ZTE ferma tutte le attività a seguito del ban: la fine di un brand?

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Dopo aver ricevuto accuse piuttosto pesanti da parte delle autorità governative statunitensi, sembra proprio che la sorte di ZTE sia piuttosto grigia. A seguito del ban negli USA, e del relativo appello da parte del colosso cinese, da più parti si fa menzione di un’interruzione delle attività. Ipotesi che è stato successivamente confermata dalla stessa ZTE.

ZTE prossima alla chiusura per via degli USA

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La notizia arriva dalla Borsa di Hong Kong, dove ZTE ha depositato le seguenti dichiarazioni ufficiali, disponibili anche in questo documento:

Come conseguenza del Denial Order (l’ordinanza americana, ndr), le principali attività operative dell’azienda sono cessate. A partire da ora, la società mantiene liquidità sufficiente e aderisce rigorosamente ai suoi obblighi commerciali soggetti al rispetto di leggi e regolamenti.

Questa situazione deriva non soltanto dal ban della vendita di smartphone ZTE negli States, ma anche dall’aver bloccato le aziende americane, come Google e Qualcomm, dal commerciare con la società. Ciò significa l’impossibilità di realizzare i prossimi smartphone come l’Axon 9, se non tramite soluzioni di ripiego.

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ZTE Iceberg in un concept

Per chi non lo sapesse, il governo americano ha intrapreso questa decisione a seguito della violazione di un accordo che prevedeva il blocco di scambi commerciali con Iran e Corea del Nord. Il ban nei confronti di ZTE durerà almeno fino al 2025, con tanto di multa da circa 1 miliardo di dollari.

Nel frattempo, in seguito alla succitata dichiarazione ufficiale, ZTE ha chiuso il proprio store online, interrompendo la vendita anche tramite Taobao. Insomma, non si prospettano tempi rosei per il brand, a differenza di Huawei.

Quest’ultima, infatti, ha alcuni vantaggi dalla sua: in primis HiSilicon, ovvero la propria azienda manifatturiera per la produzione dei chipset Kirin. Inoltre, il team software è già al lavoro per lo sviluppo di un proprio sistema operativo, nel caso in cui la collaborazione con Google fosse compromessa. Nel frattempo, però, ad entrambe è stata proibita la vendita di smartphone presso le basi militari.


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