Il 2015 dell’universo cinese: uno sguardo tra tecnologia, device e tappe raggiunte
Cari lettori di Gizchina.it, siamo ormai giunti alla fine di questo 2015, e, come di consuetudine, è in un certo qual senso necessario, oltre che stimolante (e anche un po’ nostalgico), ripercorrere tutto ciò che è successo durante questi mesi: tutti i device, tutte le novità, le tappe e gli obiettivi delle aziende, in vista di un 2016 ormai alle porte.
Quello che seguirà non sarà però un pagellone di fine anno, ma piuttosto una sorta di recap di tutti gli avvenimenti riguardanti gli argomenti da noi trattati.
Iniziamo ovviamente con l’argomento a noi più caro: gli smartphone.
Dal punto di vista dello sviluppo puramente tecnologico, il 2015 non ha visto grandi rivoluzioni, tolto qualche caso isolato come, ad esempio, il Force Touch introdotto da Huawei con Mate S, l’USB Type-C del LeTV One, oltre che il display Dual Edge di Samsung, tutte innovazioni che rimangono, tuttavia, ancora “dubbie”, in quanto sarà necessario ancora del tempo per valutare se effettivamente possano essere idee valide o vengano bollate come semplici fuochi di paglia.
Per carità, le novità ci sono state, ma nulla che ci abbia fatto saltare sulla sedia, visto che ci troviamo di fronte alle classiche conseguenti evoluzioni delle tecnologie già presenti, perciò processori più potenti, display più performanti, RAM più capienti, fotocamera con più mega-pixel e batterie.. più o meno uguali a prima.
L’unico vero cambiamento sostanziale, per assurdo, lo abbiamo visto nelle fasce più basse del mercato, settore in cui svariate aziende si sono lanciate in maniera molto competitiva, visto anche lo stradominio nella fascia high end del mercato da parte delle aziende più affermate, con un conseguente arrivo di sempre più numerose proposte low-cost con a bordo specifiche che, fino a non troppo tempo fa, erano esclusive di device ben più costosi. Quanti smartphone abbiamo visto spuntare ultimamente con scocche in metallo, display con curvatura 2.5D, lettori di impronte digitali e via dicendo, il tutto, spesso, a cifre inferiori alle 150 euro, se non meno?
Il merito di questo cambiamento è da attribuirsi a 2 fattori principali: il primo è la normale evoluzione tecnologica, che porta il prezzo della componentistica ad abbassarsi vertiginosamente non appena prende piede, con conseguente aumento di produzione, il secondo è la volontà sempre più forte di voler entrare in mercati ancora acerbi e/o in crescita economica, portando però dispositivi di livello sempre più alto.
E se le fasce low e mid-range stanno crescendo in questa maniera, un plauso va sicuramente a MediaTek.
Inizialmente relegata alla produzioni di chipset economici, negli ultimi anni, ma soprattutto in questi ultimi mesi, è riuscita a mostrare i muscoli e a farsi spazio tra i competitor, complice anche una Qualcomm che, vuoi per questioni legali, vuoi per un prodotto non pienamente riuscito come l’ormai famigerato Snapdragon 810, ha perso parte del suo predominio sul mercato, non tanto a livello economico, quanto a livello puramente di immagine.
E allora ecco arrivare processori come l’Helio X10 e l’Helio P10, adottati oltretutto da aziende come HTC e Sony, che hanno portato MediaTek a raggiungere risultati sorprendenti, come le più di 100 milioni di unità vendute durante il 2015 con a bordo il suddetto Helio X10; per non parlare del prossimo Helio X20, i cui punteggi sui vari benchmark hanno dimostrato dei risultati all’altezza, se non superiori, di quelli avversari.
Rimanendo in ambito smartphone, come non parlare di una delle realtà più interessanti nell’universo asiatico, ovvero Xiaomi, un’azienda che ha saputo riconfermare quanto di buono fatto in questi anni di attività, passando, in breve tempo, dall’essere una semplice outsider a divenire un’entità più che consolidata, grazie alla creazione di un vero e proprio ecosistema hi-tech formato da una miriade di accessori dai più svariati utilizzi, oltre, ovviamente, ai vari smartphone, tra i quali spicca sicuramente il Mi Note Pro, vero top di gamma 2015 dell’azienda, con un finale d’annata che ha visto l’arrivo dei nuovi Xiaomi Redmi Note 3 e Mi Pad 2, due device qualitativamente validi, ma che non hanno rappresentato un vero e proprio step rispetto ai modelli precedenti, lasciando in un certo qual senso un po’ di amaro in bocca ai sostenitori dell’azienda, concentrati piuttosto sull’arrivo dell’ormai prossimo Xiaomi Mi 5, il vero futuro flagship dell’azienda, le cui specifiche tecniche, stando ai vari rumors sempre più insistenti, lo proiettano già in un’ipotetica top ten dei top di gamma 2016, grazie soprattutto alla presenza a bordo dello Snapdragon 820.
