C’è una cosa di profondamente sbagliata nel Sonos Sub Mini e non è una caratteristica tecnica in particolare, ma il nome. Perché ok, se fino a prima della sua uscita un qualsiasi utente sono che avesse voluto arricchire il suo impianto con bassi profondi e potenti doveva spendere cifre astronomiche acquistando un Sonos Sub (qui la recensione) è un dato di fatto ma, credetemi, se c’è un termine sbagliato nel nuovo subwoofer Sonos è proprio “mini”.
E lo è non solo perché le sue dimensioni non si allontanano tanto dal subwoofer top di gamma del brand, ma soprattutto perché la sua resa audio ha ben poco da invidiare al fratello maggiore. Certo, il Sonos Sub rimane il top di gamma in tutto e per tutto, ma anche la versione “mini” gioca benissimo le sue carte.
La differenza più importante? Il prezzo: il nuovo Sonos Sub Mini costa 499,00 euro ed anche se potrebbe sembrare una scelta più che obbligata da affiancare ad una Sonos Ray (qui la recensione) o una Sonos Beam di Gen 2 (qui la recensione), noi l’abbiamo provato connettendolo ad una più performante Sonos Arc (qui la recensione) ed una coppia di Sonos Five.
Indice
ToggleRecensione Sonos Sub Mini: il migliore (e unico) subwoofer “economico” del brand
Design e materiali
Disponibile in due colorazioni (bianco o nero lucido), con un peso di 6.7 Kg (ben 10 Kg inferiore rispetto al fratello maggiore) e grande 303 x 228 x 228 mm, il Sonos Sub Mini continua a seguire la filosofia dell’azienda statunitense con un design sobrio, minimalista in cui la cura per i dettagli è al massimo.
La forma è cilindrica ed è realizzato con il solito materiale plastico che abbiamo visto negli ultimi modelli di Sonos, ed è proprio la sua forma oltre che alle dimensioni leggermente (LEGGERMENTE) più compatte del fratello maggiore, che lo rendono decisamente più semplice da integrare nel proprio arredamento anche se, lo ammetto, io continuo a preferire il design più squadrato del Sonos Sub.
Nella parte inferiore del cilindro sono stati posizionati dei piedini “tipicamente Sonos”, che non solo lo rendono estremamente stabile ma che attutiscono anche tutte le vibrazioni, e che creano un’intercapedine tale generare il giusto spazio per poter connettere il cavo di alimentazione ed (eventualmente) il cavo Ethernet.
Posteriormente poi, c’è un solo tasto e probabilmente lo utilizzerete una volta sola e solo in fase di configurazione: il Sonos Sub Mini è in grado di funzionare sia tramite connessione cablata, che tramite connessione WiFi a 2.4 GHz e a 5 GHz.
Configurazione ed associazione all’impianto Sonos
Non basterà connettere all’alimentazione elettrica il Sonos Sub Mini per poterlo iniziare subito ad utilizzare. Perché, in quanto subwoofer WiFi, tutto viene gestito tramite un’applicazione con la quale si connette tramite WiFi o cavo ethernet: è la Sonos S2, una nuova app che quelli dell’azienda hanno introdotto in concomitanza con le vendite della Sonos Arc, con la quale si potranno gestire tutti i parametri di sistema, compresa l’associazione di un nuovo dispositivo.
Il processo di configurazione è comunque estremamente intuitivo, ed è strutturato in modo da poter essere portato a termine anche da chi ignora totalmente le dinamiche della tecnologia. Qualora si avessero altri dispositivi Sonos, essenziali per utilizzare il Sonos Sub, la configurazione guidata darà facoltà all’utente di scegliere in quale gruppo inserire il subwoofer. Purtroppo però, nonostante l’azienda permetta di utilizzare due subwoofer contemporaneamente, non è possibile associare un Sonos Sub con un Sonos Sub Mini: i motivi potrebbero essere molteplici (decisamente dovuti al “tipo di suono” che mettono i due sub) ma, considerando anche la presenza dell’ottimo TruePlay, ammetto che forse è questa una delle più grandi mancanze di questo prodotto, almeno nella mia esperienza d’uso.
La nuova applicazione è in grado di supportare i formati audio ad alta definizione ma continua a soffrire di un grande problema di frammentazione per quanto riguarda il TruePlay (del quale vi parlerò dopo, e che è fondamentale per ottimizzare le performance audio del Sonos Sub): in sostanza è disponibile solo nella versione per iOS e – ad oggi – non è ancora compatibile con gli iPhone 14. Si tratta di un sistema di calibrazione del suono che si basa sull’acustica della stanza in cui è stato montato un qualsiasi speaker Sonos e che, tramite una procedura di un paio di minuti, ottimizzerà la resa audio dei dispositivi dell’azienda proprio in base alla stanza e al loro posizionamento.
Caratteristiche e prova d’ascolto
In realtà, nonostante la nostra prefazione, ci sono molte cose di cui parlare per quanto riguarda le caratteristiche e la relativa prova d’ascolto che abbiamo fatto con il Sonos Sub Mini. Nonostante la configurazione possa ricordare quella del fratello maggiore, e che sia quindi presente la cavità centrale con i due speaker messi l’uno contrapposto all’altro, in realtà l’architettura del nuovo subwoofer economico di Sonos non è bass reflex, ma è a sospensione pneumatica, cioè sigillata con due driver da 6” contrapposti.
In tutta sostanza, a differenza del modello più costoso, il Sonos Sub Mini non ha a disposizione volumi esageratamente grandi, il che porta ad una crudzezza decisamente più marcata. Generalmente questo tipo di configurazione porta ad un maggiore controllo dell’emissione sonora, evitando ancora di più eventuali distorsioni, ma con il prezzo da pagare di una minore incisività complessiva nell’impianto audio.
