Quando Dji ha presentato lo Spark, il primo Mavic Air e, successivamente, il Mavic Mini (che personalmente apprezzo moltissimo), il messaggio era chiaro: chi vuole cimentarsi con la stabilità, la sicurezza e la maneggevolezza dei droni prodotti dall’azienda non deve necessariamente acquistare un modello della linea Pro che, oltre al prezzo, è di dimensioni decisamente più grandi. Basti pensare che date le dimensioni e il peso ridottissimi, il Mavic Mini potrebbe davvero essere pilotato da chiunque, con meno limitazioni, al fronte di una stabilità in volo sufficiente ed una qualità delle immagini molto buona.
Poi è arrivato il nuovo Dji Mavic Air 2, il successore dell’omonimo modello del 2018, con il quale sembra che DJI abbia abbandonato totalmente la strategia intrapresa con la versione precedente, producendo un UAS che potrebbe mettere d’accordo tutti, ma che in termini di dimensioni e design è molto più simile ai top di gamma e, per alcuni versi, riesce anche a migliorarli. E riesce a migliorare soprattutto il primo di Air, un prodotto apprezzatissimo per il quale però gli utenti hanno per anni gridato a gran voce di volere più autonomia ed una connessione più stabile: in tutta risposta Dji ha migliorato entrambi gli aspetti, introducendo una batteria in grado di garantire 34 minuti di autonomia ed aggiungendo la tecnologia OcuSync 2.0, la stessa del Mavic 2 Pro che utilizza sempre il WiFi ma riesce a garantire una portata distanza massima di 10 Km in modalità FCC e di 6 KM in modalità CE: inutile dire però, che nella vita reale questi valori si possono solo sognare.
Indice
Recensione DJI Mavic Air 2
Regolamento: chi lo può pilotare e dove?
Andiamo dritti al punto, prima di entrare nel vivo della recensione: dato il peso e le dimensioni, il Dji Mavic Air 2 non è un drone adatto a tutti, soprattutto se si prende in considerazione il nuovo regolamento europeo droni, che dovrebbe entrare in vigore a brevissimo (ma che è stato posticipato per l’emergenza. COVID-19).
In ogni caso, secondo l’attuale regolamento ed il suo peso a terra di ben 570 grammi (e 200 grammi sono solo di batteria) per pilotare il Mavic Air 2 è necessario essere in possesso dell’Attestato di Pilota APD (Operazioni non Critiche), conseguibile tramite un esame online, e l’immatricolazione del drone nel portale D-Flight con la quale si otterrà un codice QR da applicare al quadricottero.
La realtà dei fatti è che però lo scenario della regolamentazione sull’utilizzo dei droni è ancora in via di definizione e, spesso, si rischia di fare molta confusione, quindi per rendere le cose più chiare tenterò di schematizzare tutte le informazioni più importanti, parlando dei vincoli attualmente attivi, di cosa cambierà con l’arrivo del nuovo regolamento europeo e chiarirò punto per punto cosa è necessario per poter pilotare il nuovo drone di Dji. Quindi, andiamo con ordine.
I vincoli dell’attuale regolamento ENAC sono:
- Volare ad una distanza di almeno 150 metri da aree popolate e fabbricati.
- Mantenere una distanza orizzontale di sicurezza da persone estranee di almeno 50 metri.
- Volare sempre in VLOS (visual of sight), cioè con il drone a vista.
- Non superare una quota di volo di 120 metri.
- Essere in possesso di un’assicurazione per la responsabilità civile.
Il nuovo regolamento europeo potrebbe prevedere che:
Il Mavic Air 2 farà parte della categoria A2, e per quanto riguarda la categoria A2 verrà previsto che si potrà volare anche in prossimità di persone, mantenendo una distanza di sicurezza orizzontale di 30 metri, che potrà essere ridotta a 5 metri volando con una velocità massima di 3 metri al secondo.
Sarà poi obbligatorio l’utilizzo di un trasponder da montare sul drone, ma non è ancora chiaro come sarà regolamentato quest’obbligo per i droni dal peso superiore ai 250 grammi.
Insomma, la realtà dei fatti è che nella stragrande maggioranza dei casi attualmente ancora nessuno ci capisce molto sulla questione regolamentazione, quindi il nostro consiglio è questo: volate sempre in situazioni di sicurezza, il più lontano possibile dalle persone e, se siete poco esperti, con il drone sempre a vista.
E ricapitolando, ecco tutti i requisiti da rispettare per poter volare con il Mavic Air 2:
- Registrazione del drone sul portale D-Flight (dal costo di 6 Euro una tantum per gli amatori e 96 Euro per i professionisti).
- Registrazione proprietario del drone come pilota SAPR (gratis per gli amatori, e dal costo di 24 euro annui per i professionisti).
- Essere in possesso di un’assicurazione civile.
