Solo lo scorso venerdì Weibo, che potrebbe definirsi l’equivalente cinese di Twitter, aveva annunciato una severa pulizia di contenuti appartenenti a categorie di disturbo. Fra il ban verso gli atti di violenza e la pornografia, nel post era possibile leggere un’estensione anche ai topic aventi come argomento l’omosessualità. L’immensa protesta che si è scatenata sul Web ha fatto fare marcia indietro a Weibo in pochissimo tempo.
Weibo si giustifica: è il governo a chiedercelo
Il post pubblicato dall’account ufficiale di Weibo venerdì conteneva anche le motivazioni dell’attività di ban in corso. La giustificazione della piattaforma social ha puntato il dito verso il governo cinese. Secondo quanto dichiarato, Weibo è stata obbligata dal governo a mettere in atto una “pulizia” dei contenuti come quella iniziata venerdì. Infatti, era necessario attenersi ad una legge cinese del 2017 che mira ad aumentare la cybersicurezza.