Prima gli Stati Uniti, poi Paesi Bassi, Germania e Giappone: la Cina è sempre più isolata in un’industria dei microchip sempre meno globalizzata e dove le nazioni leader vogliono limitare l’accesso cinese a tecnologie di derivazione statunitense. Se la situazione non fosse già abbastanza tesa, a tutto ciò si aggiunge il recente caso che vede un ex dirigente Samsung essere stato arrestato per furto di tecnologie, furto che sarebbe stato perpetrato con l’obiettivo di costruire una fabbrica proprio in Cina.
La Cina starebbe cercando di rubare tecnologie a Samsung per avanzare nell’industria dei chip
Prima ancora che per Samsung Electronics, il 65enne sud-coreano aveva ricoperto il ruolo di vice-presidente per SK Hynix, l’altro colosso delle memorie che assieme a Samsung fa sì che il Sud Corea detenga oltre il 70% del mercato globale delle RAM e oltre il 40% di quello NAND. Parliamo quindi di una persona con una certa competenza nel settore ma che è stata pizzicata nel cercare di portare con sé in maniera illegittima quel know-how necessario per poter ergere una fabbrica di semiconduttori. Sia Samsung che SK Hynix hanno anche fabbriche in Cina, e infatti il suo piano era quello di replicare la fabbrica di chip di memoria Samsung della città di Xi’an.
Per farlo, fra 2018 e 2019 ha fondato una società nella città di Chengdu ma soprattutto ha assunto circa 200 ex dipendenti Samsung e SK Hynix e chiesto loro di rubare segreti intellettuali per un valore stimato di circa 230 milioni di dollari. Solitamente, avere accesso a informazioni del genere è decisamente complesso vista la natura molto riservata delle catene produttive di semiconduttori, ma se ci stava riuscendo era proprio grazie alla sua precedente posizione lavorativa di spicco nel settore.
Una notizia che si inserisce nello scenario in cui la Sud Corea verrebbe presa d’assalto dalla vicina Cina, che da quando è stata confinata dalle succitate nazioni starebbe cercando di ottenere illegalmente quelle tecnologie a cui non può avere più accesso. Come afferma il procuratore del distretto sud-coreano di Suwon, “la portata del crimine e del danno sono incomparabili ai precedenti singoli casi di furto di tecnologia“, e “se l’impianto fosse stato copiato e i prodotti avessero avuto una qualità simile, ciò avrebbe causato perdite irrecuperabili all’industria [coreana] dei semiconduttori“. Ricordiamo che lo scorso febbraio 7 ex dipendenti Semes, azienda consociata di Samsung, sono stati arrestati per aver rubato tecnologie e trasferite a un’azienda cinese.
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