ChatGPT è ufficialmente tornato disponibile nel nostro paese, ma potrebbe essere solamente la prima di altre tecnologie di intelligenza artificiale che il Garante nostrano potrebbe decidere di bloccare in Italia. L’annuncio arriva da parte di Agostino Ghiglia, membro del consiglio di amministrazione dell’autorità per la protezione dei dati, che sta intensificando il controllo sul mondo IA dopo aver temporaneamente vietato il chatbot di OpenAI lo scorso marzo.
Il Garante italiano vuole indagare sulle tecnologie di IA generativa presenti sul mercato
Il Garante ha annunciato di voler esaminare altre piattaforme di intelligenza artificiale e di assumere esperti del settore per effettuare le dovute verifiche. Come dichiara Agostino Ghiglia, l’intenzione è quella di “avviare una revisione ad ampio raggio delle applicazioni di intelligenza artificiale generativa e di apprendimento automatico disponibili online per capire se abbiano problemi legati alla protezione dei dati e alla conformità alle leggi sulla privacy“, aggiungendo che nel caso verranno avviate indagini in merito. Oltre al blocco di ChatGPT, tempo addietro l’autorità italiana ha dimostrato di avere una certa attenzione sull’argomento, vietando il controverso chatbot Replika e multando il riconoscimento facciale Clearview AI. E sulla base delle regole del GDPR, venne avviato il suddetto blocco ai danni di ChatGPT, il cui ritorno in Italia è stato accompagnato da una serie di modifiche intraprese per venire incontro alle disposizioni del Garante, fra cui la possibilità di cancellare i dati raccolti dal chatbot. E adesso le attenzioni sono tutte verso piattaforme come Bing, che ricordiamo è alimentato proprio da GPT-4 (lo stesso di ChatGPT), ma anche le varie Midjourney, DALL-E, Stable Diffusion, Synthesia, insomma, tutte quelle tecnologie su cui è aperto il dibattito sulla violazione della proprietà intellettuale degli artisti.
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