Oggi la diamo per scontata, ma è sotto gli occhi di tutti come in pochi anni la tecnologia Gorilla Glass abbia cambiato il mondo tecnologico, ponendo Corning come una delle aziende più importanti nel panorama moderno. Con entrate annuali che superano i 14 miliardi di dollari e un valore di mercato oltre i 27 miliardi, è un elemento cruciale all’interno della filiera produttiva degli smartphone. Ma la sua storia più che secolare parte da ben prima dall’esistenza dei telefoni, arrivando persino a coinvolgere invenzioni storiche come la lampadina e il telescopio Hubble.
Nascita ed evoluzione di Corning Gorilla Glass, fra telescopi spaziali, automobili e smartphone
I primi anni
Pur essendo nota a molti per il suo lavoro in ambito mobile, Corning Incorporated nasce ben prima. La sua fondazione ebbe luogo nel 1851 da parte di Amory Houghton in quel di Somerville, in Massachusetts. Dopo alcuni cambi di nome e di posizione, la sede definitiva divenne quella della città di Corning, nello stato di New York, da cui prese il nome finale. Sin dai suoi primi anni di attività, l’azienda dimostrò di poter essere un ingranaggio importante all’interno dell’evoluzione mondiale. Per capirci, nel 1880 finalizzò la creazione dell’involucro in vetro che venne utilizzato niente di meno che da Thomas A. Edison per finalizzare l’invenzione della lampadina.
Nei primi anni del XX secolo, Corning rivoluzionò il settore della vetreria, lanciando numerosi brand, uno su tutti PYREX, ancora oggi attivo nella realizzazione di prodotti in vetro borosilicato, in particolare strumenti da laboratorio e utensili da cucina in grado di resistere a forte shock termico; a questo seguì CorningWare per prodotti culinari nella particolare vetroceramica Pyroceram, Visions per le sue pentole in vetro trasparente Calexium e infine Corelle per bicchieri e stoviglie in vetro temperato.
Un altro successo notevole arrivò negli anni ’30: dopo alcuni tentativi poco riusciti, Corning riuscì nell’obiettivo di creare lo specchio da 5 metri utilizzato all’interno del telescopio dell’Osservatorio Palomar nel California Institute of Technology, all’epoca il più grande al mondo e utilizzato persino da Edwin Hubble, a cui venne successivamente dedicato l’omonimo e celebre telescopio, il cui vetro era ancora una volta di fattura Corning. In ambito aerospaziale, è da menzionare anche l’utilizzo dei suoi vetri per i finestrini degli Space Shuttle. Sempre negli anni ’30 avviene la fusione col produttore di bottiglie Owens-Illinois, formando nell’83 l’attuale Owens Corning, esperta nella fibra di vetro per isolamenti, coperture e compositi vari; piccolo fun fact, la mascotte della Owens Corning è La Pantera Rosa.
Saltiamo in avanti agli anni ’60, quando Corning creò il vetro Chemcor, temprato ma più sottile e leggero della concorrenza, ideato per ambiti come cabine telefoniche, finestre dei carceri, occhiali ma soprattutto parabrezza, essendo in grado di ridurre il pericolo di lesioni frantumandosi in piccoli granelli in caso di rottura. Nonostante fosse un avanzamento tecnologico significativo, il progetto si rivelò uno dei fallimenti più costosi per la compagnia. Il motivo? All’epoca non c’erano leggi che obbligassero i produttori automobilistici ad adottare determinati standard di sicurezza, pertanto continuarono a montare parabrezza meno avanzati e più economici. A questo si unisce un altro fallimento sempre negli anni ’70, cioè il progetto Z Glass per i cinescopi televisivi del tempo; fortunatamente per Corning, la tecnologia Chemcor si rivelò fondamentale in futuro (come spiegato nel capitolo successivo).
Dopo essere stata inventata negli anni ’60, nel decennio successivo Corning raggiunse un altro importante traguardo nell’ambito della fibra ottica. Fu in grado di migliorarla drogando il vetro di silice con nuovi materiali quali titanio e ossido di germanio per migliorarne la conduttività del segnale, migliorie che la resero uno dei principali produttori al mondo di fibra ottica; anni dopo, con la tecnologia ClearCure creò la prima fibra in grado di essere piegata senza perdere segnale. Questo progetto venne ampliato nel 1999 con l’acquisizione per 1,8 miliardi di Oak Industries, produttore di componenti e moduli nel settore della connettività, così come le successive acquisizioni di MobileAccess Networks, SpiderCloud Wireless e 3M Communication Market Division per creare una vera e propria divisione di telecomunicazioni.
