Sempre più smartphone e dispositivi elettronici sono dotati di codec di grande livello come Dolby Vision e Atmos, che però non sono di certo gratuiti. Per questo, Google sta pensando ad un’alternativa accessibile a tutti, portando quindi sempre più dispositivi ad avvalersi di questi formati multimediali.
Google non vuole i suoi Dolby Vision e Atmos, ma formati esistenti senza costi di licenza
Cosa vuole fare, esattamente, il gigante di Mountain View? Il discorso è abbastanza ampio, perché si tratta di qualcosa di molto particolare. Infatti, Google non sta cercando di creare dei suoi codec originali, quindi dei nuovi Dolby Vision e Atmos, bensì vuole rendere accessibili a tutti, cioè senza costi di licenza, i formati multimediali già esistenti di audio 3D e video HDR.
Ma perché c’è questa esigenza? Cosa spingerebbe Google a rendere possibile una cosa del genere? Il progetto “Caviar“, come viene chiamato internamente, nasce dall’esigenza di abbattere quelli che sono i costi imposti da Dolby per ogni unità che un brand di elettronica produce e di cui chiede supporto a tale formato. Infatti, per Dolby Vision si parla dai 2 ai 3$ a unità, che per la grandissima distribuzione è una sorta di ingente spesa, praticamente quanto un componente hardware. Non sono noti invece i costi del supporto Atmos, ma restano sostanzialmente alti.
Immaginiamo dunque, in chiusura, che la mossa di Google serva a dare la possibilità a tanti dispositivi Android di avere costi più contenuti non dovendo affrontare spese di questo tipo in fase di produzione, rimuovendo appunto il pensiero delle licenze.
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