Quello usato da Apple per iPhone 15 Pro e Pro Max è il titanio grado 5, molto più costoso rispetto all’alluminio che troviamo su tutti gli altri smartphone in commercio. Tuttavia, la struttura esterna della scocca è in titanio, mentre quella interna è in alluminio riciclato al 100%, e le due parti sono fuse assieme tramite un processo termomeccanico. Inoltre, il colore del frame laterale e dei tasti non è ovviamente naturale bensì è da attribuire al rivestimento PVD (Physical Vapor Deposition): attenzione, quindi, perché ciò significa che quando si graffia il frame rivela il grigio dello strato in titanio (spesso 1 mm) sottostante.
Sul davanti, lo schermo è particolarmente resistente: la protezione è la solita tecnologia Ceramic Shield che si graffia al livello 6 della scala di Mohs con segni più evidenti a livello 7, ma è interessante notare che al livello 6 i segni sono meno evidenti rispetto agli smartphone con Gorilla Glass. Fra l’altro, il display Super Retina non si rovina quando esposto a una fiamma, a differenza della qualità totalità degli schermi OLED là fuori, anche se difficilmente vi capiterà di avere il telefono su una fiamma viva.
Spostandoci sul retro, viene sempre utilizzato un vetro opaco, scelta più che apprezzabile in quanto meno prono a graffiarsi e a trattenere le impronte rispetto a quello lucido. Apple ha poi utilizzato un design più facilmente riparabile, sia in termini di disassemblaggio che di costi per l’acquirente. Tuttavia, il test di JerryRigEverything evidenzia un apparente problema strutturale: nonostante non si pieghi, il bend test ha portato alla frantumazione del vetro posteriore in modo piuttosto brutale, finendo per rompere persino il modulo fotografico, essendo tutt’uno con la scocca. Ci sarà da capire se possa trattarsi di una falla specifica per l’unità di JerryRigEverything o se sia un problema sistemico.
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