Tuttavia, se c’è un’azienda che è riuscita nell’impresa di spodestare Xiaomi dal podio di miglior produttrice asiatica, quella è Huawei, l’azienda probabilmente più di successo di quest’anno, in quanto è arrivata a toccare cifre di vendite impensabili fino a qualche anno fa, quando Huawei era relegata ad un mercato di fascia ben più bassa; risultati raggiunti non solo in Asia, ma anche a livello globale, arrivando a vendere più di 100 milioni di dispositivi, andandosi così ad affiancare a competitor ben più blasonati come Apple e Samsung. E sempre parlando di Samsung, sono diverse le similitudini tra il percorso intrapreso da Huawei e quello dell’azienda coreana.
In primis una maggiore attenzione al marketing, con investimenti sempre maggiori in pubblicità, e in secundis anche dal punto di vista quantitativo/qualitativo, vista l’ampia gamma proposta in grado di coprire più fasce di mercato possibile (ben 38 modelli solo nel 2015), oltre che un notevole innalzamento della qualità dei propri top di gamma, tra i quali spiccano sicuramente i validi Huawei P8, P8 Lite e Mate S, oltre allo Huawei Nexus 6P, prodotto in collaborazione con Google e accreditato da molti come il miglior Nexus di sempre, senza scordarci ovviamente del Mate 8, atteso a gran voce sul mercato occidentale.
Scelte di mercato che non sono però esenti da difetti, soprattutto per il conseguente innalzamento dei prezzi, ormai allineati a quelli delle aziende rivali.
Ma le analogie non finiscono qui, in quanto un altro grande merito di Huawei è stato sicuramente il voler puntare sui propri processori HiSilicon Kirin, in maniera, appunto, equivalente a quanto fatto da Apple; sicuramente degni di nota i vari Kirin 935 e 950, chipset che hanno dimostrato in più di un occasione di poter competere con aziende come Qualcomm e Samsung, ma soprattutto di garantire un’ottimizzazione adeguata, in quanto nati in partenza per essere legati ai terminali Huawei.
Se a questo aggiungiamo le recenti affermazioni dell’azienda di essere al lavoro sulla produzione delle proprie GPU, oltre che essere all’opera per la programmazione di un sistema operativo proprietario, non possono che far ben sperare per il futuro dell’azienda.
Inoltre, non possiamo non menzionare Honor, spin-off di Huawei con il quale abbiamo visto l’arrivo di terminali altrettanto validi e a prezzi solitamente più accessibili, primo fra tutti l’Honor 7, smartphone che ha saputo raccogliere l’eredità del suo predecessore, senza tradire le attese e riconfermando la bontà dei loro prodotti.
Abbiamo parlato di Xiaomi, di Huawei, e Meizu? Anche per Meizu l’annata si è conclusa in maniera più che ottima, guidata dal successo del Meizu Pro 5, indubbiamente uno dei migliori top di gamma 2015, seguito dagli altrettanto ottimi Meizu MX5 e Meizu M2 Note; una piccola menzione anche per Meizu MX4 Ubuntu Edition, un progetto in un certo senso ambizioso, ma che purtroppo non ha portato i frutti sperati.
Un’altra azienda su cui c’erano grandi aspettative era ovviamente OnePlus che, dopo l’exploit di OnePlus One nel 2014, ha saputo riaffermarsi anche quest’anno, non riuscendo, però, a stupire eccessivamente, paradossalmente convincendo di più con lo OnePlus X rispetto al fratello maggiore OnePlus Two, complice un prezzo più aggressivo e una scelta nel design più apprezzata.
Durante l’anno, inoltre, abbiamo visto la comparsa di quello che per molti è stato un po’ lo “OnePlus One 2.0“, ovvero lo Zuk Z1, forse uno dei pochi “cinafonini” veramente adatto a tutte le esigenze, grazie allo zampino di Lenovo (Zuk è un suo sub-brand), che ha lavorato alacremente per realizzare un dispositivo già pronto “out of the box”, quindi adatto agli utenti meno esperti, ma anche a quelli più smanettoni, grazie alla all’implemento della ROM Cyanogen.
Forse l’unica grande assente di questo 2015 è stata Oppo, che ha sì introdotto diversi smartphone di qualità, come i vari R7, ma che ha sofferto le ormai note dinamiche di mercato, non presentando nessun top di gamma, rimandando l’uscita di Oppo Find 9 al 2016, probabilmente per attendere direttamente l’arrivo dello Snapdragon 820, saltando così lo sfortunato 810. Idem con patate per Vivo, anch’essa rimandata al prossim’anno nell’attesa di un vero e proprio flagship.
