La battaglia protezionista dell’amministrazione Trump prosegue, questa volta a finire nel mirino è la ZTE. Infatti è stato imposto – da parte del dipartimento del Commercio americano – il divieto di vendere al gigante di Shenzen per 7 anni. Vediamo da dove parte questa pesante sanzione e quali sono le ripercussioni che porta con sè.
La ZTE rimanda la pubblicazione del bilancio trimestrale a causa delle sanzioni americane
É stato imputato alla ZTE di aver violato l’accordo stretto nel 2017 col governo americano per far cadere l’accusa di avere intrattenuto scambi commerciali con Iran e Corea del Nord. In funzione di ciò era stata emanata – da parte degli USA – una sanzione di 1.1 miliardi di dollari, prontamente pagata da ZTE. Il problema nascerebbe dal fatto che – secondo il dipartimento del Commercio statunitense – il gigante cinese avrebbe disatteso l’accordo successivo, rifiutandosi di licenziare i manager implicati nel commercio inizialmente vietato. Questa incessante diatriba, ha avuto l’epilogo, come accennato prima, nel divieto di poter commerciare, da parte delle aziende USA con ZTE.
Tale provvedimento ha portato quindi ad un crollo in borsa, seguito dal declassamento da parte di più di 30 agenzie di rating nei confronti della ZTE. Tali ripercussioni hanno portato alla momentanea sospensione del titolo nella borsa di Hong Kong. Che questo sia un preludio, da parte dell’America, alla battaglia verso la silicon valley cinese? Non ci resta che attendere nuovi sviluppi.
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