C’è una domanda che, da anni, tormenta chiunque cerchi un nuovo smartphone: è davvero necessario spendere cifre da capogiro per avere un’esperienza da top di gamma? POCO, fin dal suo esordio con quel leggendario F1 che ha scosso il mercato, ha costruito la sua intera filosofia su una risposta secca: no. E oggi, con il nuovo POCO F7, quel “no” risuona più forte che mai.
Il suo obiettivo è molto semplice: concentrare tutto il budget dove conta davvero, e rivolgersi all’utente che cerca prestazioni pure. Il cuore di questa strategia è il nuovo Snapdragon 8s Gen 4, una piattaforma potentissima che promette di gestire giochi e applicazioni pesanti senza il minimo affanno; ma non è l’unica chicca racchiusa in questo smartphone che, chiaramente, punta ancora una volta alla formula del “flagship killer” per sbaragliare la concorrenza. Ve lo raccontiamo, come sempre, nella nostra recensione completa.
Recensione POCO F7
Design e materiali
Il POCO F7 è uno di quegli smartphone che, appena lo prendi in mano, ti fa capire che non è il solito medio gamma da battaglia. Sì, è grande, e sì, ha quell’aspetto vagamente aggressivo, ma nulla è lasciato al caso. POCO ha deciso di dare un tocco di personalità al suo nuovo modello, senza però scivolare nella stravaganza fine a sé stessa, cosa che invece è spesso stata un vero elemento di identificazione nei modelli di POCO di qualche anno fa.
A partire dalla scocca, ci si accorge subito che i materiali sono ben sopra la media: vetro su entrambi i lati e una cornice in alluminio che trasmette solidità. Inaspettatamente non è stata utilizzata plastica per realizzare l’involucro esterno di questo smartphone, quindi la differenza si sente subito al tatto. La versione silver, quella più “scenografica”, mostra una serie di dettagli visivi che sembrano presi in prestito dal mondo del gaming: texture a contrasto, inserti geometrici, loghi in rilievo e finiture ispirate a circuiti e griglie; come al solito quando si azzarda con questi design c’è un’alta possibilità che possa non piacere a tutti, motivo per cui POCO ha pensato anche alle varianti in nero e bianco che offrono un’estetica più pulita, pur mantenendo qualche tocco stilistico differenziante dalla massa, come ad esempio l’isola della fotocamera con dettagli metallici al suo interno.
Nonostante l’aspetto curato, non vi nascondo che il retro in vetro è un magnete per impronte e polvere; se avete intenzione di usarlo senza cover, vi toccherà passarci spesso un panno o anche semplicemente la tshirt per ripulirlo. C’è, però, una buona notizia, ovvero il grip: ok, è vero che cattura impronte, ma a livello di ergonomia garantisce una presa abbastanza salda, cosa non scontata su dispositivi simili con finiture del genere. Dal punto di vista costruttivo, il F7 è solido come una roccia e l’impermeabilità IP68, ormai rarità in questa fascia di prezzo, è la vera ciliegina sulla torta.
Il layout dei tasti è classico: accensione e volume sulla destra, con un buon feedback alla pressione. In basso trovano spazio porta USB-C, microfono principale, speaker e vassoio SIM. Il sensore di impronte è integrato sotto al display: veloce, preciso, forse collocato un po’ troppo in basso rispetto alle dimensioni complessive dello smartphone che, comunque, restano piuttosto generose. Frontalmente il design è pulito e moderno: bordi sottili ma non estremi, display piatto senza bordi curvi e un foro per la selfie cam ben integrato, né troppo grande né invadente. L’altoparlante frontale è quasi invisibile, nascosto nella cornice superiore.
Display
Se c’è un comparto in cui il POCO F7 alza l’asticella e lancia una sfida diretta a smartphone ben più costosi, è senza dubbio il display. Parliamoci chiaro: ci troviamo di fronte a un’unità che è, a tutti gli effetti, il vero fiore all’occhiello del telefono, ma per gli appassionati del settore queste mie parole non rappresentano assolutamente una novità. Su questo modello, in realtà, le specifiche parlano da sole: il POCO F7, infatti, è dotato di un pannello AMOLED da 6.83 pollici con cornici sottili, capace di mostrare colori a 12-bit per sfumature decisamente ricche e profonde.
La fluidità è garantita dalla frequenza di aggiornamento a 120Hz, anche se il comportamento non è propriamente LTPO, ma comunque lo smartphone gestisce in modo intelligente il passaggio tra 120Hz (in uso) e 60Hz (in idle) per ottimizzare i consumi, con in più la possibilità di forzare la massima fluidità per le app e i giochi che lo richiedono. Ma è sulla luminosità che POCO fa la voce grossa: a partire dai dati dichiarati, decisamente impressionanti, di 3200 nits di picco, fino a quelli realistici, che superano di poco i 1500 nits sotto la forte esposizione al sole. Tradotto in parole povere, la leggibilità è perfetta anche all’aperto, in una giornata di sole pieno, un risultato che anche molti top di gamma spesso faticano a raggiungere.