Se dovessimo assegnare un record per il numero di dispositivi prodotti durante il 2015, questo va sicuramente a ZTE, a cui, se andiamo ad aggiungere anche il roster dei terminali brandizzati Nubia, raggiunge la spropositata cifra di 66 modelli diversi; se però andiamo a concentrarci sui terminali di spicco, troviamo la serie Axon, oltre che il Nubia Z9, smartphone con un design veramente ricercato e che esula un minimo dallo standard di mercato; purtroppo non sono riusciti a fare particolare breccia nel cuore degli utenti, in quanto, mentre la serie Axon ha subito una scarsa pubblicizzazione, lo Z9 non è riuscito, invece, a domare i già citati problemi di surriscaldamento dello Snapdragon 810.
Tornando però adesso a parlare di sviluppo tecnologico, va sicuramente aperta una parentesi a riguardo dei dispositivi wearable, ovvero uno dei mercati ultimamente più in crescita.
Innanzitutto un grande successo da parte di Xiaomi, incoronata come terza produttrice al mondo di wearable, grazie, soprattutto, alle vendite record di Mi Band e Mi Band 1s, che hanno superato le 10 milioni di unità in un anno; per renderci conto di questi risultati, basti sapere che Xiaomi è seconda nelle vendite solamente ad Apple, e queste 2 aziende, assieme a Fitbit, si spartiscono una quota totale di mercato di circa il 60%.
Una Xiaomi però assente in un settore come quello degli smartwatch che, seppur in crescita, non ha ancora le idee ben chiare su quale direzione prendere. Un settore che, fondamentalmente, è diviso in 2 fazioni, ovvero quello dei device mainstream top di gamma (molto costosi, spesso anche troppo) e quello dei device “sconosciuti” di fascia medio-bassa (con prezzi decisamente più alla portata di tutti).
Nella prima fascia vediamo di nuovo spuntare Huawei, che con il suo Huawei Watch ha saputo farsi decisamente apprezzare fra gli amanti di questa tipologia di device. Parlando, invece, della fascia economica, sono ormai numerosissime le proposte da parte delle varie aziende asiatiche, come NO.1, Elephone, Bluboo e via dicendo, i cui smartwatch sono in particolar modo adatti a chi voglia interfacciarsi per la prima volta a questi prodotti ed eventualmente capire se fanno al caso proprio, senza dover necessariamente spendere qualche centinaia di euro.
Di crescita non possiamo invece parlare per il settore dei tablet, il cui picco avvenuto negli scorsi anni è andato via via scemando, senza però mai spegnersi del tutto. Tolta Xiaomi con il proprio Xiaomi Mi Pad 2, pochissimi produttori asiatici hanno puntato su di essi; tra questi pochi, un plauso va alle varie Teclast, Chuwi ed Onda (per citarne qualcuna), che hanno avuto il merito di coniugare prezzi abbordabili con un’esperienza d’uso molto buona, anche se spesso non perfetta.
Ah, vi prego, ridateci l’Asus Padfone, a mio avviso geniale nel concetto.
E proprio a proposito di Asus, non possiamo non menzionare lo Zenfone 2, uno dei terminali mid-range protagonista del 2015, grazie ad un buon rapporto qualità/prezzo e ad un ottimo supporto in fatto di aggiornamenti, sintomo di attenzione da parte dell’azienda ai feedback dei propri clienti, visti anche i numerosi bug presenti al lancio. Se fosse possibile esprimere un desiderio per questo 2016, sarebbe quello di suggerire all’azienda di diversificare i nomi dei propri device: solo nel 2015 sono stati prodotte 13 varianti dello Zenfone 2, decisamente troppe.
Passando, invece, ad aziende più piccole, Oukitel è stata sicuramente una delle sorprese di quest’anno, riuscendo a farsi un nome grazie alla propria Serie K, costituita da smartphone con batterie assai capienti e una resistenza fuori dal comune, basti ripensare ai vari test effettuati contro martelli, trapani e chiodi.
Da tenere d’occhio la neonata Cong e il proprio Shallots Metal, terminale che, se manterrà le promesse, si prospetta essere un best buy.
Non hanno pienamente convinto Elephone ed UMi che, salvo isolati casi, hanno mostrato il fianco alla concorrenza, soprattutto lato software, anche se la strada intrapresa può che fare ben sperare per il futuro.
Vorrei concludere con una mia osservazione: al di là di chi abbia venduto di più o di meno, di quale sia il top di gamma migliore o peggiore, la cosa a parer mio più importante è che la gente stia pian piano scoprendo che esistono delle alternative, non necessariamente migliori o peggiori, ma semplicemente che esistono, e, di conseguenza, poter crescere come utenti consapevoli, invece che farsi guidare solamente da ciò che ci viene in un certo qual modo imposto dall’alto. In fondo, il bello di questo mondo è proprio lo scoprire, giorno dopo giorno, quale straordinario mondo possa essere quello della tecnologia, con i suoi alti ed i suoi bassi: in poche parole, la sete di conoscenza.
Un grosso augurio da parte di tutto lo staff di Gizchina.it di un sereno e fruttifero 2016!