Chi non conosce Sonos, o non ha mai apprezzato non solo la qualità audio dei suoi prodotti, ma soprattutto la loro perfetta integrazione in un ecosistema decisamente evoluto, si è perso molto. Sin dai primi Play One e Play Five, fino ad arrivare ai nuovi Sonos One e all’apprezzatissima Sonos Beam (una soundbar smart che integra Alexa e Google Assistant), ho sempre considerato l’azienda statunitense come “la Apple dell’audio”, perché è proprio Sonos che, nel tempo, è riuscita a dare vita ad un ecosistema di prodotti di qualità ed eccezionalmente connessi tra loro, venduti però ad un prezzo di mercato di certo non per tutte le tasche.
E la nuova Sonos Arc, arrivata nei negozi da circa un mesetto e che di fatto manda in pensione non uno, ma ben due prodotti dell’azienda (la Playbase e la Playbar), gli statunitensi si sono confermati sul podio per quanto riguarda la qualità dei prodotti, ma anche per quanto riguarda la spesa che bisogna fare per poterseli portare a casa: la Sonos Arc, sorella maggiore della più compatta Beam, costa 899 euro. Ma, credetemi, per chi può o vuole spenderli, sono soldi benedetti.
Ebbene, sto provando la Sonos Arc da appena uscita, ma ho voluto aspettare qualche tempo per parlarne, con la speranza che l’azienda riuscisse a risolvere alcuni problemi relativi alla resa audio della loro nuova soundbar smart. Ma, ci saranno riusciti? Spoiler: sì. O quasi.
Indice
Recensione Sonos Arc
Design e materiali
Sonos Arc è lunga ben 114 cm. E per intenderci, è quasi grande quanto il lato più lungo di una TV da 50”. Per questo, il primo consiglio che mi sento di darvi è quello di immaginarne l’acquisto solo se si ha una TV almeno di questa diagonale. Il design è minimale, privo di fronzoli, e vede una barra arrotondata, molto lunga e realizzata in alluminio, avvolta da una rete metallica su ogni lato.
Nulla di sfarzoso, nulla che cade all’occhio, in tipico stile Sonos. La soundbar si può anche appendere al muro, ma con un accessorio da acquistare a parte, ed integra sostanzialmente due porte principali: quella per l’alimentatore e quella per l’HDMI: è infatti questo l’unico modo di connettere la Sonos Arc al proprio televisore, cioè tramite un cavo HDMI compatibile con la tecnologia ARC. Il che significa che per collegare la nuoca soundbar di Sonos sarà necessario sacrificare una delle porte HDMI della propria TV: per questo, avrei preferito che la Arc avesse integrato una porta HDMI in ed una porta HDMI out, in modo da fare da “bridge” e non rendere inutilizzabile un HDMI come ingresso video.
Superiormente è presente un piccolo led di stato che si potrà decidere di tenere acceso o spento, ma che si accenderà inesorabilmente qualora si dovesse attivare uno dei due assistenti digitali con i quali è compatibile il prodotto. Sono anche presenti dei controlli touch con i quali si potrà gestire la riproduzione musicale, oppure disattivare i microfoni. Ma per quanto riguarda il numero di microfoni e la loro sensibilità, ne parleremo a breve.
Qualora non si avesse una TV dotata di porta HDMI ARC, si potrebbe optare per la connessione tramite cavo ottico, utilizzando l’adattatore che esce nella confezione, ma in questo caso si potrebbe perdere il controllo del volume tramite il telecomando: una cosa scomodissima.
Processo di configurazione
Non basterà connettere la Arc al proprio televisore per poterla utilizzare a pieno. Perché, in quanto soundbar smart, tutto viene gestito tramite un’applicazione con la quale si connette tramite WiFi o cavo ethernet: è la Sonos S2, una nuova app che quelli dell’azienda hanno introdotto sia nel Play Store che in App Store in concomitanza dell’uscita della nuova soundbar, con la quale si potranno gestire tutti i parametri di sistema, compresa l’associazione ad uno degli assistenti digitali con i quali è compatibile il dispositivo.
Ed oltre che con Google Assistant ed Alexa, Sonos Arc è compatibile anche con Spotify, Amazon Music, Tidal e moltissimi altri servizi di streaming online che, tra le altre cose, potranno anche essere controllati con la voce e del tutto indipendentemente dal proprio smartphone.
Il processo di configurazione è comunque estremamente intuitivo, ed è strutturato in modo da poter essere portato a termine anche da chi ignora totalmente le dinamiche della tecnologia. Qualora si avesse anche un Sonos Sub, o una coppia di Sonos One da utilizzare come satelliti per il surround, l’associazione dei dispositivi sarebbe semplicissima.
Sonos S2 App – L’app di gestione di Sonos Arc
Sonos Arc viene gestita dalla nuova applicazione Sonos S2, un’app che è stata sostanzialmente rivisitata sia per quanto riguarda l’interfaccia che per quanto riguarda ciò che si nasconde troppo. Per chi avesse già avuto modo di utilizzare la vecchia applicazione dell’azienda, è importante sapere che già dal primo utilizzo si notano sostanziali cambiamenti sia per quanto riguarda la velocità che per quanto riguarda la stabilità: se nella vecchia versione si poteva inciampare in aggiornamenti firmware non andati a buon fine, ad esempio, con la nuova Sonos App S2 questi inconvenienti saranno solo uno spiacevole ricordo.