- Patentino A1/A3 (dal prezzo di 31 euro al superamento dell’esame fino al 1 luglio, e 31 Euro per ogni tentativo dopo il 1 luglio)
Contenuto della confezione
Il Mavic Air 2 è venduto in due versioni, che si contraddistinguono tra loro in base alla quantità di accessori presenti nella confezione. La versione più economica contiene sostanzialmente il nuovo radiocomando, 2 stick di ricambio, un caricabatterie, una sola batteria, 3 coppie di eliche (quindi 2 eliche in più), tutti i cavi per collegare lo smartphone al controller ed un cavo USB-C per la ricarica del radiocomando.
C’è poi la versione Fly More Combo, che è quella che abbiamo ricevuto in prova da Dji, che include 3 batterie, 6 coppie di eliche, dei filtri ND, una stazione di ricarica multipla ed un adattatore batteria/powerbank oltre che una borsa che a parer mio è decisamente comoda ed utile.
Design e materiali di costruzione
È piccolo? No. È leggero? No. Giusto per farci un’idea, il vecchio Mavic Air misura 168x83x49 mm, il Mavic Pro 2 misura 214x91x84 cm e il nuovo Mavic Air 2 misura 180x97x84 mm. Insomma, è quasi grande come il Mavic 2 Pro, ma ciò che li rende molto diversi è il peso: 430 grammi per il vecchio Air, 905 grammi per il Pro e 570 grammi per l’Air 2.
Insomma, è come se il senso stesso della serie “Air” fosse andato perso, ma è anche vero che in effetti l’azienda produce già il Mavic Mini che, dal punto di vista di leggerezza e dimensioni è insumerabile, e continuare a puntare su queste caratteristiche anche con l’Air sarebbe stato forse inutile.
Ad ogni modo, il Dji Mavic Air 2 è il soilto drone che si può ripiegare. Una struttura che, ammettiamolo, ormai non stupisce più nessuno, ma che nel caso del nuovo prodotto dell’azienda non lo renderà trasportabile semplicemente in tasca, anzi. In realtà l’ingombro sarà anche maggiore del solo drone, perché il nuovo radiocomando è decisamente più grande e fastidioso da portare appresso: insomma, la soluzione è utilizzare una borsa per il trasporto.
Decisamente interessante la presenza di diversi sensori anti-collisione, il che rende anche possibile l’utilizzo di diverse modalità di traking del soggetto. Il punto che più mi ha fatto storcere il naso però è che quelli di Dji hanno ben pensato di non inserire dei sensori collisione laterali: più volte, testando il follow mentre ero in auto, ho rischiato che il drone si schiantasse su un albero proprio perché non rilevava la presenza di oggetti lateralmente. Insomma, nonostante il risistema APAS3.0, che mappa l’ambiente costantemente e dovrebbe essere in grado di capire cove sono gli ostacoli ed evitarli, è sempre importante fare attenzione e non distogliere mai gli occhi dal radiocomando.
Ecco tutti i sensori integrati nel Mavic Air 2:
- Sensori Inferiori
- ToF Measurement Range: 0.1-8 m
- Hovering Range: 0.5-30 m
- Vision Sensor Hovering Range: 0.5-60 m
- Sensori Anteriori
- Precision Measurement Range: 0.35-22.0 m
- Detection Range: 0.35 to 44 m
- Effective Sensing Speed: 12 m/s
- Field of View (FOV): 71° (horizontal), 56° (vertical)
- Sensori Posteriori
- Precision Measurement Range: 0.37-23.6 m
- Detection Range: 0.37-47.2 m
- Effective Sensing Speed: 12 m/s
- Field of View (FOV): 44° (horizontal), 57° (vertical)
Sono anche presenti una diversi di LED di illuminazione, che ho trovato decisamente utili soprattutto nei voli notturni. Inferiormente ne è presente uno che si potrà attivare automaticamente per illuminare il terreno in condizioni di scarsa luminosità, oppure manualmente, mentre sulle estremità dei braccetti sono presenti altri 4 LED (due rossi fissi e due verdi lampeggianti) che renderanno visibile in maniera chiara e concisa il drone anche di notte.
Nuovo radiocomando – Dji Mavic Air 2
Appena ho visto il nuovo radiocomando del Dji Mavic Air 2 ho avuto subito un pensiero: è brutto. È grande, è quasi quadrato, e non c’entra proprio nulla con quello a cui siamo abituati con i Mavic di Dji. In realtà però, appena l’ho utilizzato mi sono dovuto immediatamente ricredere: è tra i più comodi che ho mai utilizzato.
Anche in questo caso gli stick si possono rimuovere e vengono alloggiati in due incavi nella parte inferiore, frontalmente c’è il tasto del punto di atterraggio, il tasto di accensione, i 4 led per lo stato della batteria (che, a proposito, garantisce senza problemi anche 4 ore di volo) due tasti di scelta rapida (uno dei quali programmabile) e lo switch per il cambio delle modalità di volo.
