In Europa il peso medio di una batteria per automobili si assesta intorno ai 13 Kg con dimensioni difficilmente trascurabili.
L’idea che una scatoletta da meno di 500 grammi possa svolgere, in caso di emergenza, la stessa funzione di questi pesanti e ingombranti accumulatori può sembrare quindi inverosimile, ma il nuovo starter e powerbank Beatit B9 promette di risolvere senza difficoltà alcuni degli imprevisti più comuni per chi possiede un’automobile.
Questo device infatti non è solo una semplice powerbank da 14000 mAh, ma anche torcia, bussola e avviatore per auto.
Lo starter, poi, è disponibile sul mercato anche nella versione con un piccolo compressore per pneumatici in dotazione. Tutto quel che serve, dunque, per risolvere i problemi più banali della propria autovettura.
Beatit B9 è un prodotto dalle molte funzionalità pensato per regalare un po’ di serenità agli automobilisti. Nella nostra recensione completa scopriremo se riuscirà davvero a mantenere tutte le sue promesse!
Starter Beatit B9 – La recensione di GizChina.it
Beatit B9 – Confezione di vendita e specifiche
Pratica e funzionale la confezione di vendita, al cui interno troviamo una custodiasemi-rigida in tessuto sintetico nero. Questa è caratterizzata dalla presenza del logo Beatit, da un’apertura a zip e da un laccio arancione per il trasporto. Dentro la custodia, infine, un setto separa il Beatit B9 dai suoi accessori.
Tra questi non manca il cavo con morsetti per la funzione da jump starter, quello MicroUSB-USB, il piccolo compressore con manometro e spilli per il gonfiaggio di palloni, un caricabatterie da auto ed un alimentatore da muro.
È presente il manuale di istruzioni, e parte delle specifiche tecniche sono riportate direttamente sul prodotto.
Scopriamo così che la capacità nominale della batterie interne si assesta sui 14000 mAh e che la corrente di picco da 600 A dovrebbe permettere l’accensione di motori diesel da 4000 cm³ o a benzina da 5500 cm³. Grazie al sito del produttore possiamo poi aggiungere che il prodotto è pensato per 3000 cicli di scarica e per operare tra i -25°C e i 60°C.
Sul retro del compressore, infine, troviamo la pressione massima che questo può sopportare (80 PSI). Significativa l’avvertenza di utilizzare sempre un manometro certificato per controllare la pressione degli pneumatici.
Beatit B9 – Costruzione e design
Il device nasce come strumento di emergenza da tenere in auto e, di conseguenza, non punta particolarmente sulla compattezza. Il peso di 455 grammi, infatti, è distribuito su un volume di 0.46 litri (176.7 x 87.7 x 30 mm), che cresce ulteriormente con gli accessori: la custodia misura 245 x 93.2 x 132 mm per un peso a pieno di circa 1.1 Kg (295 grammi il solo compressore).
Dal punto di vista del design, comunque, notiamo come il produttore abbia optato per un aspetto estetico abbastanza originale. Questo è caratterizzato dall’utilizzo del giallo per i lati con interfacce, mentre il nero domina il resto della scocca.
La classica forma rettangolare, poi, è addolcita dalla presenza di bordi arrotondati e di un angolo smussato, mentre lo spigolo opposto a quest’ultimo appare tagliato. Sulla parte superiore del device troviamo una piccola bussola magnetica, il tasto di accensione ed il logo del produttore. La parte inferiore presenta invece solo una breve lista delle caratteristiche tecniche del prodotto.
Il lato delle interfacce è occupato dai led di stato (di colore blu, decisamente luminosi), dalle due porte USB (una da 1A ed una da 2.1A), dal jack di ricarica a 15V e dal collegamento diretto al pacco batterie (protetto da una membrana in gomma) da utilizzare per la funzione starter e per il compressore. L’altro lato giallo, di dimensioni minori, è dedicato invece solo alla torcia.
Buona infine la qualità costruttiva e le rifiniture, mentre l’assenza di flessioni è quella tipica dei device solidi e resistenti. Non si può dire purtroppo lo stesso del compressore in dotazione, che presenta un tasto di accensione decisamente “ballerino”. Il resto della dotazione ci sembra invece ben realizzata. La scocca del device e dei suoi accessori è in plastica, spessa e di buona qualità.
Beatit B9 – Funzione starter
Questo device si propone come alleato fedele degli automobilisti, e promette funzioni a volte al limite dell’inverosimile. Abbiamo quindi deciso di testare subito la sua capacità di lavorare come batteria di avviamento per un motore diesel di medie dimensioni (un 1900 TDi) e, una volta isolato l’accumulatore al piombo e collegati i morsetti, abbiamo provato accensioni ripetute a distanza di breve tempo. Lo starter non solo è riuscito ad avviare il motore da freddo, ma ha resistito senza apparente problemi ad una serie di 10 accensioni consecutive con una scarica della batteria interna di circa il 25%. La temperatura ambiente durante i test era di circa 20°C.
Dalle nostre prove è emerso che in questa modalità la batteria è collegata direttamente all’automobile e l’unico circuito di protezione consiste nei 4 chip 42ctq030s, diodi Schottky di potenza utilizzati come protezione dall’uso con polarità inversa. Questi elementi sono pensati per consentire un passaggio continuo a 160 A di corrente (40 A per chip) in una sola direzione (la tensione inversa misurata è di circa 60 V), ma di picco possono tollerare facilmente i valori dichiarati dal produttore senza subire danni, al costo naturalmente di una rilevante dissipazione di energia.
Il risultato è che, utilizzando Beatit B9 come starter, la scatolina che contiene i diodi esternamente raggiunge facilmente i 70°C. La temperatura del pacco batterie rimane invece prossima a quella ambiente.