Il supporto a livello multimediale è completo con HDR10+, Dolby Vision e ovviamente la certificazione Widevine L1; menzione d’onore, infine, per il PWM dimming a 3840Hz, una di quelle caratteristiche tecniche spesso trascurate ma che all’atto pratico possono fare un’enorme differenza.
Hardware e prestazioni
Il cuore pulsante del POCO F7 è uno dei SoC più interessanti del momento, e qui l’azienda lo inserisce in una fascia di prezzo in cui proprio non ci si aspetterebbe di trovarlo. Parliamo, come già anticipato, ovviamente dello Snapdragon 8s Gen 4 che, è vero, non è il chip più potente in assoluto fra quelli di Qualcomm, ma è comunque un processore a 4 nm progettato con un’architettura quasi da ammiraglio, basata su “big core” con il potente Cortex-X4 a fare da apripista. Come al solito l’ambizione di POCO è quella di offrire prestazioni massime in un contesto di fascia medio-alta, e non vi nasconderò che ancora una volta l’azienda ha decisamente mantenuto le promesse.
Nell’uso quotidiano, le prestazioni sono eccellenti: lo smartphone è decisamente fluido, reattivo e veloce, anche l’interfaccia è scattante e le app si aprono con rapidità, senza alcuna difficoltà neanche in multitasking, dove lo smartphone sembra non andare mai in affanno. Il tutto è merito anche dei 12 GB di RAM LPDDR5X e alle memorie ultra-veloci UFS 4.1. Molto interessante come POCO non abbia realizzato varianti con meno memoria RAM, ma solamente due versioni che si differenziano per lo storage interno, 256 o 512GB.
Quando si passa al gaming, poi, la GPU Adreno 825 fa un lavoro notevole. Titoli pesanti come Genshin Impact o Call of Duty Mobile girano tranquillamente sopra i 60 fps con dettagli alti e un’ottima stabilità. Come sempre il risvolto della medaglia è che tanta potenza ha un prezzo, e si chiama calore. Nelle sessioni di gioco più intense, il SoC scalda parecchio e il sistema inizia a tagliare le prestazioni per contenere le temperature; certo, questo non compromette l’esperienza in modo drammatico, ma la scocca diventa effettivamente rovente e può risultare scomoda da tenere in mano, soprattutto se considerate che si tratta di vetro.
Molto bene l’ambito connettività con un modem 5G Dual SIM che garantisce un’ottima copertura, peccato solo per l’assenza del supporto eSIM, ormai diventata una chicca non da poco. Bene il GPS Dual Band, benissimo il Wi-Fi 7, seppur limitato alle bande tradizionali senza quella a 6 GHz. Il Bluetooth è in versione 5.4 e ovviamente non manca l’NFC per i pagamenti. L’unica vera nota stonata è la porta USB-C, ferma allo standard 2.0, che limita la velocità di trasferimento dati. Geniale invece il posizionamento del trasmettitore a infrarossi, nascosto all’interno dell’isola della fotocamera, che mai sarei riuscito ad individuare se non avessi visto che era presente l’app MiRemote.
Software
Il software del Poco F7 si basa su Android 15 e gira con HyperOS 2.0, la nuova interfaccia sviluppata da Xiaomi, qui declinata nella sua versione dedicata al brand “for POCO”. L’esperienza d’uso è molto simile a quella già vista su altri dispositivi Xiaomi recenti, come la serie Xiaomi 15: l’ambiente è di sistema è piuttosto familiare, fluido e ben ottimizzato. Tutto scorre con naturalezza, senza lag evidenti, e le animazioni sono sempre coerenti, restituendo un’interazione piacevole nel quotidiano. D’altronde, questi sono tutti aggettivi che Xiaomi con la MIUI non è mai riuscita ad ottenere, ma con HyperOS 2.0 tutto è diverso.
Certo, non manca qualche piccola sbavatura come ad esempio qualche notifica che si perde per strada a causa della gestione aggressiva della memoria, ma fortunatamente basta disattivare l’ottimizzazione automatica per risolvere il problema. Dal punto di vista estetico, ci sono poche differenze rispetto alla UI di uno Xiaomi “standard”; alcune icone sono personalizzate per POCO, ma l’impostazione generale resta la stessa.
Una delle novità più evidenti è la forte integrazione con l’intelligenza artificiale. HyperOS 2.0 porta con sé l’intero pacchetto di funzionalità AI già visto sui flagship Xiaomi: si va dai comandi vocali e generativi gestiti da Google Gemini, fino ai tool proprietari raccolti sotto la voce “HyperAI”. Qui troviamo un po’ di tutto: trascrizione e traduzione automatica delle registrazioni, sottotitoli in tempo reale per i contenuti multimediali, interpretariato live per le conversazioni, editing fotografico avanzato con rimozione di oggetti, ricostruzione intelligente delle immagini, e tanto altro. Infine, un plauso va alla politica di aggiornamenti software: il Poco F7 riceverà quattro versioni principali di Android e sei anni di patch di sicurezza, un impegno non scontato in questa fascia di prezzo, che aggiunge valore al dispositivo e lo rende più longevo anche per chi non cambia smartphone ogni anno.
