OnePlus 15 supporta nuove app a 165 Hz, ma sono abbastanza?

Foto OnePlus 15: design, materiali e dettagli del nuovo flagship Android 2025

L’ultimo aggiornamento del flagship OnePlus sblocca il potenziale del display su tre app social molto popolari, ma le modalità di implementazione sollevano dubbi legittimi sulla libertà di scelta dell’utente.

WhatsApp, Instagram e X ora volano a 165 Hz su OnePlus 15

Foto OnePlus 15: design, materiali e dettagli del nuovo flagship Android 2025

Il OnePlus 15 è senza dubbio uno dei dispositivi più performanti attualmente sul mercato, commercializzato con la promessa di un’esperienza visiva senza precedenti grazie al suo pannello capace di raggiungere i 165 Hz.

Tuttavia, fino ad oggi, quella promessa è rimasta parzialmente disattesa, confinata quasi esclusivamente a una manciata di titoli videoludici, mentre il resto dell’esperienza utente si fermava al tetto standard dei 120Hz.

Le cose stanno cambiando. Con il rilascio del nuovo aggiornamento firmware, versione 16.0.1.305, l’azienda ha introdotto una novità significativa, seppur non menzionata esplicitamente nel changelog ufficiale: il supporto ai 165Hz per WhatsApp, Instagram e X (ex Twitter).

Sebbene l’idea di scorrere i feed social con una fluidità estrema sia allettante, l’analisi tecnica di questa implementazione rivela una filosofia restrittiva che merita di essere discussa.

Un labirinto tecnico non necessario

La prima criticità riguarda l’accessibilità. OnePlus ha scelto di non rendere questa funzione disponibile attraverso il classico menu “Schermo e luminosità“. Al contrario, per sbloccare i 165 Hz su queste tre app, l’utente è costretto ad attivare le Opzioni Sviluppatore. Si tratta di una sezione del sistema operativo solitamente nascosta, pensata per il debugging e non per l’uso quotidiano.

Questa scelta comporta dei rischi tangibili per l’utente comune. Abilitare le Opzioni Sviluppatore non è intrinsecamente pericoloso, ma è noto che diverse applicazioni bancarie o di sicurezza rilevano questa attivazione come una potenziale minaccia, rifiutandosi di avviarsi. È paradossale che per ottenere la massima fluidità su Instagram si debba potenzialmente sacrificare l’accesso al proprio conto corrente online.

Inoltre, l’implementazione tecnica appare grezza. Una volta forzati i 165 Hz tramite questo menu nascosto, il display perde la sua capacità di gestire il refresh rate in modo dinamico. Invece di scendere a 1 Hz quando lo schermo è statico (tecnologia LTPO) per risparmiare energia, il pannello rimane “bloccato” a 165 Hz fissi.

Il risultato? Un consumo di batteria ingiustificato per ottenere una fluidità che dovrebbe essere gestita in modo intelligente dal software.

La questione di principio: chi decide come usare l’hardware?

Al di là degli aspetti tecnici, sorge una questione fondamentale legata all’esperienza utente e alla proprietà del dispositivo. Se un consumatore acquista uno smartphone pagandolo quasi 1.000 euro, anche e soprattutto per le specifiche del suo display a 165 Hz, perché deve essere il produttore a decidere arbitrariamente quali applicazioni possono sfruttare tale potenza?

La logica del “gatekeeping” applicata da OnePlus appare anacronistica. Non c’è motivo per cui WhatsApp debba godere di questo privilegio mentre altre app di messaggistica o social network restano escluse. La limitazione software di un hardware capace è una pratica che frustra l’appassionato di tecnologia.

La soluzione ideale sarebbe stata molto più semplice e trasparente: inserire un interruttore nelle impostazioni del display che permetta all’utente di forzare i 165 Hz globalmente o per singola app, magari accompagnato da un avviso sul consumo energetico. Gli utenti che scelgono un dispositivo “Pro” o di fascia alta sono generalmente consapevoli di ciò che fanno; nascondere le funzionalità in menu arcani non protegge l’utente, ma ne limita semplicemente la libertà.