Ed è qui che effettivamente quelli di Sonos sono riusciti a fare la “magia”. Teoricamente, due altoparlanti da 6” sembrerebbero essere sottodimensionati per un subwoofer, ma grazie ad un ottimo amplificatore digitale ed all’utilizzo di coni particolarmente rigidi, il Sonos Sub Mini non ha nulla da invidiare a prodotti che dispongono di volumi maggiori: in sostanza, è piccolo ma rende tantissimo.
Ad ogni modo, inizialmente ho testato il Sonos Sub Mini con la configurazione che più mi sembrava consona alla sua fascia di prezzo, cioè affiancandolo ad una Sonos Ray. Già al
livello di volume predefinito (cioè quello medio in un range che va da -15 a +15), l’incremento nelle frequenze basse è notevole: alternare l’ascolto con in Sub acceso o spento evidenzia un contrasto sorprendente.
Per quel che mi riguarda però, sono giunto alla conclusione che impostando il volume dei bassi a 5, la presenza di frequenze basse è più consona alle mie esigenze, anche se sono dell’idea che questa scelta varia molto in base al tipo di utilizzo che si farà del subwoofer.
Per la visione di film, ad esempio, a mio parere il livello di volume ottimale deve variare dallo 0 al 5, per determinati generi musicali i potrebbe spingere al 10, mentre per altri sarebbe meglio abbassarlo leggermente sotto lo zero.
Nella visione dl Black Adams, per esempio, in tutte le scene in cui ci sono esplosioni la presenza del sub è perfetta se impostata sul volume 5, ma anche alzandolo a 10 o a 15 (cioè con bassi fuori dal comune) sono stato piacevolmente colpito da un particolare: indipendentemente dal livello del volume scelto, il bilanciamento del suono e delle frequenze è sempre chirurgico e, ad alti volumi, sono totalmente assenti problemi di riproduzione. Insomma, sotto questo punto di vista quelli di Sonos hanno davvero fatto un ottimo lavoro.
In sostanza, a mio parere quelli di Sonos hanno immaginato questo subwoofer in modo tale che avesse una presenza costante, ma mai eccessiva in qualsiasi tipologia di scena televisiva che si vada a guardare.
Per ascoltare la musica invece, l’ho associato ad un paio di Sonos Five, e qui le cose iniziano a diventare interessanti. La cosa più importante quando si ascolta musica con questa configurazione è riuscire a capire quale sia il volume adatto per il genere musicale che si è deciso di riprodurre: a volume 0, ad esempio, con alcuni generi musicali i bassi potrebbero essere poco percettibili, mentre con altri (tipo “Monster” di Kanye West) potrebbero sembrare troppo alti.
Ma la vera magia accade portando a termine l’ottimizzazione TruePlay. E dire che dopo aver effettuato la procedura il Sonos Sub Mini cambia volto è dire poco. Il problema principale però, è che True Play attualmente è disponibile solo per iPhone e, a questo punto, la domanda sorge spontanea: chi ha uno smartphone Android, oppure non ha un iPhone o un iPad sufficientemente recenti per poter eseguire l’app Sonos S2, rimane fregato?
Comunque, una volta portata a termine l’ottimizzazione TruePlay le cose cambiano radicalmente. Ora la timbrica è completa, l’effetto “avvolgente” è più presenti e tutte le frequenze sono praticamente cristalline: è qui che si stente la presenza del software di Sonos, che riesce a capire con che tipologia di speaker è associato e ne regola la timbrica di conseguenza ed anche con uno sweep bello corposo non emergono né vibrazioni né risonanze. Il lavoro fatto dal brand è davvero eccezionale.
C’è da dire però, che questo super-controllo potrebbe rendere il Sonos Sub Mini poco adatto a quelle persone che hanno la necessità di sentire una presenza molto marcata dei bassi e che amano quel pugno nello stomaco che può derivare dalle frequenze basse. Nella mia esperienza però, questo “punch” nello stomaco in realtà porta a vibrazioni inaspettate di molti degli elementi d’arredo presenti in casa, comprese le porte e le finestre, ed è una cosa che io non amo in alcun modo.
Quindi, tutto sommato, stiamo parlando di un aspetto positivo. A meno che non si installi il Sonos Sub Mini in ambienti particolarmente ampi, in cui la sua pressione sonora potrebbe diventare poco incisiva.
Prezzo e considerazioni
Il prezzo di vendita del Sonos Sub Mini è di 499,00 euro. Ed anche se potrebbe sembrare una cifra ancora non adatta a tutte le tasche, purtroppo devo ripetermi: soprattutto nel campo audio, la qualità ha un prezzo, e paragonandolo alla resa sonora del subwoofer, devo ammettere che gli sforzi fatti dal brand per produrre un subwoofer “economico” si vedono è come.
Sonos Sub Mini è uno di quei prodotti che promette 10 e fa 10, prodotto con un’onestà intellettuale che non illude gli acquirenti convincendoli di acquistare un prodotto in grado di fare 12. Certo il modello più costoso ha caratteristiche che lo posizionano qualche gradino sopra il neo arrivato, ma la sua qualità è indiscutibile.
Insomma, qualora aveste un impianto composto da una Sonos Beam, una Sonos Ray o anche due Sonos One, il Sonos Sub Mini potrebbe essere l’aggiunta giusta per riuscire ad ottenere una resa audio quasi perfetta.
Come sempre, brava Sonos, ma cerca di risolvere il problema relativo alla frammentazione del TruePlay.
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