Qualcomm “costretta” dall’Anti-trust a rivedere i propri brevetti in Cina

Qualcomm

Ad inizio 2015 vi avevamo parlato delle beghe legali di Qualcomm con il China’s National Reform and Development Commission, ovvero l’Antitrust cinese, il quale, dopo un’indagine della durata di 14 mesi, aveva condannato l’azienda americana, leader nel settore della produzione di microprocessori mobile, a pagare una multa di 975 milioni di dollari: una cifra notevole, ma relativamente piccola, se si considera che Qualcomm ogni anno percepisce circa 7.5 miliardi di dollari per le varie royalties sui propri brevetti.

La causa della condanna era da attribuirsi ad alcune pratiche sleali effettuate dall’azienda sullo sfruttamento dei contratti di licenza dei suddetti brevetti nei confronti delle aziende rivali, tra cui Xiaomi, Huawei, ZTE, TCL, Coolpad ed Haier, per citare le più conosciute.

Di conseguenza, l’azienda ha deciso di premunirsi rivendendo gli accordi di tali contratti, in modo tale da evitare ulteriori indagini e/o condanne dal 2016 in poi.

Pur riserbandosi il diritto di privacy su tali accordi, stando alle voci che circolano sulle varie testate giornalistiche, tra cui il Wall Street Journal, nelle ultime ore sembrerebbe che Qualcomm abbia deciso di diminuire sostanzialmente i propri guadagni in merito, effettuando un calcolo del 65% dei prezzi di vendita netti dei dispositivi, a differenza del precedente 100% del prezzo all’ingrosso.

Inoltre, sarebbero state ricalcolate anche le percentuali per quanto riguarda le tecnologie di rete, con un 3.5% sugli incassi dei dispositivi con a bordo modem Qualcomm di tipo 4G ed un 5% su quelli con modem sia 3G che 4G.