Di recente il produttore cinese ha lanciato un nuovo rugged phone, ma stavolta si tratta di un modello leggermente diverso rispetto a quello a cui siamo abituati. Il CUBOT Quest, infatti, aspira ad essere un rugged sportivo, quindi da maltrattare senza remore durante gli allenamenti o le vostre escursioni fuori porta. Ma cosa significa esattamente essere un rugged sportivo? Se volete scoprirlo… beh non resta che dare un’occhiata alla nostra recensione del nuovo smartphone ultra resistente.
Recensione CUBOT Quest
Indice
Confezione di vendita
La confezione di vendita del dispositivo si presenta come un cartonato nero, con alcune trame colorate ed un aspetto giovanile. All’interno del box troviamo la seguente dotazione:
- CUBOT Quest;
- caricatore da parete 5V 2A;
- cavo USB / USB Type-C;
- spilletta per lo slot SIM;
- manualistica.
Design e costruzione
La prima cosa che salta all’occhio osservando e tenendo in mano il rugged phone è proprio la volontà da parte dell’azienda di sottolineare l’anima sportiva del device. Il retro presenta infatti una serie di icone che ci mostrano alcune delle attività che è possibile accompagnare con CUBOT Quest: corsa, bicicletta e canottaggio/nuoto. Lo smartphone possiede un look abbastanza classico per questa tipologia, con linee squadrate e materiali (policarbonato) che già al tatto restituiscono un senso di solidità. Le linee rosse che percorrono la scocca sono un tocco estetico molto piacevole.
Nel complesso il design aggressivo è quello che ci si aspetterebbe da un rugged phone, ma il nostro CUBOT sa sorprenderci. Le dimensioni sono di 157 x 73.7 x 10.8 mm per un peso di soli 180 grammi. E tra parentesi la scocca sarebbe di 8.8 mm di spessore nei punti più sottili. Insomma anche se si tratta di un modello votato alla resistenza riusciamo ad avere dimensioni e peso nella norma, un dettaglio da non sottovalutare. Ed ecco che il device si mostra perfetto per accompagnarci durante la corsa, in bicicletta e perfino durante una sessione di nuoto.
Frontalmente troviamo il LED di notifica, la sensoristica, la capsula auricolare e la fotocamera selfie. Il bordo inferiore ospita il microfono principale, mentre quello secondario (per la riduzione dei rumori) è spostato sulla cover posteriore, accanto all’altoparlante. Il retro continua con un lettore d’impronte digitali, la dual camera principale con Flash Dual LED ed il logo del brand in bella vista.
Il bordo inferiore ospita la porta di ricarica USB Type-C mentre a destra abbiamo il pulsante Power e il bilanciere del volume. Al lato opposto trovano spazio lo slot ibrido per le due SIM (o per una SIM ed una schedina di memoria) ed un pulsante fisico che può essere mappato a proprio piacimento (ne parleremo più avanti, nella sezione Software).
Per amor di completezza sottolineiamo la presenza della certificazione IP68: lo smartphone è totalmente impermeabilizzato e non corre rischi se immerso in acqua (fino a 3 metri di profondità per un massimo di un’ora). Nei nostri brevi test di immersione il dispositivo non ha riportato danni ma come sempre non fate totale affidamento sulle certificazioni IP degli smartphone perché nessun produttore garantisce una totale assenza di controindicazione.
Display
A bordo del Quest troviamo un pannello IPS da 5.5 pollici di diagonale con risoluzione HD+ (1440 x 720 pixel), rapporto in 18:9, 293 PPI ed un vetro protettivo Corning Gorilla Glass 5. Si tratta di una soluzione discreta, con colori a volte troppo saturi e poco fedeli (tendono a sovraccaricarsi parecchio), ma con dei buoni angoli di visuale.
Purtroppo non sono presenti impostazioni per mettere mano al display e alla taratura del colori. Tuttavia non si tratta di una perdita poi così grave: parliamo pur sempre di un modello fatto per resistere e – soprattutto – da utilizzare all’aperto. In questo caso abbiamo un’ottima visibilità sotto il sole, dettaglio da tener conto per un utilizzo “sportivo”.