Queste ambizioni si scontrarono negli anni 2000 con la bolla delle dot-com: la fibra ottica avrebbe sostenuto il boom di internet e business annessi, ma lo scoppio della crisi portò a una forte diminuzione di incassi e investimenti, chiusura di stabilimenti e licenziamenti; ma al contrario della storica rivale britannica Marconi, Corning evitò il fallimento grazie a una più attenta strategia economica ma soprattutto all’incontro con Steve Jobs.
L’importanza di Apple per Corning
Prima ho rimarcato l’importanza che il vetro Chemcor ha ricoperto per Corning nei decenni a venire. Questa tecnologia venne adottata parzialmente negli anni ’90, specialmente nell’ambito automobilistico, dove i produttori di auto da corsa necessitavano di materiali più leggeri ma al contempo resistenti, ma senza particolare successo. Corning continuò comunque a portarne avanti lo sviluppo, specialmente nei primi anni 2000 quando gli ingegneri videro lo schermo in vetro di Moto Razr V3 e cercarono un modo per rendere il loro Chemcor ancora più sottile per poterlo utilizzare sui dispositivi elettronici.
Molti di voi si ricorderanno lo storico evento del gennaio 2007, quando Steve Jobs salì sul palco per svelare al mondo il primo iPhone. Quello che venne mostrato sul palco era ancora dotato di schermo plastico, ma Steve Jobs si infastidì non poco quando il giorno dopo si accorse che si era riempito di graffi. Fu a quel punto che Cupertino chiese a Corning di fornir loro quel vetro che sarebbe poi divenuto famoso con il nome di Gorilla Glass. La richiesta fu di un vetro resistente, elastico, molto chiaro ma anche spesso 1,3 mm: Corning non sapeva se ne sarebbe stata in grado ma accettò comunque la richiesta, e il resto è storia.
Quello creato da Corning fu un vetro alcalino-alluminosilicato ad alta resistenza composto da elementi quali biossido di silicio, alluminio, magnesio e sodio, in grado di offrire una resistenza più elevata a usura e cadute; se foste interessati ai dettagli sul metodo di realizzazione, vi consiglio questo approfondimento. La prima generazione (dopo iPhone) risale a febbraio 2008, e in soli due anni venne adoperato su circa 200 milioni di smartphone nel mondo, pari al 20% del mercato. Fra i primi smartphone ad adottarlo non troviamo solo i melafonini ma anche l’altrettanto storico HTC Dream, il primo smartphone Android della storia, così come telefoni Symbian quali Samsung i8910 e Nokia X6.
La seconda generazione arrivò nel 2012, quando Corning ne annunciò una versione dallo spessore ridotto del 20% a pari resistenza, dando via a una serie di evoluzione incrementali. Il lancio del Gorilla Glass 3 avvenne al CES 2013, con una resistenza ai graffi migliorata del 40%; a fine 2014 arrivò il Gorilla Glass 4, che come la 2° generazione si concentrò sul diventare più sottile, e nel 2016 il Gorilla Glass 5, più resistente alle cadute, e il Gorilla Glass SR+, che introdusse Corning nel mondo di smartwatch e fotocamere, a cui nel 2018 seguirono Gorilla Glass DX e DX+, meno riflettenti e una resistenza ai graffi pari agli smartphone; sempre nel 2018 il Gorilla Glass 6 migliorò ulteriormente la robustezza a graffi e cadute e il trattamento anti-riflesso; infine Gorilla Glass Victus e Victus 2, il primo due volte più anti-graffio e il secondo più resistente alle cadute sul cemento. Corning non si è occupata unicamente di realizzare vetri per smartphone, ma anche di componenti più interne come Lotus Glass e Willow Glass, utilizzati come substrato all’interno degli schermi OLED, anche di Samsung.
La collaborazione con Apple proseguì fino all’iPhone 5 del 2014, quando a Cupertino si decise di optare per una soluzione in cristallo di zaffiro sintetico di GT Advanced, più resistente del vetro. Tuttavia, il progetto non andò in porto a causa dell’incapacità delle fabbriche cinesi di finalizzare su larga scala questa tipologia di vetro. Negli anni, però, venne realizzata con successo e adottata in altri modi, cioè per proteggere Apple Watch e le fotocamere di iPhone. Finora Apple ha investito oltre 450 milioni in Corning, nonostante negli ultimi anni la sigla “Gorilla Glass” non venga utilizzata da Apple e non compaia in nessuna scheda tecnica ufficiale (la ragione è ignota).
Zaffiro a parte, il successo riscosso da Corning ha attirato le mire di altre aziende, come nel caso della giapponese Asahi Glass e il suo vetro Dragontrail e la tedesca Schott AG e il suo Xensation. Ma finora nessuno è riuscito a spodestarla ed è tuttora l’azienda di riferimento quando si parla di vetri protettivi.
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