OpenAI a rischio: i dipendenti minacciano l’esodo in massa

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Crediti: Bloomberg

Non accennano a dipanarsi le nuvole nere che aleggiano sopra a OpenAI, dopo che la compagnia leader nell’intelligenza artificiale ha deciso di licenziare l’ex CEO Sam Altman. Una mossa che ha sorpreso tutti, sia le aziende partner come Microsoft, per niente felici della notizia, che i dipendenti stessi, che nell’immediato hanno dimostrato un certo attaccamento a mr. Altman, al punto da scrivere una lettera che minaccia una dipartita di massa che rischia di mettere a dura prova l’esistenza della compagnia.

La stabilità di OpenAI è messa a rischio dal licenziamento di massa dei dipendenti

Nell’arco di poche ore, l’inaspettato: prima OpenAI perde CEO e presidente, al loro posto Mira Murati diventa CEO ad interim, poi l’azienda prova a fare dietrofront e far tornare Sam Altman al suo posto, poi il nulla di fatto e addirittura la loro assunzione nella partner Microsoft. Non è ancora ufficiale, ma a quanto pare non sarebbe stata accolta la richiesta di Altman per il suo reintegro, ovvero le dimissioni del consiglio d’amministrazione che in prima battuta l’ha allontanato dall’azienda.

Questa è la stessa richiesta avanzata nella lettera firmata da 505 di 700 dipendenti, fra cui il Chief Technology Officer Mira Murati, il Chief Data Scientist Ilya Sutskever e il Chief Operating Officer Brad Lightcap, che adesso minacciano di andarsene dall’azienda se le dimissioni non avverranno. “Non siamo in grado di lavorare per o con persone che mancano di competenza, giudizio e cura per la nostra missione e i nostri dipendenti“, si legge nella lettera, in cui viene accusata la cattiva gestione aziendale che ha portato alle brusche dimissioni di figure chiave.

Microsoft ci ha assicurato che ci sono posizioni per tutti i dipendenti OpenAI in questa nuova filiale nel caso decidessimo di aderire“, affermano i firmatari, evidentemente adirati per la sorpresa di aver scoperto l’allontanamento di Sam Altman e Greg Brockman. Adesso la palla passa al CdA di OpenAI, che forse potremmo già definire “ex” in quanto una risposta negativa rischierebbe di mandare gambe all’aria una compagnia che fino a pochi giorni fa sembrava la più promettente in ambito AI.

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