Hardware e prestazioni
Sotto la scocca rugged in policarbonato è racchiuso un chipset MediaTek Helio P22, soluzione octa-core con una frequenza massima di 2.0 GHz. Ad accompagnare il SoC abbiamo 4 GB di RAM e 64 GB di memoria interna espandibile fino a 128 GB tramite microSD. Nonostante su carta non ci sia niente di anomalo, consigliamo fin da subito di attivare le opzioni sviluppatore e abbassare le animazioni a 0.5x. Ciò migliorerà leggermente la user experience, molto pensate di suo.
Il dispositivo infatti risulta spesso impacciato, come se la navigazione nell’interfaccia, l’apertura e la chiusura delle app fossero giù di tono. Si respira un’atmosfera di lentezza generale ma per fortuna – mettendo mano alle opzioni sviluppatore – sarà possibile migliorare un tantino le cose. Inoltre, con le attività più intense (e prolungate) non manca un leggero aumento di temperatura, anche se non si tratta di nulla di invalidante.
La parte grafica si basa sulla GPU PowerVR GE8329 ma partiamo immediatamente in quarta: il CUBOT Quest non è uno smartphone per il gaming (e nemmeno vuole esserlo). Giochini casual andranno più che bene ma spostandosi su titoli multiplayer (seppur leggeri) come Brawl Stars… preparatevi a cali di frame rate improvvisi ed un’esperienza non proprio appagante. Alla larga i titoli più pesanti, al massimo giocabili con le impostazioni grafiche al minimo.
Recensione CUBOT Quest – Benchmark
Software
Il software con cui arriva CUBOT Quest è basato su Android 9 Pie, con patch di sicurezza aggiornate a febbraio 2019. Un plauso all’interfaccia, che gli amanti di Android puro apprezzeranno particolarmente; le personalizzazioni dell’azienda sono ridotte all’osso, con aggiunte per nulla invasive ed un atmosfera quasi completamente stock. Qualche punto in meno per la cura per gli update, difetto che potrebbe far storcere il naso agli utenti più accorti da questo punto di vista.
La sicurezza si affida al lettore d’impronte posteriore, rapido nello sblocco (ma non fulmineo, sia chiaro) ma poco preciso. Spesso lo sblocco risulta ostico e sarà necessario accendere il display per far diventare operativo il lettore d’impronte. Il Face Unlock, d’altro canto, è una feature meramente software ma che sa il fatto suo; al buoio sarà possibile sfruttare la luce del pannello per illuminare il viso.
Il pulsante fisico sul bordo sinistro può essere personalizzato in Impostazioni, Custom Side Key. Di default abbiamo la Fotocamera con una pressione breve, mentre una prolungata richiamerà Google Assistant. Potrete mettere mano solo al click rapido e scegliere l’app che più vi aggrada.
In Impostazioni, Sistema, Gesti sarà possibile impostare Scorri verso l’alto sul pulsante Home, in modo da richiamare la Gestione Attività. Un secondo swipe vi farà accedere all’App Drawer. Purtroppo non è presente un’opzione per disattivare la navigation bar e sfruttare le gesture.
Qualità fotografica
Il comparto fotografico offre una Dual Camera composta da un sensore Sony IMX486 (come specificato dalla pagina ufficiale) da 12 mega-pixel con apertura f/1.8, accompagnata da un modulo secondario da 2 mega-pixel dedicato alla profondità di campo. Presenti all’appello l’autofocus PDAF ed un Flash Dual LED. Ma come si è comportato nelle prove fotografiche il nostro rugged sportivo?
Gli scatti effettuati di giorno e con una buona luce posso regalare qualche piccola soddisfazione (e dettagli ben definiti), ma nel complesso è impossibile non notare una forte tendenza alla sovraesposizione, con foto quasi “bruciate” (manca un pelo) e una resa cromatica poco invitante. I colori risultano artificiosi e mancano di freschezza, anche se – ripetiamo – nelle condizioni giuste è possibile tirar fuori dal cilindro qualche immagine soddisfacente.
In condizioni di scarsa illuminazione il gioco si fa duro, forse anche troppo. Le immagini perdono molti dettagli, abbiamo qualche difetto nella messa a fuoco (che risulta poco performante) e lens flare in abbondanza. Gli scatti risultano pastosi e la modalità Notte non aiuta affatto: in realtà sembra quasi non apportare alcun cambiamento alla scena immortalata. Per quanto riguarda la modalità Ritratto si tratta di un semplice effetto sfocato (è possibile aumentare e diminuire l’intensità) che incornicia il soggetto in primo piano, con un effetto finale da dimenticare. Molto più precisi gli scatti con effetto bokeh ottenuti manualmente, con contorni ben sfocati.
