A fine ottobre Meta ha annunciato i nuovi piano in abbonamento dedicati a Instagram e Facebook: i due social diventano a pagamento, ma solo per chi vuole un’esperienza “pulita”, priva di pubblicità. A poche settimane dal debutto di questa novità piovono le critiche e c’è chi indica questo servizio come una vera e propria “tassa sulla privacy”.
Con i nuovi piani a pagamento per Facebook e Instagram, Meta ha introdotto una vera e propria “tassa sulla privacy”
Prima di continuare è bene fare un piccolo riepilogo di quanto accaduto finora: l’Europa è intervenuta nella questione della privacy e dello strapotere delle compagnia tech con il suo Digital Markets Act. Si tratta di una serie di misure che individuano 6 gatekeeper nell’area europea e ognuno di essi deve necessariamente garantire la sicurezza e la privacy degli utenti in vari ambiti. Tra questi anche la pubblicità: Meta ha risolto il problema annunciando un servizio in abbonamento per Instagram e Facebook, che di fatto diventano a pagamento per gli utenti che vogliono rimuovere le pubblicità dai due social.
In soldoni basta pagare 9,99€ oppure 12,99€ al mese (rispettivamente in versione web oppure Android/iOS) per vedere tutelato il proprio diritto alla privacy. È questo quanto sostenuto da NOYB, nota organizzazione no-profit con sede a Vienna fondata da Max Schrems che da tempo si batte per la tutela della privacy degli utenti. Il gruppo ha appena presentato una denuncia all’Autorità austriaca per la protezione dei dati contro la misura di Meta: i nuovi piano in abbonamento, di fatto, sarebbero una “tassa sulla privacy”, tra l’altro decisamente salata.
La risposta di Meta non si è fatta attendere: secondo la compagnia tech il modello dell’abbonamento indica una forma valida di consenso per un servizio finanziato tramite la pubblicità, in linea con la sentenza di luglio della Corte Suprema europea. Non sottoscrivendo l’abbonamento dò il consenso ad usufruire dei miei dati per scopri pubblicitari. Il gruppo NYOB è di tutt’altro parere: il consenso a cui fa riferimento la legge dell’UE è un’espressione genuina del libero arbitrio. Pagare un abbonamento equivale ad una tassa sulla privacy: in teoria sarebbe necessario sborsare oltre 250€ all’anno per esercitare il proprio diritto fondamentale alla protezione dei dati (su Facebook e Instagram).
Le cifre richieste vengono considerate esorbitanti e anche in questo caso è arrivata una risposta da Meta: secondo un portavoce, il prezzo sarebbe in linea con altre offerte di abbonamento in Europa, come Netflix e Spotify. La compagnia ha anche dichiarato che “L’opzione di acquistare un abbonamento senza pubblicità bilancia i requisiti delle autorità di regolamentazione europee, dando agli utenti la scelta e consentendo a Meta di continuare a servire tutte le persone nell’UE, nel SEE e in Svizzera”.
Restiamo in attesa di scoprire eventuali risvolti della vicenda ma siamo anche curiosi di sapere cosa ne pensate. Secondo voi è giusto pagare un abbonamento per far valere il diritto alla privacy? Siete d’accordo con NYOB oppure con la posizione di Meta?
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