Subito guai per IT Wallet: il portafoglio digitale era stato già brevettato?

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Lo scorso 23 ottobre è ufficialmente iniziata la sperimentazione di IT Wallet per 50 mila italiani, utenti dell’app IO. Per il nuovo portafoglio digitale, però, potrebbero esserci subito dei guai a causa di alcuni brevetti depositati nel lontano 2018 depositati da un gruppo di amici bergamaschi e bresciani. La Levelapp, infatti, avrebbe ideato un sistema identico a quello di IT Wallet, ma diversi anni prima che il governo italiano decidesse di implementarlo su scala nazionale.

IT Wallet brevettato già nel 2018? Si rischia la battaglia legale

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Per IT Wallet, quindi, potrebbero essere subito guai legali, ma proseguiamo con ordine: nel 2015, un gruppo di amici ha l’idea di progettate un sistema che potesse porre rimedio al fatto che spesso ci si dimenticasse di portare con se i documenti. Nel 2016, quindi, nasce così una piattaforma che permette di raccogliere tutti i documenti personali in versione digitale, mantenendone però l’integrità e la validità legale, proprio come avviene adesso con IT Wallet.

Nel 2018, il gruppo di amici avvia la registrazione dei brevetti, ottenendo prima quello valido in Italia e successivamente (nel 2022) quelli per l’Europa e la Cina. I costi necessari a sostenere i brevetti sono onerosi, quindi le 2023 nasce la Lavelapp Srl con lo scopo di finalizzare i lavori sull’app che finalmente permetterebbe di avere sugli smartphone qualsiasi documento personale, ovviamente con il benestare della pubblica amministrazione.

Dopo aver bussato alle porte di PagoPA e della Zecca di Stato ed essere stati continuamente rimbalzati, Lavelapp inizia ad avere la sensazione che la pubblica amministrazione sia spaventata perché starebbero progettando qualcosa di simile (per l’appunto IT Wallet).

Poco prima dell’estate siamo andati anche alla Zecca, ma essendo noi una realtà piccola veniamo sempre rimbalzati da una parte all’altra, non si capisce mai con chi si deve parlare. Ma abbiamo capito che si erano spaventati perché anche loro avevano in preparazione qualcosa di simile” ha dichiarato la compagnia italiana al Corriere della Sera.

La vicenda, quindi, sembra essere destinata a finire in tribunale: “Anche l’Unione Europea sta andando nella stessa direzione ma nessuno ha il brevetto. Aspetteremo fino a gennaio, poi, se non si muove nulla, dovremo fare qualcosa“. Sarà quindi interessante vedere come e se verrà rispettato il diritto d’autore e le relative implicazioni giuridiche.

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