Beatit B9 – Note sulla batteria interna
A questo punto dobbiamo chiarire che il pacco batterie del device è costituito da tre celle prismatiche poste in serie.
Queste garantiscono una tensione totale di 12.60V a piena carica ed una nominale di appena 11.1V. Se poi sommiamo la piccola caduta di potenziale dovuta alla presenza dei diodi e la resistenza interna, abbiamo che la funzione di starter è realmente efficace solo con batterie quasi totalmente cariche.
Con una tensione dell’accumulatore di 11.9V, ad esempio, il powerbank segnala un buon livello di carica (tre led su quattro). I queste condizioni, d’altra parte, è risultato impossibile l’avvio del nostro motore di prova.
Riguardo alla chimica delle batterie utilizzate, infine, le tensioni di singola cella non sono quelle caratteristiche delle tecnologie con più elevata densità di potenza (LiFePO4). Questo vuol dire che l’accumulatore in modalità starter (che spesso richiede più di 500 Ampere) è portato ad erogare una corrente ben più elevata di quanto previsto dalla chimica della cella, con ovvie ripercussioni sulla vita media del prodotto.
Beatit B9 – Test powerbank
Dopo queste prove siamo passati alla parte più tradizionale di questo dispositivo, e abbiamo testato la sua funzionalità come powerbank. Per iniziare abbiamo misurato la massima corrente erogabile dalle porte USB che, a dispetto della nomenclatura riportata sul device, come spesso accade sono in parallelo e si comportano quindi in modo quasi identico.
La corrente massima sulle USB supportata da questo powerbank Beatit B9, come potete vedere dai grafici, è inferiore ai 2.8 A. Si tratta quindi di un valore minore della somma delle correnti nominali delle due porte USB. Passando al test di carica, invece, abbiamo rilevato che la è curva chiaramente CC/CV e che sono necessari 47.77 Wh e circa 4 ore per la carica completa.
La prova di scarica, invece, è stata effettuata sia utilizzando le porte USB che direttamente, collegando gli strumenti alle batterie. Nel primo caso abbiamo misurato una capacità equivalente a 3.7 V di poco meno di 9800 mAh, mentre nel secondo caso il valore è salito a quasi 11300 mAh.
La differenza tra le due misure è imputabile ai consumi dei led e del circuito USB (che scalda sensibilmente). La mancata corrispondenza tra quanto misurato e quanto dichiarato dal produttore, invece, è probabilmente imputabile anche agli effetti degli stress dovuti ai nostri test della funzionalità starter. Segnaliamo che il circuito USB avvisa con led lampeggianti l’esaurirsi della carica (10.5V) e blocca l’erogazione di corrente a 10V.
Mantiene le promesse la bussola magnetica, che ha una certa tendenza a bloccarsi se utilizzata su piani non orizzontali. La torcia, invece, può contare su una buona luminosità e dispone della funzionalità S.O.S e di quella lampeggiante.
Beatit B9 – Test accessori
Siamo quindi passati ai test sugli accessori in dotazione, ad iniziare dal piccolo compressore con manometro. Questo dispositivo si è dimostrato non particolarmente veloce nel gonfiare le ruote, ma ha sorpreso per le basse temperature d’esercizio. Il case, in solida plastica nera, rimane infatti sempre a temperature non distanti da quella ambiente.
Si tratta quindi di un accessorio ideale per correggere la pressione di ruote già gonfie o per riempire palloni. Ne sconsigliamo invece l’utilizzo per gonfiare da zero pneumatici o altri prodotti di grandi dimensioni.
Il manometro del device, purtroppo, non si è dimostrato particolarmente preciso. In particolare ci lascia perplessi l’elevata differenza tra la misura effettuata prima di azionare il compressore e quella rilevata subito dopo l’uso (anche breve) dello stesso, che si riflette in un’ambiguità della lettura.
Secondo la nostra esperienza, comunque, il valore più preciso è quello antecedente all’avvio del dispositivo. Questo implica che sia necessario scollegare e ricollegare lo stesso alla ruota per ottenere una stima realistica della pressione.
Positiva invece la presenza di una torcia anche in questo device. Questa, pur essendo poco luminosa e non disattivabile, può infatti rivelarsi davvero utile in casi di emergenza.
Poco da dire infine sul resto degli accessori, se non che il caricabatterie da auto si è rivelato decisamente più lento di quello da muro richiedendo il doppio del tempo per una carica completa. I cavi dei morsetti, infine, non sono particolarmente lunghi (10 cm per il negativo, 20 cm per il positivo)
Beatit B9 – Conclusioni
Alla luce delle nostre prove possiamo dire che Beatit B9 mantiene le proprie promesse, ma non è privo di difetti. Riteniamo, in particolare, che gli stress a cui è sottoposta la batteria in modalità jump starter siano eccessivi. Le dimensioni, poi, non sono particolarmente compatte per una powerbank da 14000 mAh.
Si tratta comunque di un device convincente, che può realmente (e ripetutamente) avviare motori di grossa cilindrata. Qualora stiate meditando l’acquisto di uno jump starter, Beatit B9 è quindi una buona scelta, completa e funzionale. Se desiderate un set di strumenti da tenere dentro la vostra auto per i casi di emergenza, questo Beatit B9 merita di essere preso in considerazione. Se cercate solo una semplice una powerbank, fareste bene a guardare altrove.
Il prezzo di questo prodotto su Amazon.it, infatti, è di 104 Euro per la versione con la dotazione completa.
La variante priva di compressore, invece, è disponibile a 99 Euro.
Si tratta di un listino evidentemente elevato, giustificato solo dalle particolarità del powerbank e dal numero elevato di funzioni integrate. Segnaliamo, infine, la disponibilità per entrambi i modelli di una livrea totalmente nera.