Purtroppo il modulo selfie da 8 mega-pixel non ci ha convinto più di tanto. Le immagini sono poco dettagliate e nel complesso non è possibile parlare di utilizzo social. Di sera poi, i difetti vengono accentuati dalla mancanza di un’illuminazione naturale soddisfacente, con dettagli ancora meno marcati. Insomma utile per scatti casual ma sicuramente non è il caso di puntarci lato social. Lo smartphone è in grado di registrare video in Full HD con stabilizzazione EIS ma anche in questo caso i risultati non sono particolarmente convincenti.
Connettività e qualità audio
Lato connettività, il rugged phone non si fa mancare nulla. Abbiamo il Wi-Fi 802.1.1 a/b/g/n Dual Band, il Bluetooth 4.2 ed il supporto NFC per i più esigenti. La navigazione tramite GPS/A-GPS non ha dato alcun problema, sia a piedi che in auto, rivelandosi abbastanza stabile e precisa.
Come anticipato alcuni paragrafi fa, lo smartphone ospita uno slot ibrido Dual SIM con supporto LTE. Buona la navigazione in 4G, anche se con qualche calo in ambienti più chiusi. L’audio in chiamata si mantiene accettabile e con un volume adeguato.
In merito alla parte audio abbiamo un singolo speaker posto nell’angolo in basso a sinistra della back cover, una location decisamente ostica. La qualità non è delle migliori e dal punto di vista audio sicuramente il rugged phone non sarà il vostro miglior amico. Questo risulta infatti gracchiante e leggermente distorto nei passaggi più alti mentre il volume non è di certo il massimo.
Autonomia
L’autonomia si affida ad una capiente batteria da 4000 mAh, la quale ci ha consentito di beneficiare di poco più di 3 ore e 30 minuti di display acceso con un uso particolarmente intenso. Con un po’ più di parsimonia e meno pretese è possibile andare ben oltre le 4 ore di display acceso. Ovviamente si tratta di valori puramente indicativi: pur non essendo esente da difetti (sicuramente non si tratta di un battery phone) il CUBOT Quest è stato in grado di portarci a fine giornata e in alcuni casi ha resistito anche per un paio di giorni.
Abbiamo raggiunto la ricarica completa da 0 al 100% – e questo è un tasto dolente – in ben 2 ore e 56 minuti, con il caricatore da 5V 2A in dotazione. Lentino, anche se un problema ovviabile ricaricando nei momenti morti della giornata o durante la notte.
Recensione CUBOT Quest – Prezzo e Conclusioni
Il CUBOT Quest è uno smartphone che mantiene le promesse: si tratta di un rugged phone abbastanza maneggevole e portarlo in giro – magari proprio durante attività sportive ed escursioni – non sarà di certo un problema. Da questo punto di vista il dispositivo colpisce nel segno ma nonostante ciò non brilla. Il fatto che il pulsante laterale possa essere rimappato a proprio piacimento è sicuramente un pregio, ma al di là di questa ed altre piccole chicche software vince il senso di pesantezza durante l’utilizzo.
Inoltre la parte fotografica non si è rivelata particolarmente convincente anche se magari, durante una gita fuori porta alla luce del sole potreste immortalare dei bei momenti senza preoccuparvi di schizzi d’acqua, cadute accidentali e quant’altro. Diciamo che certe mancanze possono essere appianate dal prezzo del nostro rugged phone. In fondo 126€ non sono male per un dispositivo da maltrattare a più non posso!
Se avete necessità di un rugged leggero e poco ingombrante ma soprattutto economico, allora il CUBOT Quest farà al caso vostro. Se invece puntate ad un muletto in senso generico, oppure un’esperienza utente più appagante dovrete necessariamente puntare su altro. Appartenete alla seconda categoria? Allora date un’occhiata al CUBOT X19 (qui trovate la nostra recensione), un device che potrebbe rappresentare un buon compromesso tra performance e prezzo.
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