Huawei: il ban in Taiwan prosegue e si estende

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Le questioni legate a Blizzard ed NBA hanno dimostrato come la situazione fra Cina ed Hong Kong non sia delle più ridenti, anzi, tutt’altro. Seppur in maniera meno intensa, lo stesso si può dire con Taiwan, isola dichiaratisi indipendente nel 1949 ma mai riconosciuta come tale dalla Repubblica cinese. Da questo dissidio nasce così il ban dalla vendita a tre modelli targati Huawei, ovvero P30, P30 Pro e Nova 5T.

Aggiornamento 09/12: la situazione fra Huawei, Cina e Taiwan si fa ancora più spinosa. Il lancio dei nuovi Mate 30 Pro e Watch GT 2 è stato sospeso a causa del ban perpetrato nei confronti dell’azienda cinese. Ufficialmente Huawei ha parlato di “problemi di fornitura”, trovandosi a dover rimborsare coloro che hanno preso parte ai preordini. Ma fonti interne alla questione attribuirebbero questo retro front alle tensioni fra le due nazioni.

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La decisione è stata stabilita dall’NCC, la commissione nazionale delle comunicazioni del Taiwan, a seguito di una controversia legata ad un dettaglio della EMUI. Sui modelli incriminati il software dell’azienda è impostato in maniera tale che il fuso orario sia lo stesso della Cina. “L’etichettatura negli smartphone Huawei è in realtà errata e ha danneggiato la dignità del popolo taiwanese. Abbiamo adottato misure rigorose per sostenere la digità di Taiwan“, ha dichiarato l’ente NCC.

Senza addentrarci in argomenti politici e spinosi, visto che questa non è la giusta sede per farlo, ricordiamo che l’allora leader cinese Deng Xiaoping stabilì nel 1979 la formula poi denominata “Una Cina, due sistemi“. L’obiettivo era quello di riconoscere la Cina come unica realtà politica, pur facendo mantenere una certa dipendenza alle aree indipendenti istituzionalmente ed economicamente parlando. Queste comprendono appunto Taiwan, ma anche la succitata Hong Kong e Macao. Ma è evidente che una situazione del genere sia piuttosto complessa da gestire, come evidenza il ban a cui Huawei è andata incontro.


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