Aggiornamento 29/10: ci sono nuovi risvolti nella vicenda, trovate i dettagli a fine articolo.
La corsa all’intelligenza artificiale sta muovendo il mercato tecnologico con una magnitudo troppo imponente per non fare gola a un’azienda come Huawei, che però continua a fare i conti con i limiti del ban USA. Nel 2020 venne messa in lista nera, e da allora le è stato impedito di rivolgersi alle fabbriche di TSMC, le più avanzate al mondo e le uniche capaci di produrre efficacemente microchip di ultima generazione. Al punto da aver spinto l’azienda cinese a cercare di aggirare le regole statunitensi, come afferma il chipmaker taiwanese.
Huawei avrebbe cercato di aggirare il ban USA: lo afferma la dirigenza di TSMC
La dirigenza di TSMC afferma di aver sventato quello che sarebbe stato un tentativo da parte di Huawei di svincolarsi dalle succitate restrizioni all’esportazione imposte dal governo degli Stati Uniti. La società cinese avrebbe contattato TSMC tramite un’azienda terza e le avrebbe richiesto la produzione di un processore molto simile al Huawei Ascend 910B, uno dei principali microchip AI con cui la Cina vuole rimpiazzare la statunitense NVIDIA.
Era il 2019 quando Huawei presentava l’Ascend 910, quello che all’epoca era definito il processore AI più potente al mondo: un vantaggio tecnologico che è venuto meno causa ban USA, dando modo soprattutto a NVIDIA di acquisire una posizione di leadership. Il tema dell’intelligenza artificiale è sempre più di vitale importanza per i brand tech, e se Huawei anni fa era sul podio era in buona parte merito dell’operato di TSMC, senza cui nemmeno NVIDIA potrebbe produrre i suoi performanti chip AI.
Dopo essersi accorta del presunto inganno, vista l’eccessiva somiglianza fra il chip richiesto e l’Ascend 910B che Huawei ha realizzato per l’addestramento dei modelli linguistici AI, ha prontamente comunicato agli USA l’accaduto. Per quanto SMIC sia riuscita a farle raggiungere i 7 nm contro ogni pronostico, la Cina risulta ancora indietro di qualche generazione rispetto ai paesi più avanzati come USA, Taiwan e Sud Corea, come dimostrano i grossi problemi produttivi riscontrati nel cercare di fabbricare proprio l’Ascend 910B.
La risposta di Sophgo | Aggiornamento 29/10
Adesso abbiamo un nome: si chiama Sophgo, compagnia cinese che si occupa della produzione di microchip in settori come intelligenza artificiale e CPU RISC-V. È lei la diretta interessata dalla decisione di TSMC, che ha accusato Sophgo di aver acquistato chip che sarebbero poi stati passati sottobanco a Huawei per la realizzazione del succitato Ascend 910B. Ecco la risposta dell’azienda:
“SOPHGO ha condotto la sua attività nel rigoroso rispetto delle leggi e dei regolamenti applicabili e non ha mai violato nessuna di tali leggi e regolamenti. SOPHGO non ha mai avuto alcun rapporto commerciale diretto o indiretto con Huawei.”
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