Dopo la pandemia e la crisi della catena di approvvigionamento globale, gli USA hanno definitivamente capito di aver bisogno che l’industria tecnologica americana torni a dire la propria. E lo ha fatto capire promulgando il CHIPS Act, un piano di investimenti da 52 miliardi che punta a creare un ambiente favorevole all’ingresso di competitor esteri ma anche al consolidamento di quelli locali. Per esempio TSMC e Samsung, due colossi asiatici del chipmaking su scala globale che hanno dato il via alla costruzione dei loro primi impianti sul suolo statunitense; ma a far loro compagnie ci saranno anche Intel e Micron, con investimenti complessivi che raggiungeranno quota 200 miliardi con l’obiettivo di far tornare la leadership dei semiconduttori negli Stati Uniti.
Dopo il CHIPS Act, Intel e Micron annunciano investimenti enormi nel mondo dei semiconduttori
Prima che l’Asia diventasse la forza trainante, la nazione capitale nella produzione dei microchip erano gli Stati Uniti, che proprio con i succitati chipmaker divenne la leader nella costruzione di microprocessori (Intel) e memorie (Micron); poi arrivarono TSMC e Samsung, che oggi detengono la maggioranza di mercato, e nel corso del tempo gli Stati Uniti sono passati da essere il paese che guidava il mondo a produrre soltanto il 10% dei chip globali.
Partiamo quindi da Micron, l’unico produttore americano rimasto a produrre memorie DRAM e NAND con in mano quasi un terzo del mercato ma dietro alla Sud Corea, che con Samsung e SK Hynix ha il restante 70%. Per poter tornare a competere maggiormente, ha annunciato la volontà di costruire la più grande fabbrica di semiconduttori di tutti gli Stati Uniti nonché l’impianto più avanzato al mondo nella creazione di memorie. Per farlo spenderà 20 miliardi entro il 2030 per un investimento che dovrebbe arrivare fino a 100 miliardi nel corso dei prossimi 20 anni. Sorgerà nella città di Clay, in quello stato di New York dove esiste già un ecosistema con oltre 70 società di semiconduttori, e ricoprirà uno spazio di 55.000 mq, più di 30 campi da calcio. Al suo interno verranno creati 50.000 nuovi posti di lavoro, di cui 9.000 direttamente per Micron, per aumentare la produzione americana di memorie DRAM del 40%. Bisognerà attendere, perché le costruzioni partiranno fra 2023 e 2024 con l’inizio della produzione che è previsto fra 2025 e 2030.
Ci sono anche altri investimenti in ballo, come i 15 miliardi che Micron sta spendendo per il nuovo impianto in Idaho così come i 20 miliardi spesi da Intel per due nuove fabbriche in Arizona. E così come Micron, anche Intel ha previsto una spesa complessiva di 100 miliardi per quello che mira a diventare la più grande fabbrica di chip al mondo. Sarà una struttura enorme, occupando uno spazio di oltre 4 milioni di mq nei pressi di Cincinnati, in Ohio. Qua i posti di lavoro sarebbero 3.000, con una produzione prevista dal 2025 in vista della prossima generazione di chip Ångström. Nel frattempo, Intel sta valutando la sua espansione anche in Europa, Italia compresa, per una nuova strategia che potrebbe pensare alla diretta concorrenza a TSMC e Samsung.