Che cos’è e a cosa serve il refresh rate a 60Hz, 90Hz, 120Hz e 144Hz?

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Dando un’occhiata al mercato attuale notiamo una costante: quasi tutti i device, anche quelli di fascia più bassa, montano un display con refresh rate superiore ai 60Hz. Mi vengono in mente i vari gaming phone, come il nuovo ASUS ROG Phone 3, o altri dispositivi di fascia più bassa, come Realme 6 Pro. Non tutti, però, hanno capito realmente che vantaggi porta questa tecnologia e se, poi, effettivamente di vantaggi si parla. Vogliamo, quindi, spiegarvi molto semplicemente che cos’è e a cosa serve avere una frequenza di aggiornamento del display più alta.

Cos’è il refresh rate di un display?

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Diamo subito una definizione chiara di questo concetto. Se diamo uno sguardo ai prodotti più comuni, questi montano un pannello con refresh rate pari a 60Hz. Cosa vuol dire? Questo significa che il display si aggiorna 60 volte al secondo, dunque l’immagine che noi vediamo viene aggiornata una volta ogni 16,67ms (millisecondi). Analogamente, un display a 90Hz si aggiorna 90 volte al secondo, mentre un display a 120Hz si aggiorna 120 volte al secondo. Pertanto, i display a 90 Hz e 120 Hz hanno tempi di aggiornamento inferiori, rispettivamente di 11,11ms e 8,33ms.

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Come spesso sentiamo dire, però, il nostro occhio non riesce a percepire una differenza tangibile oltre i 60Hz. Confrontando due smartphone, uno con un refresh rate a 60Hz ed un’altro con refresh a 90Hz, è possibile notare una maggiore velocità delle animazioni e, soprattutto, nello scrolling delle pagine. Quello che percepiamo, però, è solo la diversa fluidità nei movimenti delle immagini, che in effetti ci danno la percezione di trovarci di fronte a frequenze di aggiornamento differenti.

Quanto consuma un display con refresh rate superiore a 60Hz?

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Questo aspetto è forse uno dei più controversi dell’ultimo periodo. Ad elevate frequenze di aggiornamento del display corrispondono elevati consumi. Non è un caso, quindi, che su quasi tutti gli smartphone sia possibile modificare questa scelta, deselezionando magari i 90Hz o 120Hz, a favore dei più canonici 60Hz. Non abbiamo dati che possano confermare questo aspetto ma, nel caso in cui possediate un device con tale funzionalità, sarà davvero semplice verificare quanto detto. All’interno di una singola giornata, con Google Pixel 4 impostato sui 60Hz, è possibile arrivare a fine giornata anche con un 20% di carica residua. Allo stesso orario, con il Display Fluido attivo (impostazione che aumenta il refresh rate dai 60Hz a 90Hz), lo smartphone si era già scaricato del tutto.

Refresh rate più elevato non è sinonimo di alta qualità

Si tende a credere che una frequenza di aggiornamento elevata indichi effettivamente una maggior qualità del display. Non è così. A determinare la qualità o meno di un pannello, infatti, sono altri parametri ben più importanti. Come per altre componenti, infatti, conta la tecnologia che sta alla base di tale prodotto, così come l’assemblaggio, la calibrazione dei colori, etc. Questo aspetto del refresh rate elevato, dunque, è diventato uno strumento di marketing per tutte le aziende che, ormai, lo associano spesso ad una migliore qualità del pannello stesso.

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