Posteriormente ci sono altri due tasti per il controllo delle modalità di registrazione e per la realizzazione di foto e video, mentre la trasmissione è questa volta è affidata alla tecnologia OcuSync 2.0, che promette distanze pazzesche, almeno teoricamente. Chiaramente però, soprattutto quando si parla di WiFi, le prestazioni reali del segnale tra radiocomando e drone sono influenzate da una serie di variabili che le rendono a dir poco altalenanti. Dopo aver fatto decollare il drone nel giardino di casa mia, ad esempio, ho perso il segnale a circa 500 metri di distanza ma, chiaramente, parliamo di una zona con alte interferenze elettromagnetiche.
Non contento però, sono salito in montagna, in una zona dove non è presente neppure il segnale della rete cellulare (e di nessun gestore), e sono riuscito a controllare il drone in maniera stabile fino a circa 1 chilometro e mezzo: superata questa distanza, il drone si è disconnesso ed è rientrato automaticamente al punto di partenza.
Ad ogni modo, ciò che mi è piaciuto di più del nuovo radiocomando del Mavic Air 2 è il posizionamento superiore dello smartphone, che rivoluziona il flow di pilotaggio rendendolo molto più comodo ed uniforme. Le antenne sono state integrate nel blocco con il quale verrà stretto lo smartphone: l’idea è buona, e l’assenza delle due tipiche chele è decisamente comoda, ma in questo modo sarà più difficile direzionale il segnale. Cosa che però, non è quasi mai necessaria.
Foto e video
La realtà dei fatti è che quando ho visto la scheda tecnica della fotocamera integrata nel Dji Mavic 2, mi sono subito chiesto perché sia stato scelto il sensore Sony IMX 586 da 48 megapixel e non il nuovo IMX 689. Entrambi i modelli scattano a 12 megapixel in pixel binning, ma a mio parere le prestazioni della nuova generazione del sensore di Sony sarebbero state una marcia in più per il drone.
Ad ogni modo, l’IMX 586 è comunque un buon sensore. Non è ottimo, ma sostanzialmente fa bene il suo lavoro, soprattutto nelle moltissime novità che quelli di Dji hanno introdotto nel comparto fotografico: arrivano finalmente i video 4K in HDR (ma solo a 30 fps) anche in un Air e, udite udite, il Mavic Air 2 è il primo drone di Dji in grado di registrare video in 4K a 60 FPS con 120 Mbps di bitrate. E la qualità è talmente buona, che personalmente ho sempre preferito scattare in questa modalità, piuttosto che utilizzare il più scattoso HDR a 30 frames al secondo.
Per semplificare meglio la struttura del comparto fotografico del Dji Mavic Air 2, è utile schematizzare il tutto. Ecco la scheda tecnica della fotocamera.
- Modalità foto
- Automatic Exposure Bracketing (AEB): 12MP, 3/5 Frames at 0.7EV Bias
- Timer: 12 MP 2/3/5/7/10/15/20/30/60 seconds
- SmartPhoto: riconoscimento scena, HyperLight (modalità notturna), HDR
- HDR Panorama: Verticale (3×1): 3328×8000 pixels – Wide (3×3): 8000×6144 pixels – 180° Panorama (3×7): 8192×3500 pixels – Sfera (3×8+1): 8192×4096 pixels
- Modalità video
- Normale (tripod, normal, sport), HDR, Slowmotion (FullHD 240 fps)
- Hyperlapse 8K (percorso, libero, cerchio, direzione)
- Quickshot (dronie, ascesa, cerchio, boomerang, spirale, asteroide)
- Focus track: Point of Interest 3.0, Spotlight 2.0, Active track 3.0 (solo 4K/30fps, 2,7K/60fps e 1080p/60fps)
- Risoluzione foto
- Foto: 12 MP – 48 MP
- Risoluzione video
- 4K Ultra HD: 3840×2160 24/25/30/48/50/60 fps
- 2.7K: 2688×1512 24/25/30/48/50/60 fps
- FHD: 1920×1080 24/25/30/48/50/60/120/240 fps
- 4K Ultra HD HDR: 3840×2160 24/25/30 fps
- 2.7K HDR: 2688×1512 24/25/30 fps
- FHD HDR: 1920×1080 24/25/30 fps
L’ottica utilizzata è un’equivalente a focale fissa 24 mm con apertura f/2.8 non variabile, con un field of view di 84 gradi e stabilizzata da un’ottima gimbal a tre assi che fa il suo lavoro a dir poco egregiamente. I video possono essere compressi in MP4 o in HEVC, e salvati sulla memoria interna che è di 8 GB, oppure su una microSD da inserire in uno slot laterale: il nostro consiglio è quello di acquistarne una da almeno 64 GB.
