Anche se è in atto un timido riavvicinamento fra USA e Cina, il capitolo ban per Huawei è lungi dal concludersi. Probabilmente passerà tempo prima di assistere ad un riassestamento, se mai avverrà, tra le due fazioni occidentali e asiatiche. Da un lato gli Stati Uniti che accusano l’azienda di installare backdoor nelle infrastrutture dei paesi partner. Dall’altro una Huawei che, per evitare possibili interferenze americane dall’interno, ha deciso di riorganizzare il proprio organico.
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Cambi nell’organico Huawei per evitare l’ingerenza degli USA
Come segnala il Nikkei Asian Review, Huawei avrebbe avviato un rimpasto della dirigenza, licenziando alcuni dirigenti e scienziati collegati agli USA o ricollocandoli in divisioni minori. Fra questi figurerebbero il CTO di HiSilicon Sunhom Steve Paak, branca incaricata della produzione dei chipset Kirin, ed il leader dello sviluppo tech Wang Hsin-shih, entrambi licenziati dalle fila aziendali.
Non sarebbe successo ancora nulla, ma l’obiettivo di Huawei sarebbe quello di evitare possibili cooperazioni con gli agenti americani con relative fughe di dati. La società avrebbe anche rinforzati i propri sistemi di sicurezza, specialmente quelli che collegano uffici asiatici ed occidentali. Già in precedenza la tensione fra le parti si è alzata, con la stessa Huawei che ha puntato il dito agli USA con ben 9 capi di accusa.
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