Solo lo scorso venerdì Weibo, che potrebbe definirsi l’equivalente cinese di Twitter, aveva annunciato una severa pulizia di contenuti appartenenti a categorie di disturbo. Fra il ban verso gli atti di violenza e la pornografia, nel post era possibile leggere un’estensione anche ai topic aventi come argomento l’omosessualità. L’immensa protesta che si è scatenata sul Web ha fatto fare marcia indietro a Weibo in pochissimo tempo.
Weibo si giustifica: è il governo a chiedercelo
Il post pubblicato dall’account ufficiale di Weibo venerdì conteneva anche le motivazioni dell’attività di ban in corso. La giustificazione della piattaforma social ha puntato il dito verso il governo cinese. Secondo quanto dichiarato, Weibo è stata obbligata dal governo a mettere in atto una “pulizia” dei contenuti come quella iniziata venerdì. Infatti, era necessario attenersi ad una legge cinese del 2017 che mira ad aumentare la cybersicurezza.
Just now Weibo annouced it would not target topic of homosexuality anymore. pic.twitter.com/lNkhnIJFEd
— 吕频Lü Pin (@pinerpiner) April 16, 2018
Il messaggio pubblicato oggi non faceva direttamente riferimento ad un “ripensamento“, ma praticamente di quello si tratta. Infatti, sull’account di Weibo si legge:
Questa volta, la pulizia degli anime e dei giochi non avrà come obiettivo i contenuti gay. Ci focalizzeremo principalmente sul materiale relativo alla pornografia, alla violenza ed agli atti truci. Grazie per i suggerimenti ed i vostri dibattiti.
Chiaramente, il team del social si è reso conto di aver generato un’ondata di polemiche che ha indignato tutto il popolo del Web, a prescindere dall’orientamento sessuale. Gli hashtag #IAmGay e #ScumbagSinaHelloIAmGay si sono diffusi a macchia d’olio su tutte le piattaforme.
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Damn, the Chinese Weibo just pulled a ban on all content involving homosexuality, and very specifically targeting yaoi and slash fiction comic.
Never stop creating, it's never too small an act to make art. ✊️✊️✊️— The New Yaoker (@yaoxiaoart) April 14, 2018
Tuttavia, la reazione del Twitter cinese è stata comunque una sorpresa. Non è la prima volta che in Cina il governo impone veti alla libera manifestazione del proprio orientamento sessuale. In genere è difficile che un’azienda privata reagisca ascoltando gli utenti piuttosto che le direttive governative.
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