Secondo fonti riportate dal Wall Street Journal, il governo USA starebbe pianificando di limitare l’accesso della Cina ai servizi di cloud statunitensi. Questa mossa impatterebbe soprattutto su compagnie americane quali Amazon e Microsoft, che si troverebbero costrette a dover chiedere il permesso alle autorità di controllo per ottenere le licenze che diverrebbero necessarie per fornire i propri servizi in oriente. Ma contrariamente a quanto si potrebbe pensare, l’obiettivo non sarebbe quello di bloccare il mercato cloud dell’archiviazione dati bensì quello dell’intelligenza artificiale.
Gli USA vogliono bloccare il mercato dell’intelligenza artificiale della Cina
Le attuali leggi sulle esportazioni impediscono ad aziende come NVIDIA, AMD e Intel di vendere alla Cina processori e schede grafiche essenziali per eseguire le operazioni di allenamento per la creazione delle intelligenze artificiali. Ma con il boom di servizi come ChatGPT, sempre più compagnie preferiscono affidarsi a piattaforme cloud come Amazon Web Services e Microsoft Azure, il ché rappresenta una scappatoia per aggirare queste restrizioni hardware. “Se qualsiasi azienda cinese vuole accedere alle GPU NVIDIA A100, può farlo tramite qualsiasi fornitore di servizi cloud, è totalmente legale“, afferma Emily Weinstein, ricercatrice presso il Georgetown Center for Security and Emerging Technology.
Baidu, Alibaba, Tencent, Huawei: le aziende cinesi che operano sul mercato cloud ci sono, ma non hanno accesso alle stesse risorse hardware delle succitate Amazon e Microsoft, venendo quindi penalizzate nel non poter creare sistemi IA con la stessa efficienza. Inoltre, piattaforme in stile ChatGPT come Baidu Ernie e Huawei Pangu sono economicamente e tecnicamente limitate dall’essere utilizzate dal solo pubblico asiatico. Di recente, si vocifera che gli USA stiano preparando restrizioni più stringenti sui microchip IA, il ché dovrebbe allargare ulteriormente il divario fra IA americane e cinesi.