L’FBI sorvegliava il mondo… grazie ad una compagnia di viaggi

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Quando pensiamo all’FBI, l’organo federale di investigazione statunitense, ci vengono in mente le spesso fantasiose manovre di sorveglianza e le mirabolanti operazioni che vediamo nel film a stelle e strisce. Nella realtà, il lavoro dei federali non è proprio come ce lo aspetteremmo, dato che è molto più vicino all’investigazione cui siamo abituati in Italia. Talvolta però, può capitare che l’FBI possa fare sorveglianza mondiale in maniera… pittoresca, come è accaduto con Sabre, una nota compagnia di viaggi.

FBI: la sorveglianza mondiale passa da Sabre, compagnia di viaggi

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Ma com’è andata la vicenda? Molto semplicemente, secondo quanto riporta Forbes, l’ufficio investigativo americano nel dicembre 2019 si è affidato, al fine di tracciare gli obiettivi, alla compagnia di viaggi Sabre. E i risultati sono stati anche molto positivi, visto che hanno portato poi alla cattura del fuggitivo indiano Deepanshu Kher, tracciato nei suoi ordini di viaggio, transazioni e prenotazioni, portandolo poi ai domiciliari in gennaio.

Ma non solo. Infatti, grazie a questa collaborazione, l’FBI ha arrestato anche uno dei truffatori più pericolosi del globo, Alexei Burkov. In merito a queste situazioni, Sabre (ovviamente) ha preferito non rispondere ad alcuna richiesta di commento. Gli indiziati invece hanno proprio declinato di commentare.

Non è però la prima volta che l’FBI opera in questa direzione per la sorveglianza, dato che anche altre compagnie come Amadeus e Travelport furono utilizzate per tracciare i dirottatori degli aerei per l’11 settembre 2001. Sabre però, era diventata parte integrante delle ricerche, data l’enorme mole di dati che può fornire. Questo ha aperto a tanti dubbi riguardanti la privacy di una persona, come accadde sempre con Kher quando i federali provarono a forzare Apple di fornire la possibilità di sbloccare l’iPhone del fuggitivo.

L’FBI potrebbe utilizzare anche TikTok un giorno?

Questo può essere uno spunto di riflessione per quanto riguarda la privacy e soprattutto per i dati che noi forniamo non solo appunto a compagnie di viaggi, ma anche nei nostri dispositivi elettronici, spesso coinvolti in questioni di invio dati a server esteri che li raccolgono per elaborare varie operazioni su scala globale. E che non ci sia proprio questo dietro alla volontà di americanizzare l’app più discussa del momento, TikTok. Solo il tempo ce lo dirà.

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