Immaginate un posto dove polizia e governo monitorano costantemente i vostri passi. Un posto dove circolare serenamente per le strade non è del tutto possibile, visti i centinaia di posti di blocco ed i numerosi sistemi di controllo automatizzati. Se pensate che questo luogo sia ambientato in un episodio di Black Mirror, beh, vi sbagliate. Benvenuti a Xinjiang, regione autonoma a nord-ovest della Cina.
Per quanto le frasi ad inizio articolo possano sembrare un’iperbole, purtroppo non lo sono. Questo caso è venuto recentemente alla luce a seguito delle testimonianze di Wall Street Journal, BuzzFeed e BBC, i cui video ci mostrano com’è vivere nello Xinjiang.
A Xinjiang la popolazione viene sorvegliata costantemente
In principio ci fu l’espansione della Cina. Nel 1949 l’allora comandante Mao Zedong puntò in maniera decisa su questa regione, ricca di materie prime come petrolio, gas naturale e carbone. Inoltre, si trova a confinare con ben otto stati: Russia, India, Mongolia, Pakistan, Kazakistan, Afghanistan, Tagikistan e Kirghizistan. Capirete bene, quindi, quale crocevia economico e politico sia questo territorio.
Se a ciò uniamo le recenti infiltrazioni di stampo terroristico, ecco che otteniamo il clima di costante controllo che si è creato negli ultimi anni. Tutto questo principalmente ai danni degli uiguri, minoranza etnica del luogo con credenza musulmana. Viste le numerose tensioni legate all’ISIS, il governo ha deciso di attuare un sistema di controllo che definire rigoroso sarebbe un eufemismo. Basti pensare che, stando all’inchiesta di Associated Press, circa 5.000 uiguri avrebbero lasciato la nazione per trasferirsi in Siria ed abbracciare il califfato.
Vivere a Xinjiang, fra scansioni facciali e perquisizioni degli smartphone
A seguito di queste asprezze, per le città sono state piazzate numerose telecamere con sistemi di riconoscimento facciale in grado di riconoscere l’identità dei passanti. Ognuno dei civili è schedato e monitorato quotidianamente dalle autorità: addirittura esistono posti di blocco dove viene controllato lo smartphone per individuare eventuali attività sospette. Persino i coltelli sono numerati: nel caso se ne acquisti uno, su di esso verrà inciso a laser un QR Code abbinato alla vostra identità.
Ma non finisce qua, anzi. Questi checkpoint sono posti non soltanto lungo le strade ma anche all’ingresso di luoghi come pompe di benzina, centri commerciali, alberghi e banche. Non manca poi un’app per controllare i messaggi, al punto tale che molti cittadini si ritrovano costretti a possedere due telefoni, di cui uno da tenere lontano dagli occhi onnipresenti delle autorità. Sulla base di azioni e credenze religiose, alcuni cittadini sono stati “invitati” a trasferirsi in delle sorte di centri “rieducativi“. Questi sono completamente blindati e con tanto di torrette di controllo: insomma, delle vere e proprie carceri. Vi lasciamo con il documentario girato dal Wall Street Joiurnal.
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