Addio al modding? Cosa cambia per gli smartphone in Europa

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Fin dagli albori gli utenti Android più esperti sono stati abituati al modding, senza troppo problemi da parte di vari produttori. Si tratta di una pratica che permette di modificare a fondo il tuo smartphone, magari migliorandone la privacy o estendendone la durata di vita installando una versione alternativa del sistema operativo. Per realizzare queste modifiche, è necessario sbloccare il bootloader: la porta d’accesso per la piena personalizzazione di un dispositivo. 

Di recente c’è stato un cambiamento cruciale legato all’entrata in vigore, il 1° agosto 2025, di nuove disposizioni della Direttiva Europea RED (Radio Equipment Directive) 2014/53/UE. Questa direttiva, già attiva dal 2016, è stata estesa con il Regolamento Delegato (UE) 2022/30 per includere nuovi requisiti di sicurezza informatica per tutti i dispositivi radio connessi, inclusi smartphone e tablet.

La fine di un’era per Android in Europa: la direttiva RED e lo sblocco del bootloader

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Crediti: Android

I requisiti chiave della RED includono la protezione dalle interferenze con le reti, la protezione dei dati personali e la protezione contro le frodi. La novità più impattante è che i produttori dovranno garantire la conformità di hardware e software per tutti i dispositivi venduti in Europa dal 1° agosto 2025.

La direttiva si presta a diverse interpretazioni, ma quella prevalente impone che qualsiasi modifica al firmware radio (che gestisce 4G/5G, Wi-Fi e Bluetooth) rende il dispositivo non conforme alla certificazione CE e quindi illegale.

Le custom ROM, pur potendo essere sicure, modificano il software radio originale. Poiché ogni dispositivo radio venduto in UE deve essere certificato nella sua interezza, inclusi tutti i livelli software che controllano la radiofrequenza, un’alterazione invalida la conformità.

Il problema emerge perché i produttori sono responsabili di eventuali modifiche “aftermarket” (cioè fatte dall’utente dopo l’acquisto) che possano invalidare le certificazioni di sicurezza. Se un software terzo (come una custom ROM) modifica la parte radio, il fabbricante o l’importatore in UE potrebbe essere ritenuto corresponsabile.

Per evitare questa responsabilità e per impedire l’installazione di firmware non certificati, la soluzione più semplice e diretta per i produttori è bloccare definitivamente lo sblocco del bootloader.

Samsung ha già mosso il primo passo con l’aggiornamento OneUI 8, impedendo lo sblocco del bootloader a livello globale (per ora in versione beta), estendendo una pratica già in atto negli Stati Uniti.

Altri produttori, come Xiaomi e Google, potrebbero adeguarsi in modo da continuare a vendere i loro dispositivi in Europa senza problemi. Inoltre questa direttiva rappresenta una “manna” per i produttori che già in passato non hanno favorito le custom ROM, dato che il software e i servizi associati sono fondamentali per legare l’utente al brand.

In pratica, gli smartphone Android venduti in Europa diventeranno molto più simili agli iPhone in termini di controllo software e restrizioni. La libertà di personalizzazione tramite custom ROM o accesso ai “permessi di root” potrebbe scomparire, riducendo drasticamente il controllo dell’utente sul software del dispositivo.

Il lato positivo è una maggiore sicurezza contro malware all’avvio e una maggiore protezione dei dati personali, essendo i produttori obbligati a garantire che solo software firmato e approvato possa essere eseguito. Per gli appassionati di modding e le aziende che personalizzano i dispositivi, questo rappresenta la fine di un’era di apertura e flessibilità nell’ecosistema Android europeo.