Xiaomi, azienda cinese produttrice di smartphone e tablet, dal punto di vista degli sviluppatori è amata sopratutto per la politica rivoluzionaria di offrire ottimi device ad un prezzo molto contenuto con la possibilità di flashare qualsiasi Custom ROM.
Di recente qualcosa purtroppo è cambiato. Sembra che Xiaomi sia tornata ai suoi vecchi modi di agire contro l’interesse della comunità degli sviluppatori. Tutto è iniziato con un annuncio sul forum MIUI:
“Salve MIUIers,
Abbiamo bloccato il bootloader del Redmi Note 3 sin dal suo lancio, al fine di tutelare la sicurezza dei dati degli utenti. Come abbiamo detto prima, faremo la stessa modifica per altri dispositivi Mi gradualmente. Attualmente, l’elenco includerà anche Mi 4C e Mi Note Pro.”
Il messaggio del forum continua spiegando perché Xiaomi ha dovuto prendere una decisione del genere. Le ragioni dietro questa scelta sono l’ormai consueta abitudine dei reseller di riempire le ROM con cui vengono spediti i device con malware e altri software malevoli di varia natura.
Un bootloader sbloccato pone una grande serie di rischi per la sicurezza, che non valgono la pena, secondo l’azienda, per un consumatore medio.
Esistono varie soluzioni per porre rimedio a tale problematica. La prima soluzione, ovvero commercializzare il dispositivo con bootloader bloccato ma sbloccabile offre agli utenti la scelta di avventurarsi lungo il sentiero del modding oppure mantenere il device nelle condizioni in cui si è ricevuto, mentre la seconda soluzione, ovvero rilasciare il terminale con il bootloader bloccato, si apre semplicemente a tutti i rischi.
Anche i dispositivi Nexus, che sono destinati ad essere dispositivi di riferimento per sviluppatori, sono dotati di un bootloader bloccato, che può essere sbloccato se l’utente lo desidera. Uno scenario di un bootloader sbloccabile è anche molto più favorevole che avere un dispositivo con un bootloader completamente bloccato senza aver modo di poterlo sbloccare.
Xiaomi di fatto ha fornito una procedura per sbloccare il bootloader. Infatti, come già riportatovi nei giorni scorsi nel nostro tutorial, la procedura di sblocco è già operativa.
Per coloro che si trovano alle prime armi può sembrare una procedura piuttosto complessa, tuttavia, per qualsiasi altro utente esperto, queste serie di istruzioni non sono così difficili da seguire. Esiste anche una guida in inglese, semplificata con immagini per guidare gli utenti attraverso la procedura.
Allora, dov’è il problema reale se Xiaomi offre agli utenti gli strumenti per lo sblocco del bootloader?
Il problema non è con la soluzione, ma con l’esecuzione. Sbloccare il bootloader non è un processo semplice e senza problemi, come può apparire in superficie, la difficoltà riguarda come effettivamente ottenere i codici di sblocco da Xiaomi.
Il primo ostacolo riguarda la lingua cinese del sito Xiaomi dedicato allo sblocco, quindi è obbligatorio utilizzare Google Translate per navigare nello stesso per cercare la voce per la richiesta di sblocco, ma anche per compilare i dettagli, compresa la vostra “motivazione per lo sblocco del bootloader” e descrizione, è necessario spiegare a Xiaomi perché si vuole sbloccare il bootloader.
Non solo, ma la conferma della possibilità di procedere allo sblocco del bootloader può variare tra 3 fino a 21 giorni, essendo tutte le richieste approvate manualmente dagli sviluppatori. Di fatto quindi non sono gli utenti finali che hanno il controllo sullo sblocco del bootloader ma qualcun’altro.
Le discussioni all’interno dei forum rivelano aspetti ancora più negativi di tutta la vicenda poichè a partire dalla MIUI 6.1.14 il bootloader di alcuni device Xiaomi, come il Mi4C e il Mi Note Pro, è stato bloccato pertanto coloro che hanno ricevuto questo aggiornamento OTA, devono, se vogliono, sbloccare il loro dispositivo effettuando la procedura sopra citata. Addirittura numerosi utenti hanno segnalato il “brick” del loro dispositivo in seguito a tale procedura generando ovviamente il malcontento dell’utenza.
Come se non bastasse, molti utenti stanno segnalando che se si desidera ottenere l’approvazione della richiesta di sblocco bootloader entro una finestra di tempo ragionevole, è necessario avere un “livello” alto nei forum MIUI. Dato che il processo di applicazione viene effettuato attraverso il sito Xiaomi e le richieste sono approvate manualmente, questo processo è realmente uno scenario inimmaginabile.
Un membro senior appartenente al forum XDA spiega ad un utente con il bootloader bloccato in parole brevi come risolvere la problematica:
“Vi è la necessità di raggiungere un certo status sul loro forum in modo che Xiaomi possa approvare la richiesta di sblocco. La parte più interessante è che, una volta ricevuta l’approvazione, bisogno aspettare il loro SMS contenente il codice di sblocco per sbloccare realmente il dispositivo. Ciò può richiedere 15 giorni o più a detta degli utenti che hanno cercato di effettuare la procedura”.
Attualmente gli utenti interessati sono probabilmente quelli più attivi nel flashare le ROM per i dispositivi Xiaomi e che inconsapevolmente hanno bloccato il bootloader. Ma questo diventerà uno standard forzato e sarà anche distribuito tramite OTA, quindi ad un certo punto, tale circostanza influenzerà una porzione sempre più ampia di utenti; continuando così, la maggior parte dei dispositivi Xiaomi verrà bloccata.
Senz’altro la nota più dolente viene fornita dal fatto che lo sblocco bootloader deve essere fatto attraverso una richiesta che necessita di un’approvazione (con un processo presumibilmente di parte), e che la richiesta di sblocco potrebbe richiedere alcuni giorni per essere completata.
Nel complesso questo è un triste sviluppo per tutti gli appassionati Xiaomi. Con ciò che Xiaomi finora è stata capace di offrire è di certo diventata un’azienda trainante per i mercati emergenti e non solo, il rapporto qualità/prezzo con riferimento all’hardware offerto nei propri dispositivi è difficile da resistere.
Ma quello che finora è stato un plus è sicuramente la possibilità di personalizzazione e la libertà legata alla ROM MIUI, situazione che sembra non essere più così e la frase “si ha ciò che si paga” inizia ad avere sempre più senso se si prende come riferimento quanto avvenuto.
In una delle domande frequenti fatte da Xiaomi che chiede:
“il blocco del bootloader è contro lo spirito geek degli utenti MI?”
La risposta che è stata data evitando completamente la domanda.
Ci si augura che Xiaomi possa rimediare a questo “bootloader gate”, fornendo un processo per lo sblocco imparziale e universale, in modo da non lasciare utenti nel buio completo in attesa di una “sentenza” sullo sblocco del bootloader del proprio terminale.
Cosa ne pensate del blocco del bootloader sui terminali Xiaomi? continuerete ad acquistarli?