Nelle batterie tradizionali, fra elettrodi positivo e negativo (anodo e catodo) c’è una componente liquida (chiamata elettrolita) che funge da ponte e che viene attraversato dagli ioni ed elettroni durante la fase di carica e scarica. La differenza nelle batterie a stato solido è che l’elettrolita non è liquido bensì solido (da qui la loro denominazione). Il vantaggio di questa tecnologia è la maggiore compattezza, dato che viene meno la necessità di avere un componente separatore fra anodo e catodo, cioè quello che normalmente contiene l’elettrolita liquido, avendo quindi più spazio per aumentare la densità energetica; inoltre, un elettrolita solido elimina il problema di perdite ed effetti chimici imprevisti, oltre a rendere la batteria più sicura e stabile consentendo il passaggio degli ioni solo in un determinato modo.
Per realizzarle, però, servono materiali elettrochimici di alta qualità, ed è qui che intervengono le succitate divisione dell’azienda. I brevetti rivelano che Samsung Electro-Mechanics stia lavorando su elettroliti solidi a base di ossido di ceramica, la cui elevata stabilità e semplicità di maneggevolezza li rende adatti a dispositivi mobile come smartphone, tablet e quant’altro. Stando alle voci dalla Corea, il processo di produzione sarebbe simile a quello del condensatore ceramico multistrato, cioè il prodotto principale di Samsung Electro-Mechanics, e questo farebbe sì che la creazione delle prime batterie SSD di Samsung non sia poi così lontano nel tempo. C’è poi Samsung SDI, che invece si starebbe occupando delle batterie con materiali a base di solfuro, in questo caso per il settore delle auto elettriche, e forse è questo il motivo dell’incontro con Tesla.
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