Si può scattare a 48 megapixel, ma se si vuole sfruttare la luminosità del pixel binning bisognerà accontentarsi dei 12 megapixel, c’è poi un’ulteriore modalità di scatto chiamata “Smart”, ereditata chiaramente dagli smartphone, che è in grado di riconoscere le scene ed attivare anche automaticamente l’HDR: i risultati però, a mio parere sono in alcuni casi troppo “falsati” e richiederanno un minimo tempo di elaborazione.
Insomma, al di là della modalità scelta, le fotografie scattate con il Mavic Air 2 sono di buona qualità: l’intervallo dinamico è buono, non elevatissimo, ma comunque accettabile e sono disponibili anche diverse modalità di foto panoramica che vengono realizzate con 4 tipi di pose differenti.
È poi anche presente una modalità di ripresa in 8K in Hyperlape, pensata per creare filmati 8K da foto a 48 megapixel scattate in successione e sono presenti tutte le modalità di tracciamento del soggetto per cui Dji è diventata famosa in tutto il mondo: sono 5, si chiamano Quickshot, certo non sono una novità ma con i 4K a 60 fps diventano ancora più scenografici.
La vera novità è nel Focus Track, cioè nell’inseguimento di un soggetto selezionato tramite l’anteprima (che, però, funziona solo con framerate bassi e non in 4K a 60 fps): le modalità sono tre e sono tutte pazzesche:
- Spotlight 2.0: il drone mantiene il soggetto inquadrato al centro mentre l’operatore può continuare a pilotare il velivolo.
- Point of intrest 2.0: il frone ruota attorno al soggetto in modo del tutto autonomo mentre quest’ultimo si muove nell’ambiente.
- Acrive track 3.0: il drone mantiene quota in maniera dinamica evitando tutti gli ostacoli rilevati dai sensori, con movimenti fluidi e realistici e cinematografici.
Il tutto viene gestito dall’applicazione Dji Flight, che abbiamo imparato a conoscere con il Mavic Mini e che, in effetti, lancia un messaggio decisamente chiaro: l’azienda vuole che l’Air 2 sia un drone adatto a tutti, ed è forse questo il motivo per il quale hanno deciso di controllarlo con un’app molto semplice (forse troppo per i professionisti), con la quale sono stati eliminati tutti i controlli più complessi che potrebbero far entrare in crisi i neofiti.
Autonomia batteria – Dji Mavic Air 2
Il mio primo drone, un Dji Phantom, aveva si e no 10 minuti di autonomia ed era un bestione enorme che non integrava neppure una gimbal e richiedeva l’utilizzo di una GoPro. Da allora le cose sono cambiate tantissimo e non solo dal punto di vista fotografico, ma soprattutto per quanto riguarda la batteria: con il Dji Mavic Air 2 sono riuscito a volare per circa 34 minuti, senza mai atterrare.
Ed è uno spettacolo, ammettiamolo. Vuol dire che con la versione Fly More Combo si potrà volare per oltre 1 ora e mezza! Certo, l’autonomia di volo è un altro di quei fattori decisamente variabili, che vengono condizionati da una serie di agenti esterni, come il vento o le modalità di volo, ed è chiaro che più si sale di quota, maggiore sarà il consumo energetico ma se c’è una certezza in questo nuovo drone è che l’autonomia della batteria è più che convincente.
Prezzo e conclusioni
Il prezzo del Dji Mavic Air 2 è di 849 euro per la versione base, oppure di 1049 euro per la versione Fly More Combo (che io, sinceramente, preferisco). Si tratta di un prezzo in linea con la strategia che da anni porta avanti Dji, e che è totalmente invariato rispetto a quello della generazione precedente al momento del lancio.
La realtà dei fatti è che il Dji Mavic Air 2 è un drone “furbo” e pensato fino all’ultimo particolare. È “l’opzione di mezzo” di una lineup che continua a crescere e mutare e nonostante non si tratti del top di gamma di Dji, include delle novità che non sono presenti neppure nei modelli più grandi e costosi. I 4K a 60 fps cambiano totalmente l’effetto delle riprese dall’alto, per non parlare della presenza di OcuSync 2.0 e della batteria con un’ottima autonomia.
Lo consiglierei a tutti? No. Probabilmente continuerei a puntare sul Mavic Mini, un modello adatto a molte condizioni di scatto (io ci ho volato anche con un vento di 45 km/h) e perfetto certo per i neofiti ma anche per scopi semi-professionali. Ma già dal primo volo che ho effettuato con l’Air 2 mi sono reso subito conto di quanto la stabilità la qualità di Dji siano ancora aumentate. Insomma, se questo è l’Air 2, a questo punto le aspettative per la serie Mavic 3 diventano ancora più alte.