italiano. Nel corso del tempo, però, l’eccitazione e la curiosità attorno alla possibile presenza di Intel nella nostra nazione sono state sostituite dai dubbi e dalle incertezze sulla fattibilità che ciò avvenga realmente.
L’accantonamento dell’Italia potrebbe essere “colpa” di Intel: lo spiega il ministro Adolfo Urso
E si sa, è quando c’è tale incertezza si crea terreno fertile per le indiscrezioni, molte delle quali (se non tutte) tendono ad allontanare i piani di Intel dall’Italia. Lo stesso chipmaker si è esposto in tal senso, affermando che entro il 2023 sarebbe arrivata una decisione, ma evidentemente così non è stato.
Più recentemente, il CEO ha lasciato aperto uno spiraglio, ma oltre a Intel anche le istituzioni italiane hanno affrontato il tema, viste anche le numerose domande da parte dei giornalisti. Per esempio Luca Zaia, presidente di quel Veneto dove teoricamente dovrebbe sorgere il primo impianto italiano di Intel, anch’esso titubante sulle effettive intenzioni della compagnia USA.
Questa volta a parlare è il ministro delle Imprese Adolfo Urso, che già nei mesi scorsi si era pronunciato sull’argomento: questa volta, però, le sue parole sono meno ottimistiche. In vista del G7 Industria e Spazio che si terrà il prossimo 14 marzo, ha dichiarato che a disposizione ci sono “4,75 miliardi di euro di incentivi su più anni per le multinazionali che vorranno insediarsi nel Paese e sviluppare progetti industriali legati alla microelettronica“, aggiungendo che al G7 saranno invitate realtà straniere interessate al progetto.
E Intel? “Il governo italiano ha risposto a tutte le richieste che ha fatto e aspettiamo di sapere cosa pensa di dover realizzare“, afferma Urso, facendo capire che il motivo di questo impasse è da attribuire alla volontà di Intel e non all’Italia. “Da quel che conosciamo, ha rivisto i suoi piani di investimentoanche alla luce del mercatoe ha rivisto al ribasso le proprie ambizioni“. Allo stato attuale, quindi, gli unici progetti che sono andati in porto sono quelli per Germania e Polonia, anche se non è da escludere che i tagli al budget possano aver influito.
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