Ma la novità fondamentale della nuova applicazione è il supporto ai formati audio ad alta definizione che, assieme ad una ricerca più veloce nei vari servizi di streaming e ad una risposta praticamente immediata nella gestione degli altoparlanti (il controllo del volume, ad esempio, è a zero lag), non è per niente male.
La pecca più grande dell’applicazione di Sonos sta però nel fatto che TruePlay (del quale vi parlerò dopo, e che è fondamentale soprattutto per la Arc) è disponibile solo nella versione per iOS. Si tratta di un sistema di calibrazione del suono che si basa sull’acustica della stanza in cui è stato montato un qualsiasi speaker Sonos e che, tramite una procedura di un paio di minuti, ottimizzerà la resa audio dei dispositivi dell’azienda proprio in base alla stanza e al loro posizionamento.
La prova d’ascolto
Ed è proprio in fase d’ascolto che la mancanza del TruePlay negli smartphone Android si fa sentire parecchio. Il motivo? Semplice, appena accesa e connessa la Sonos Arc utilizzando le impostazioni di fabbrica, ci si potrebbe pentire dell’acquisto fatto: il suono è cupo, piatto, troppe frequenze medie, poche frequenze basse. Insomma, un casino. Fortunatamente però, con l’ultimo aggiornamento software questo problema è stato risolto, almeno in parte, ma è proprio portando a termine l’ottimizzazione TruePlay che la Sonos Arc cambia volto, e si trasforma probabilmente in una delle migliori soundbar nella sua fascia di prezzo. Ma la domanda che mi faccio è questa: chi non ha un iPhone o un iPad sufficientemente recenti per poter eseguire l’app Sonos S2, rimane fregato?
Ad ogni modo, una volta portata a termine l’ottimizzazione TruePlay le cose cambiano radicalmente. Ora la timbrica è completa, i bassi sono presenti e non più slavati come da appena accesa (o da mai aggiornata) e la spazialità del suono è eccellente: la qualità sonora è al pari (se non superiore) a quella di una Sonos Play:5, con un punto a favore della Arc proprio per quanto riguarda la spazialità stereofonica.
Il punto è però che in tutte le soundbar compatibili con Dolby Atmos, è sempre presente la criticità della calibrazione del sistema: e la Sonos Arc è una delle pochissime soundbar smart in grado di essere compatibile con la più recente tecnologia surround di Dolby.
Per chi non avesse familiarità con Dolby Atmos, si tratta di una tecnica di audio surround che si basa su un massimo di 128 oggetti sonori, invece che su dei veri e propri canali. Sostanzialmente riesce a ricostruire un audio tridimensionale elaborando il segnale Dolby TrueHD, oppure il Dolby Digital Plus (o il Dolby Digital). Le differenze tra i due stanno sostanzialmente nella risoluzione dell’audio: il primo è ad alta risoluzione, ed è disponibile solo in alcuni tipi di sorgenti o dispositivi, l’altro invece è un formato compresso ed è la versione più diffusa soprattutto nei vari servizi di streaming online sia audio che video.
Tornando a noi, e tenendo sempre presente che stiamo parlando di una soundbar e non di un sistema multi-canale fisico, devo ammettere che la nuova arrivata in casa Sonos se la cava davvero molto bene.
Ho ascoltato diversi brani musicali, sia da Spotify, che da vinile (collegando il giradischi al Sonos Amp), che con file audio loseless e, dopo l’ultimo aggiornamento che ha corretto un problema di “gracchiamento” dei bassi, sono rimasto sorpreso da quanto il suono rimbalzi nella stanza. E lo stesso effetto si ha quando si guardano file in 4K e DolbyAtmos: se ci si posiziona avanti alla Sonos Arc, si potrà apprezzare ogni minimo suono riprodotto, cosa che però viene a mancare qualora ci si dovesse muovere dalla stanza (e questo l’effetto del TruePlay, che calibra la soundbar in base alla principale posizione d’ascolto).
Prezzo e conclusioni – Sonos Arc
Sonos Arc è in vendita con un prezzo di listino di 899 euro. Una cifra decisamente non adatta a tutte le tasche e, soprattutto, a tutte le persone: un audiofilo accanito, ad esempio, rabbrividirebbe al suono nome “soundbar”. Tutto sommato però, è un prodotto eccellente che è in grado di portare nel salotto sia un ottimo sistema audio per la TV, che un fantastico riproduttore musicale dotato di sistema smart grazie ad Alexa e a Google Assistant.
Insomma, quelli di Sonos sono riusciti a raggiungere perfettamente il loro doppio scopo, anche se la mancanza del DTS potrebbe far storcere il naso a qualcuno: non temete, l’aggiunta della decodifica Atmos è una scelta vincente e considerando che con la Sonos Arc ci si porta a casa praticamente due, anzi, tre prodotti, direi che il prezzo è più che bilanciato. D’altronde la qualità, soprattutto nell’audio, si paga, ma sarebbe meglio se fosse totalmente a disposizione anche per chi non ha un iPhone.