Specialmente negli ultimi anni, l’argomento delle terre rare è diventato uno dei più discussi, specialmente in Europa dove è praticamente impossibile avere questi materiali se non importandoli dall’Asia. Diventa quindi di estrema importanza la notizia del più grande giacimento di terre rare in Europa, più precisamente nella regione di Kiruna in Svezia. La scoperta è stata conseguita per mano del gruppo minerario LKAB, i cui primi rilievi non lascerebbero dubbi: quello trovato nella parte più a nord del continente sarebbe il più grande deposito mai trovato prima in Europa.
È stato trovato in Svezia il più grande giacimento di terre rare di tutta l’Europa
La zona è stata individuata nei pressi del giacimento di Per Geijer, a circa 150 km dal circolo polare artico, cioè all’interno di quello che è già oggi uno dei poli europei principali per l’estrazione mineraria, se si pensa che solo da qui proviene l’80% di tutto il ferro usato in Europa. Secondo le stime di LKAB, conterrebbe oltre un milione di tonnellate di metalli, fra cui terre rare come il litio, lo scandio e il lantanio. Fra l’altro, è curioso che le terre rare siano state scoperte per la prima volta proprio in Svezia per opera del chimico Carl Axel Arrhenius, che nel 1787 con l’itterbio scoprì la prima terra rara della storia.
Ma a parte questo traguardo storico, oggi la situazione è ben diversa: se una volta era l’occidente ad avere il monopolio sulle terre rare, le preoccupazioni ambientali sulla loro estrazione ha spostato la produzione in Cina, dove le norme ambientali sono meno rigide e dove viene estratto circa il 40% delle terre rare mondiali. Anche perché praticamente nessuna nazione europea ne produce e le terre rare usate in Europa arrivano per oltre il 90% dalla Cina, e anche il conflitto fra Russia e Ucraina ha provocato problemi nella produzione delle terre rare in Europa.
E questo è un problema, perché le terre rare sono essenziali per la fabbricazione di numerosi prodotti tecnologici, dagli smartphone alle batterie, ai componenti delle auto EV alle turbine eoliche. Secondo la Svezia, per esempio, questa scoperta potrebbe essere sufficiente per soddisfare la domanda europea dei magneti utilizzati nella produzione di veicoli elettrici. Ma come fa presente Jan Moström, CEO di LKAB, affinché questo giacimento sia utilizzabile bisognerà necessariamente alleggerire la burocrazia: allo stato attuale “ci vorranno almeno 10-15 anni per iniziare a estrarre e fornire queste materie prime“, e come sottolinea Jan “questi iter vennero creati quando avevamo il lusso di poter aspettare, ma oggi c’è urgenza e i tempi autorizzativi devono diminuire almeno del 50-60%“.