Fotocamera
Sul fronte fotografico, POCO ha fatto una scelta chiara: investire quasi tutto sul sensore principale, lasciando il resto del comparto a un ruolo di semplice supporto. Troviamo infatti una configurazione a due fotocamere posteriori: il protagonista è il sensore principale da 50 MP, il Sony IMX882, dotato di stabilizzazione ottica (OIS) e di un’apertura focale molto ampia f/1.5, caratteristiche che promettono buone prestazioni soprattutto quando la luce scarseggia. Ad affiancarlo c’è una fotocamera ultra-grandangolare da 8 MP OmniVision OV08F decisamente più basilare, con messa a fuoco fissa. Anche la fotocamera frontale per i selfie, da 20 MP, è a fuoco fisso, pensata più per la praticità che per la ricerca della massima qualità.
In condizioni di buona illuminazione, la fotocamera principale da 50 MP si comporta bene. Le foto, scattate a una risoluzione standard di circa 12.5 MP, mostrano colori piacevoli e un buon livello di dettaglio generale. Sono scatti buoni e affidabili per l’uso quotidiano e per i social media, ma analizzandole più da vicino, si nota una tendenza del software a enfatizzare un po’ troppo la nitidezza, creando a volte artefatti spesso anche visibili. Talvolta anche la gestione della gamma dinamica non è perfetta: le alte luci possono risultare bruciate e le ombre un po’ chiuse ma in compenso lo zoom digitale 2x produce risultati puliti e spesso più naturali rispetto agli scatti a 1x, con un’elaborazione meno aggressiva.
Quando cala la sera, la fotocamera principale tira fuori il suo potenziale, anche perchè grazie all’apertura f/1.5 e alla stabilizzazione ottica, gli scatti notturni puntano ad essere il pezzo forte. La modalità notte si attiva in automatico e gestisce bene le scene, preservando una buona quantità di dettaglio, tenendo a bada il rumore digitale e controllando efficacemente le luci artificiali, che non vengono bruciate minimamente. La fotocamera ultra-grandangolare, invece, mostra i suoi limiti hardware; con i suoi 8 MP e la messa a fuoco fissa, produce immagini che mancano di dettaglio e risultano un po’ “morbide”, soprattutto ai bordi. I colori sono buoni per carità, ma è un sensore da usare senza troppe pretese, utile per catturare panorami ampi quando la luce è abbondante. Di sera fatica a catturare luce e dettagliando, producendo molto spesso foto poco più che sufficienti.
Discorso simile per la fotocamera frontale da 20 MP: i selfie sono più che sufficienti e con un buon dettaglio, ma la tonalità dei volti non è sempre fedelissima, come la gamma dinamica che potrebbe essere migliore. Per quanto riguarda i video, la massima risoluzione è il 4K a 60 fotogrammi al secondo sulla lente primaria che, in buone condizioni di luce, riesce a produrre delle clip dettagliate, pulite e con dei bei colori fedeli alla realtà. Molto bene anche la stabilizzazione ottica che aiuta a tenere l’immagine ferma e fluida.
Autonomia
Uno degli aspetti più sorprendenti del POCO F7 è senza dubbio l’autonomia ed il merito va alla sua generosa batteria da 6.500mAh, che nell’uso quotidiano si traduce in una durata reale di un giorno e mezzo, senza alcuno sforzo. Con un utilizzo più leggero si può tranquillamente arrivare ai due giorni pieni, mentre anche nelle giornate più intense tra social, navigazione, foto, un po’ di gaming e streaming l’F7 non dà mai segni di cedimento prima di sera.
Curioso notare come nel modello in commercio qui in Europa la batteria sia “solo” da 6.500 mAh, mentre in altri paesi arriva a supportare fino a 7.550mAh con celle in silicio ad alta densità, mon è la prima volta che POCO adotta questa strategia, ma resta comunque un peccato per noi utenti Europei. Per il resto come al solito la ricarica è veloce e affidabile e grazie al caricatore da 90W, si passa da 0 al 100% in circa 44 minuti, ma soprattutto potrete sfruttare il caricatore di serie che sì, è incluso nella confezione.
Prezzo e considerazioni
In un mercato dove i top di gamma superano tranquillamente i mille euro, POCO dimostra ancora una volta che si possono ottenere prestazioni di alto livello senza dover spendere una fortuna; arrivati alla fine di questa prova, è difficile non riconoscere al POCO F7 un rapporto qualità-prezzo davvero aggressivo. Le prestazioni sono da fascia alta, lo schermo AMOLED è uno dei migliori nella sua categoria e il comparto fotografico, seppur non perfetto, si comporta bene nella maggior parte delle situazioni.
Ma è soprattutto il prezzo a rendere il POCO F7 particolarmente interessante: la versione da 12 GB di RAM e 256 GB di memoria interna viene proposta a 449€, ma in fase di lancio è disponibile a 399€. La configurazione più generosa, con 512 GB di storage, parte invece da 499€, con un prezzo di lancio di 449€. Decisamente da tenere sotto controllo.
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