Arriva da parte dei deputati di Azione e Italia Viva la proposta che fa discutere: vietare l’uso dei social network ai minori di 13 anni. Da tempo, Carlo Calenda si è pubblicamente pronunciato sull’argomento, evidenziando i problemi psicofisici che l’utilizzo delle piattaforma social comporterebbero per i più piccoli. E quella che finora era stata una semplice protesta adesso è diventata una vera e propria proposta di legge presentata a Camera e Senato.
“Divieto all’utilizzo dei social da parte dei minori di 13 anni“: ecco la proposta di Carlo Calenda
“L’esposizione massiccia dei preadolescenti ai social ha conseguenze potenzialmente molto gravi, questo ormai è accertato da tutta la letteratura scientifica. Ha conseguente in termini di cyberbullismo, disturbi dell’alimentazione, incapacità di concentrarsi, tanto che il capo dei medici americani pochi giorni ha detto che i disagi psicologici dei bambini sono in aumento esponenziale e molta della responsabilità dei social. Questa cosa deve cessare, le famiglie non possono essere lasciate da sole.“: questo è quanto afferma Carlo Calenda sul proprio profilo Twitter, dettagliando come si compone la proposta di legge in questione.
Si parla quindi di un divieto totale per i minori di 13 anni ma anche della necessità che dai 13 ai 15 anni sia necessario il consenso dei genitori. E sì, molte piattaforme prevedono già che le si possano utilizzare soltanto una volta compiuti i 14 anni, ma è una teoria che non trova riscontro nella pratica. Per questo, la proposta parla anche della necessità di un ente terzo che verifichi l’età con un meccanismo che potrebbe ricalcare quanto già accade con lo SPID o la Carta d’Identità Elettronica. Se la cosa andasse in porto, i social dovrebbero quindi richiedere a ogni utente che si sta registrando di ottenere il codice lasciapassare dall’ente in questione, che sarebbe quindi il solo a trattare questi dati sensibili; nel caso di utenti fra i 13 e 15 anni, il lasciapassare sarebbe quindi legato all’identità digitale del genitore, che sarebbe incaricato di fornir loro (o meno) il codice per la registrazione. Resta il dubbio sugli utenti già attivi sulle piattaforme, a cui potrebbe venir richiesta un’eventuale validazione che, in caso non andasse in porto, potrebbe portare al blocco dell’account.
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