Ripercorrendo l’evoluzione tecnologica che hanno vissuto gli smartphone, un aspetto molto importante riguarda le memorie interne ROM, componente hardware che gioca un ruolo primario nelle loro performance. Assieme alle memorie RAM, determina la velocità con cui un telefono è capace di gestire i dati archiviati, temporanei nel caso delle RAM e fissi nelle ROM. Un tempo c’erano le memorie eMMC a occuparsi dell’archiviazione interna su smartphone, che si tratti di app o file vari come foto, video, documenti e quant’altro; oggi lo standard più comune è quello UFS, ma quanto è migliorata la velocità di trasferimento negli anni?
Dalle memorie eMMC a quelle UFS: l’evoluzione delle memorie degli smartphone
L’acronimo eMMC sta per Embedded MultiMediaCard, diretta evoluzione delle vecchie schede di memoria a stato solido MMC seguite dalle più moderne schede SD. Se un tempo era cosa comune avere una scheda di memoria esterna sul proprio smartphone, col tempo i produttori hanno preferito evolvere le memorie ROM, abbandonando l’usanza delle schede esterne per evitare colli di bottiglia e problemi di usura.
Da qui la nascita delle eMMC, memorie ROM di tipo flash NAND create con l’obiettivo di ridurre l’esigenza di schede esterne con benefici non soltanto in termini logistici ma anche di performance. Non dover avere uno slot SD dedicato ha permesso alle aziende di realizzare dispositivi sempre più sottili, ma anche e soprattutto migliorare le velocità Se una microSD raggiungeva velocità di 90-40 MB/s e 1.500-500 IO/s in lettura e scrittura, le memorie eMMC 4.5 lanciate nel 2012 salivano a 140-50 MB/s e 19.000-14.000 IO/s.
Lo standard venne ulteriormente migliorato negli anni successivi, prima con le memorie eMMC 5.0 (2013) con velocità fino a 250-90 MB/s e 7.000-13.000 IO/s, infine con quelle eMMC 5.1 (2015) fino a 250-125 MB/s e 11.000-13.000 IO/s.
Arriviamo così al 2014, l’anno di debutto delle ROM Universal Flash Storage, più comunemente conosciute con l’abbreviativo UFS, memorie sempre a basso consumo energetico come quelle eMMC ma con prestazioni paragonabili a quelle degli SSD dei computer. A distanza di dieci anni dal loro esordio, lo standard ha vissuto varie evoluzioni al rialzo, e grazie ai benchmark abbiamo una stima di quanto siano migliorate le performance.
Nella prova Storage Test di 3DMark effettuata dall’insider Sudhanshu Ambhore, i risultati medi ci dicono che il salto maggiore lo si nota col passaggio da eMMC 5.1 a UFS 2.2, che risultano 5x più veloci dello standard precedente. In seguito abbiamo avuto miglioramenti più incrementali e meno radicali: le UFS 3.0 sono 1,2x più veloci delle UFS 2.2, mentre le più recenti UFS 3.1 sono 1,4x più veloci delle UFS 3.0 e 1,8x delle UFS 2.2.
Prendendo i dati dell’ente certificativo JEDEC, ecco quali sono le velocità massime raggiungibili con i vari standard UFS:
- UFS 2.0: fino a 850-260 Mbps in lettura e scrittura
UFS 2.1: fino a 860-269 Mbps in lettura e scrittura
UFS 2.2: fino a 1200-260 Mbps in lettura e scrittura
UFS 3.0: fino a 2100-410 Mbps in lettura e scrittura
UFS 3.1: fino a 2100/1200 Mbps in lettura e scrittura
UFS 4.0: fino a 4200/2800 Mbps in lettura e scrittura
Un altro cambiamento nell’evoluzione di questi standard è la capacità di memoria ROM che possono vantare gli smartphone: si passa dai 256 GB massimi con le UFS 2.0 agli attuali 1 TB presenti sui top di gamma più pregiati.
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