Il governo dell’India ha deciso di averne abbastanza dei problemi di sicurezza causati dagli smartphone (in questo caso smartphone cinesi): per evitare ulteriori grattacapi, è stata dunque vietata l’importazione di device dalla Cina nel caso in cui i dispositivi in questione fossero privi di un codice IME I e di standard di sicurezza adeguati.
Questo provvedimento, indubbiamente forte, è stato preso dopo vari scandali accaduti negli scorsi anni: nel 2014, ad esempio, l’India ha estromesso gli smartphone di Xiaomi dalla vendita nel proprio territorio, poichè si era scoperto che i terminali inviavano i dati degli utenti a dei server cinesi. Il problema è stato risolto dal produttore orientale comprando dei server appositi, siti rigorosamente fuori dal Paese del Sol Levante, su cui immagazzinare i dati in arrivo dagli smartphone incriminati.
Altro episodio vede protagonista ZTE: anche i suoi prodotti erano stati vietati in India, poichè sfruttavano alcune tecnologie degli Stati Uniti. Questo episodio avvenne dopo che si scoprì che il produttore esportava anche in Iran.
La collaborazione commerciale tra India e Cina, probabilmente, rimarrà comunque intensa: il gigante asiatico vede nel proprio vicino meridionale enormi possibilità, tanto che nel periodo che va da aprile 2015 a febbraio 2016 l’ammontare degli scambi tra questi due mercati ha raggiunto la cifra record di oltre 65 miliardi di dollari.
Forse vedremo un compromesso in cui le società cinesi si sposteranno a produrre in India: il governo indiano ha infatti alzato le tasse di importazione per costringere le aziende a produrre all’interno dei confini.