In molti ieri hanno seguito lo sbarco di Nancy Pelosi nell’isola di Taiwan: era dal 1997 che un alta carica dello stato USA non la visitava, e questo ha scatenato l’ira della Cina. Sin da quando la speaker della Camera USA ha annunciato la sua visita a Taipei, si è tornati a parlare delle conseguenze che nascerebbe da una possibile invasione della Cina nei confronti di Taiwan. Un argomento che abbiamo già affrontato nei mesi scorsi in questo video editoriale e che adesso purtroppo torna centrale, riaccendendo le discussioni attorno alle complicazioni del mercato dei semiconduttori.
Da un punto di vista puramente politico, il motivo per cui la Cina vuole annettere Taiwan risale ai secoli scorsi, quando l’isola di Formosa passò ai giapponesi nel 1895 in seguito alla sconfitta nella prima guerra fra Cina e Giappone. Ne riprese possesso in seguito alla fine della Seconda Guerra Mondiale, ma nel frattempo in Cina imperversava la guerra civile fra il Partito Comunista di Mao Zedong e il nazionalista Kuomintang di Chiang Kai-shek. Ad avere la meglio fu il Partito Comunista, che prese il controllo della nazione sotto il nome di Repubblica Popolare Cinese e costrinse i rivali sull’isola di Taiwan sotto il nome di Repubblica di Cina.
Da allora, Taiwan è diventato un stato de facto, quindi non riconosciuto ufficialmente come stato sovrano dalla maggioranza degli stati mondiali. Secondo la Cina, l’isola è sempre stata di appartenenza della Cina; secondo Taiwan, l’isola non ha mai fatto veramente parte della Cina proprio in virtù della separazione di cui sopra, essendosi sviluppata in autonomia e con una politica molto più democratica di quella cinese.
Il presidente di TSMC parla delle ripercussioni che un possibile conflitto fra Cina e Taiwan avrebbe sul mercato tech
Ma se si mettono da parte gli aspetti socio-politici, la spinta tecnologica rappresenta un grosso traino per l’annessione di Taiwan da parte della Cina, e questo TSMC lo sa bene. Specialmente da quando è scoppiata la crisi dei semiconduttori, l’importanza che il chipmaker taiwanese esercita nei confronti del resto del mondo si è fatta sempre più marcata. Anche se la Cina rappresenta tuttora il fulcro della produzione tecnologica globale, in materia di microchip sono Taiwan, USA, Sud Corea e Giappone a guidare il mercato globale. Non a caso, queste nazioni starebbe creando la Chip 4 Alliance, una collaborazione strategica che non ha tardato a suscitare le ire della Cina.
Questo perché, nonostante in Cina ci siano 74 impianti di stampa di semiconduttori, i suoi chipmaker non possono competere con realtà quali TSMC, Intel, GlobalFoundries, Samsung, SK Hynix e Kioxia, per citarne alcune. Alla luce di ciò, ecco che l’invasione di Taiwan della Cina assumerebbe un ruolo strategico ancor più marcato sotto il profilo tecnologico.
Vista la delicata situazione, i microfoni di CNN hanno raggiunto le parole di Mark Liu, presidente di TSMC che ha concesso una (rara) intervista per parlare dell’argomento. Secondo mr. Liu, un’eventuale guerra fra Cina e Taiwan non porterebbe a nessun vincitore reale, in quanto il fisiologico cambiamento degli equilibri geopolitici finirebbe per danneggiare la Cina stessa. Anche ipotizzando che la Cina avesse la meglio su Taiwan, le fabbriche di TSMC non potrebbero più operare, dato che la loro operatività si basa su una forte cooperazione globale mediante il commercio con tutte quelle aziende necessarie per il mantenimento della filiera dei semiconduttori.
Se le fabbriche TSMC passassero sotto il controllo cinese, queste aziende interromperebbero questa cooperazione. Come afferma Mark Liu, “nessuno può controllare TSMC con la forza, un’invasione militare renderebbe le fabbriche inutilizzabili, esse dipendono da connessioni in tempo reali con il resto del mondo per materiali, prodotti chimici, componenti e software“. Inoltre, l’interruzione dell’operatività delle fabbriche TSMC comporterebbe un danno a catena per la Cina stessa (da cui deriva il 10% delle entrate di TSMC nel 2021). Privare il mercato dei microchip TSMC sarebbe un duro colpo per moltissime aziende cinesi, comprese le varie Xiaomi, OPPO, OnePlus, Realme, vivo, Huawei, Honor e così via.
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