Intel parla di Europa ma non di Italia: brutte notizie per il Belpaese

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Crediti: Intel

Se avete seguito la vicenda che lega Intel e Italia, allora saprete bene che negli ultimi anni sono sorti numerosi dubbi sull’effettiva concretezza del piano d’espansione nel nostro paese. Tutto partì sotto la presidenza Draghi, quando il chipmaker statunitense sembrava aver trovato un accordo per realizzare la sua prima fabbrica sul suolo italiano. Col passaggio al governo Meloni, tuttavia, questo accordo si è fatto via via sempre più impalpabile, e le ultime dichiarazioni del CEO Pat Gelsinger sembrano confermare l’abbandono dell’Italia.

Il CEO di Intel parla degli investimenti in Europa, ma la grande assente è l’Italia

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Crediti: Intel

Con la crisi d’approvvigionamento che scoppiò nel periodo pandemico, le compagnie scoprirono la necessità di una più ampia presenza geografica, e compagnie come TSMC e Samsung si sono decise nel costruire le loro prime fabbriche negli Stati Uniti. Per non rischiare di finire estromessa, nel 2022 l’Unione Europea dette via all’European Chips Act, con finanziamenti per oltre 43 miliardi di euro e l’obiettivo di portare la produzione europea dal 10% al 20% della manifattura globale di microchip, specialmente quelli più avanzati, dove l’Europa non ha voce in capitolo, al contrario di Stati Uniti e Asia e i relativi chipmaker come Intel, TSMC e Samsung.

Da qui la decisione da parte di Intel di espandersi e realizzare nuovi impianti europei, dove i primi sorti in Irlanda anni fa; fra il toto-nazioni c’era anche l’Italia, che sembrava in prima linea per far sorgere sul suo territorio quello che sarebbe dovuto essere un avanzato impianto di packaging da 4,5 miliardi di euro, con il governo italiano pronto a finanziarne il 50% con soldi pubblici.

Inizialmente si vociferava di Torino Mirafiori o Catania, ma poi venne scelta la città veneta di Vigasio, un affare che avrebbe dovuto generare oltre 5.000 posti di lavoro (1.500 diretti e 3.500 fra fornitori e partner); ad agosto 2022 l’accordo sembrava pronto a essere siglato, ma poi sorsero i dubbi, fra tagli al budget e il presidente veneto Luca Zaia che affermava di dover “attendere la decisione di Intel, non su dove farlo, ma se lo farà davvero“.

E se a fine 2023 il CEO Pat Gelsinger di Intel affermava “il discorso con l’Italia non è chiuso“, a distanza di soltanto un mese la situazione pare sempre meno rosea per l’Italia. In un recente incontro coi giornalisti a Davos, in merito agli investimenti europei ha dichiarato che il chipmaker è “focalizzato sugli investimenti in Germania e Polonia“, affermando che per l’Italia “non c’è nulla di attivo. E la frase “nessun Paese è escluso dal nostro interesse“, ripetuta più volte in questi mesi, diventa sempre meno un faro di speranza per il progetto e sempre più una frase di circostanza.

A fine 2022, il governo Meloni annunciò di voler incontrare i vertici Intel per discutere dell’espansione in Italia, incontro che pare non essere mai concretamente avvenuto. Al contrario, Germania e Polonia sono gli unici paesi in cui Intel ha dato via all’opera di progettazione dei suoi nuovi impianti europei.

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