USA, Taiwan, Giappone e Sud Corea: questi sono i 4 paesi che compongono la Chip 4 Alliance (detta anche “Fab4”), una partnership che non va particolarmente a genio alla Cina. Sin da quando gli Stati Uniti hanno avanzato questa proposta ai paesi alleati in Asia, il governo Xi Jinping l’ha accusata di rappresentare un complotto di Washington che mira a escludere la Cina dal mercato dei semiconduttori. Una minaccia non di poco conto, se si considera l’importanza dei microchip per l’economia odierna e soprattutto la crisi dei semiconduttori che sta colpendo la filiera a livello globale.
Come vi ho spiegato in questo video editoriale, nonostante la Cina sia l’epicentro della catena di produzione dell’elettronica di tutto il mondo, non è affatto leader quando si tratta di semiconduttori. Se la Cina può ritenersi leader nell’assemblaggio di gadget o nella produzione di schermi, auto elettriche, batterie e pannelli fotovoltaici, lo stesso non può dire per chipset per smartphone, tablet, PC, fotocamere, memorie e così via.
Nell’industria dei semiconduttori, affinché una nazione possa ritenersi leader è fondamentale che possieda almeno un chipmaker fab, cioè che possiede impianti per la stampa fisica dei microchip. E anche se la Cina conta sul suo territorio qualcosa come 74 impianti di fabbricazione chip, i suoi chipmaker nazionali non sono ancora all’altezza della competizione delle succitate nazioni.
Cos’è la Chip 4 Alliance e perché spaventa così tanto il mercato tecnologico della Cina
Sull’isola di Taiwan troviamo in primis TSMC, l’azienda più grande quando si parla di microchip per i dispositivi tecnologici più avanzati al mondo. Sono suoi i chip di Qualcomm, MediaTek (anch’essa taiwanese), Apple, Huawei (prima del ban), NVIDIA, AMD, Broadcom e Intel, per citare alcuni dei clienti principali. Senza contare che Taiwan ha anche altre realtà come UMC, un altro storico chipmaker meno avanzato di TSMC ma particolarmente diffuso nelle frange più economiche dell’elettronica, Powerchip, Vanguard, Epistar e Lite-On.
Se si guarda alle altre nazioni, gli USA sono guidati principalmente da Intel e GlobalFoundries (sussidiaria di AMD), oltre che da Texas Instruments, Qorvo, Seagate, Micron, NXP, Analog Devices e ON. Il Sud Corea può contare su un altro colosso quale Samsung, oltre che su SK Hynix. Infine, il Giappone possiede anch’esso numerose fabbriche: Sony, Canon, Olympus, Hitachi, Fujitsu, Seiko, Epson, TDK, Toshiba, Sharp, Renesas, Murata e Kioxia.
Nel mentre, la Cina può contare principalmente su SMIC e Hua Hong: mentre i suoi due più grandi chipmaker fab contano 15 impianti di stampa, soltanto TSMC ne vanta oltre 30, Intel 20, Kioxia 14 e Samsung 13. Capirete, quindi, che la preoccupazione della Cina di essere tagliata fuori dai giochi con la nascita della Chip 4 Alliance è più che legittima. Anche perché non dimentichiamoci che c’è di mezzo anche ASML, l’azienda dell’Olanda che ha sostanzialmente il monopolio sulla produzione dei macchinari DUV e EUV, necessari per la stampa dei chip più avanzati.
Allo stato attuale, soltanto il Sud Corea non ha ancora confermato in via ufficiale di voler entrarne a far parte. Questo perché la precedente presidenza Moon Jae-in ha mantenuto attivi i legami con la Cina, anche considerando che nel 2021 è la Cina ad aver acquistato il 60% delle esportazioni di chip dal Sud Corea. Questo potrebbe però cambiare con l’attuale presidenza Yoon Sul-yeol e con il sentimento anti-Cina che è montato negli ultimi anni, con una nazione sempre più vicina ad alleati quali – appunto – USA, Giappone e Taiwan.
Nel mentre, il ministro degli esteri sud coreano Park Jin prova smorzare la situazione, definendo la Chip 4 Alliance come una partnership di cooperazione per la filiera e non come un mezzo di esclusione verso altre nazioni. Ecco quanto afferma il ministro degli esteri cinese: “Speriamo che la Corea del Sud pensi ai propri interessi a lungo termine, al principio di equità e apertura allo sviluppo delle relazioni Cina-Corea del Sud e alla stabilità delle catene industriali globali“.
Le intenzioni degli Stati Uniti sono quelle di tenere la prima riunione del Chip 4 verso fine agosto, ma bisognerà attendere la mossa del Sud Corea nei confronti della Cina. Anche perché non mancano preoccupazioni interne: qualora l’alleanza partisse, la Cina potrebbe rispondere con sanzioni ai danni del Sud Corea, anche in virtù della presenza di 8 fabbriche Samsung e SK Hynix in Cina. Ma potrebbe rivelarsi altrettanto importante consolidare l’alleanza con quegli USA che detengono brevetti chiave per il mondo dei semiconduttori, in vista del piano da 450 miliardi che il Sud Corea vuole mettere in atto per diventare il più grande produttore di semiconduttori al mondo entro il 2030.
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