Sono anni che si parla di smartphone a 64-bit, ma con il lancio dei nuovi Google Pixel 7 e 7 Pro assistiamo al lancio dei primi smartphone con supporto software solo a 64-bit. Sin dalla loro presentazione, Big G ha sottolineato tale caratteristica come elemento per il miglioramento delle prestazioni. A distanza di qualche settimana, il team Android è tornato a parlarne, spiegando quali siano le migliorie di avere uno smartphone nativo a 64-bit.
Ecco perché Google Pixel 7 e 7 Pro a 64-bit sono migliori degli smartphone a 32-bit
A differenza di altri smartphone come il recente Xiaomi 12 Pro, Google Pixel 7 e 7 Pro sono i primi smartphone della storia a supportare solamente app e codice a 64-bit. Quello che ha fatto Google è anticipare i tempi, dato che al DevSummit 2020 è stato annunciato che dal 2023 in poi tutte le CPU ARM per smartphone abbandoneranno il supporto a 32-bit. Ma a cosa serve questo cambiamento?
Innanzitutto, le app a 64-bit sono più veloci, in quanto accedono a registri e istruzioni altrimenti inaccessibili per quelle a 32-bit; grazie alle ultime CPU ARMv9 a 64-bit, si misurano prestazioni migliori fino al +25% quando vengono eseguite app a 64-bit, senza contare che diminuisce l’utilizzo fino a 150 MB di RAM, liberando spazio alle app in background che hanno meno probabilità di essere chiuse in automatico.
Non solo performance ma anche sicurezza, avendo una maggiore efficacia della tecnologia ASLR (Address Space Layout Randomization) che fa sì che sia più difficile per un malvivente prendere controllo dello smartphone. Infine, Google afferma che gli sviluppatori di software a 64-bit possono usufruire di strumenti più efficaci per migliorare la qualità delle loro app, rendendo anche più rapido il rilascio di aggiornamenti.
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