Sin dalla sua nascita, OnePlus ha dimostrato di voler attecchire più sul pubblico europeo ed americano che su quello asiatico. Questa strategia ha permesso ad un brand comunque asiatico di essere recepito dalla community come “occidentale”. Ne sono conseguite vendite maggiori dalle nostre parti, arrivando a competere in alcuni paesi con i brand più blasonati. E come prevedibile, la progressiva crescita qualitativa ha spostato l’azienda verso lidi più costosi, abbandonando il concetto di “flagship killer” che l’ha resa celebre. Ne avevamo parlato nel nostro editoriale anni fa e forse questo spostamento potrebbe iniziare a farsi sentire nei piani alti dell’azienda.
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OnePlus rivede la propria strategia in Europa, licenziando in vari paesi
Da poco sono stati lanciati OnePlus 8 e 8 Pro, due modelli generalmente apprezzati, in quanto privi dei diversi compromessi dei modelli del passato. Ma è evidente e fisiologico che questo salto di qualità si rifletta in costi maggiorati, sia per OnePlus stessa che per i suoi clienti. Prima di proseguire, facciamo un passo indietro e ripercorriamo i prezzi della storia del brand:
- 2014
- One: 269€
- 2015
- 2: 339€
- X: 269€
- 2016
- 3: 399€
- 3T: 439€
- 2017
- 5: 499€
- 5T: 499€
- 2018
- 6: 519€
- 6T: 559€
- McLaren Edition: 709€
- 2019
- 7: 559€
- 7 Pro: 759€
- 7T: 599€
- 7T Pro: 759€
- McLaren Edition: 859€
- 2020
- 8: 719€
- 8 Pro: 919€
Praticamente una media di 50€ di aumento ad ogni generazione, oltre ad un progressivo aumento dei modelli con prodotti sempre più costosi. Per il momento è ancora presto per capire come questo approccio si rifletterà sul mercato, ma forse un primo indizio arriva proprio dall’Europa. Secondo una fonte vicina all’azienda riportata da Engadget, OnePlus sta ridimensionando la propria presenza dirigenziale in vari paesi. In Francia, Germania e Regno Unito sono partiti licenziamenti di circa l’80/90% della forza lavoro, una sorta che nel 2019 era già toccata a Italia e Spagna. Nei paesi coinvolti sarebbero rimasti pochissimi incaricati chiave, occupati nel continuare a gestire le mansioni più essenziali.
Quella che prima era soltanto un’indiscrezione è stata poi confermata da un portavoce OnePlus, il quale parla di una “normale ristrutturazione”.
“L’Europa è un mercato molto importante per noi e lo è sin dall’esordio di OnePlus. Stiamo effettuando alcune ristrutturazioni strategiche e fra l’altro stiamo anche assumendo.“
Se si sommano voci ufficiali e di corridoio, l’intenzione di OnePlus sarebbe quella di investire nei paesi nordici dell’Europa, storicamente più abbienti. Non è un caso che gli uffici in Danimarca, Olanda, Belgio e Finlandia non siano stati toccati dai tagli del personale. Fra l’altro, il quartier generale, prima ubicato in quel di Londra, è stato spostato ad Helsinki.
OnePlus potrebbe prepararsi a vivere la prima crisi in Europa
A tal proposito, l’analista Ben Wood di CSS Insight parla della situazione britannica di OnePlus. Rispetto al passato, la neonata serie 8 è disponibile tramite un solo operatore, 3 UK. In passato l’azienda ha avuto a che fare con altri operatori, prima con OP6T con O2 e EE e poi con OP7 Pro 5G, ma in entrambi i casi la cooperazione non è proseguita. Questo perché le vendite non avrebbero soddisfatto le parti a tal punto da portare avanti questa collaborazione. Secondo Wood, OnePlus avrebbe problemi sotto questo profilo, saltando da un operatore all’altro ad ogni generazione.
È evidente che, rispetto ai primi anni, la competizione in Europa stia crescendo quasi esponenzialmente. L’ingresso di brand come Xiaomi, Redmi, OPPO e Realme fa sì che la scelta nella fascia alta sia più ricca che mai. Specialmente in un momento storico in cui scegliere OnePlus non significa più guardare al portafogli, per quanto anche con Xiaomi stia succedendo lo stesso.
Insomma, il rischio di di scontentare tutti è palpabile. Da un lato i fan della prima ora, acquisiti all’epoca con la promessa di prezzi quanto più competitivi possibile. Dall’altro l’utenza più generalista, disposta sì a spendere ma ancora legata a brand mainstream come Apple, Samsung e Huawei. Certo è che il mancato lancio di OnePlus Z ha giocato in maniera negativa, senza considerare la situazione Covid-19 che sta colpendo duramente tutti (o quasi).