Apparentemente innocui e per niente ostili, un gruppo di ricercatori ha dimostrato come anche un robot aspiratore possa rappresentare una cyber-minaccia. Le tecniche di hacking possono rivelarsi così infide da tramutarlo in un vero e proprio microfono in grado di captare i suoni nella propria casa. A svelare questa potenziale falla di sicurezza sono i ricercatori del dipartimento di Computer Science dell’Università del Maryland, negli USA. Gli studi condotti dai ricercatori del Maryland sono stati condotti su di un robot aspiratore dotato di un sistema LIDAR, necessario per mettere in azione le tecniche di hacking in questione.
Per chi non lo conoscesse, questo sistema adopera sensori che proiettano un raggio di laser attorno a sé. In base al rimbalzo sulle superfici circostanti, i robot sono in grado di creare una mappa 3D attorno a loro. Una feature molto utile per renderli veramente “intelligenti” ed in grado di muoversi in casa, sapendo quali zone sono da pulire e quali sono già state pulite. Per capire se il proprio robot ce l’ha basta osservarlo: se dalla parte superiore sbuca una piccola torretta, allora ha i sensori incaricati di questa tipologia di scansione.
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Una ricerca mostra le potenziali falle di sicurezza di un robot aspiratore
Di base, nessun robot aspiratore possiede un microfono, dato che sarebbe inutile per un prodotto di questo tipo. Tuttavia, i dati collezionati tramite il sistema di navigazione LIDAR possono essere convertiti in segnale audio. Utilizzando determinate tecniche basate sul deep learning è possibile sia riconoscere voci che l’audio proveniente dalla TV presente nella stanza dove sta pulendo, per esempio.
Si fa l’esempio dei microfoni laser usati nel mondo dello spionaggio negli anni ’40, i quali erano in grado di convertire le variazioni laser in onde sonore. Una volta hackerato il robot aspiratore via Wi-Fi, un malintenzionato può controllare la posizione del laser e ricevere i dati acquisiti. A quel punto, questi dati sono stati dati in pasto ad un software apposito (chiamato LidarPhone), il quale ha restituito un’onda sonora con una precisione di circa il 90%.
“Diamo il benvenuto a questi dispositivi nelle nostre case e non pensiamo al peggio. Ma abbiamo dimostrato che, anche se questi dispositivi non dispongono di microfoni, possiamo riutilizzare i sistemi che utilizzano per la navigazione per spiare le conversazioni e potenzialmente rivelare informazioni private“. Così ha affermato Nirupam Roy, uno dei professori che ha presentato la ricerca alla conferenza SenSys 2020 tenutasi negli scorsi giorni.
Secondo questo studio, l’hacking di un robot aspiratore può comportare rischi per privacy e sicurezza. Sentire cosa stiamo guardando in TV può rivelare un orientamento politico e/o religioso, senza parlare di quello che possiamo dire al telefono (informazioni compromettenti e ricattabili, dati bancari, sanitari e così via). Dati che potrebbero anche essere usati per profilare ancor più precisamente un consumatore per poi essere rivenduti ad aziende pubblicitarie.