Si vociferava che fossero in ritardo, e invece TSMC starebbe già testando su “strada” i suoi primi SoC a 2 nm, in collaborazione con clienti di prima fascia quali NVIDIA ed Apple. Lo riporta il Financial Times, che rimarca come i principali chipmaker TSMC, Samsung e Intel si starebbero contenendo lo scettro di chi per prima riuscirà a compiere l’ennesimo salto evolutivo in termini di nanometri.
TSMC prepara i suoi primi SoC a 2 nm per Apple e NVIDIA, ma Samsung e Intel non stanno a guardare
TSMC avrebbe così dato via al test del suo nodo produttivo N2 a 2 nm, la cui produzione di massa è prevista per il 2025: i lavori “stanno procedendo bene e sono sulla buona strada per la produzione in volumi nel 2025, e quando verrà introdotta sarà la tecnologia dei semiconduttori più avanzata del settore sia in termini di densità che di efficienza energetica” afferma la dirigenza di TSMC.
Il debutto commerciale è previsto per quello che potrebbe chiamarsi Apple A19 a bordo di iPhone 17 Pro e Pro Max; inizialmente si rumoreggiava che NVIDIA avrebbe anticipato Apple ma non sarebbe così, visto che il debutto nel mercato PC e AI seguirebbe quello per gli smartphone.
Samsung starebbe cercando di rispondere al rivale taiwanese offrendo microchip a 2 nm a prezzo ridotto, cercando soprattutto di attirare l’interesse di NVIDIA e AMD. Come afferma l’analista James Lim di Dalton Investments, “Samsung vede i 2 nm come un punto di svolta, ma le persone dubitano ancora che possa eseguire la migrazione meglio di TSMC“.
Dietro l’angolo c’è anche Intel, che rispetto ai competitor sarebbe in anticipo sulla tabella di marcia, dato che i suoi primi microchip 20A e 18Asarebbero pronti per fine 2024. Il chipmaker statunitense è intenzionato a diventare il chipmaker #2 al mondo, ma sarà una missione per niente facile da compiere, dopo anni di duopolio TSMC e Samsung.
Indipendentemente dall’azienda in esame, il passaggio da 3 a 2 nm non sarà facile anche in termini economici: le previsioni parlano di prezzi raddoppiati per i nuovi chip, il ché potrebbe spingere alcuni produttori a continuare a fare affidamento agli attuali 4 e 3 nm. Lucy Chen, vicepresidente di Isaiah Research, afferma che “il passaggio alla generazione successiva non è più così attraente per i clienti” in quanto il rapporto costi/benefici si starebbe assottigliando.